Il senso della vita

L'insegnamento della religione cattolica è una continua sfida per l'educazione delle nuove generazioni. Si affrontano le grandi domande di senso della vita. Intervista a Michele Genisio, autore di due nuovi testi per la scuola
Scuola

L’insegnamento della religione a scuola  è una delle più grandi sfide dell'educazione. Michele Genisio, collaboratore di Città Nuova, è anche l’autore di due nuovi testi scolastici per l’insegnamento della religione cattolica (IRC), uno per la scuola secondaria di secondo grado, dal titolo Le due Ali, l’altro per la scuola secondaria di primo grado, dal titolo In Principio. Due pubblicazioni precedenti dell’autore per lo stesso grado di scuola, Il Tesoro che c’è e Abbà-Dio che è padre sono stati tra i più venduti in Italia.

È molto difficile interessare alla religione gli studenti, soprattutto delle scuole superiori Licei. Che metodo usi nel testo “Le due ali” e perché questo titolo?

Le difficoltà ci sono, è indubbio, l’IRC è spesso vista come una “sorella minore” tra le materie ritenute più importanti, ma non è sempre vero che è difficile interessare gli studenti alla materia. Nello studio della religione si affrontano temi determinanti e vitali per gli studenti: il senso della vita, le grandi domande sul significato del dolore e della morte, il senso del trascendente, di Dio, la conoscenza della fede cattolica ma anche altre esperienze religiose, la propria crescita come persona completa, quindi non solo professionale ma anche interiore, il significato dell’amore, i valori a cui si vuole fare riferimento come la solidarietà, la libertà, la vita, l’amicizia… Tutti argomenti che, se presentati bene, possono risultare molto accattivanti. Interessare gli studenti dipende in larga misura dall’insegnante, che può però  trovare un aiuto efficace in un testo organico e scorrevole, che utilizza un linguaggio rigoroso ma accessibile agli studenti. Sia In principio sia Le due ali si presentano come tali. In particolare Le due ali, titolo tratto dall'enciclica Fides ed Ratio di Giovanni Paolo II , indica l’obiettivo di quest’opera: favorire, nel contesto della società globalizzata contemporanea, il volo delle “due ali” della  conoscenza, il percorso della fede che attraverso la ragione, diventa cultura. L’IRC è infatti un insegnamento scolastico che s’inserisce pienamente nelle finalità della scuola di formare e informare i giovani cittadini.

Qual è l’idea che ti ha portato a scrivere “Le due ali”? Quali sono i principali contenuti religiosi nel libro In Principio?

Il testo Le due ali, diversamente da altri testi per lo stesso ordine di scuola, si apre conl’evento centrale del mistero pasquale: la passione, morte e risurrezione di Gesù di Nazarert. Un evento storico dal quale nasce la Chiesa primitiva, i vangeli, la lettura in chiave cristiana del Primo Testamento, la comprensione della figura stessa del Cristo. Il testo mette gli studenti subito in quest’ottica storica, di come sono avvenuti i fatti fondanti la fede cristiana.  È da questa ottica che nasce la visione cristiana della persona, la comprensione delle altre esperienze religiose e il dialogo con esse. La rivelazione del Cristo è un avvenimento nella storia, nella geografia e nella cultura umana e nel testo si spiega come la storia e la cultura umana siano da essa illuminate e trasfigurate.

Pur essendo molto diffusa, la Bibbia non è letta. Come questo testo può avvicinare alla lettura della parola di Dio?

La Bibbia ha inciso in modo determinante sulla nostra civiltà, come fatto culturale oltre che religioso. È impossibile capire l’arte, la letteratura (basti pensare alla Divina Commedia), la storia, la filosofia, anche la scienza occidentale senza fare riferimento alla Bibbia. È comunque vero che la Bibbia è molto poco conosciuta. Ci sono pregiudizi su di essa, specialmente sul Primo Testamento: è noiosa, difficile, sanguinaria… La Bibbia è stimolo, oltre che contenuto, della fede. Ma perché possa svolgere questa funzione deve essere compresa. Da qui la sua centralità nell’insegnamento della religione cattolica. Per questo motivo, facendo leva sulla mia personale passione per la Bibbia, ho scritto in un linguaggio semplice e adatto agli studenti alcune storie della Bibbia, ho presentato alcuni suoi personaggi, per facilitare l’avvicinamento al testo sacro e stimolarne  la lettura.  

Nel testo qual è il contributo di altre discipline e tradizioni storico-culturali?

Soprattutto il testo Le due ali presenta diversi legami interdisciplinari, con la scienza, la storia, la filosofia. Vengono presentati momenti critici e controversi della storia della Chiesa come le crociate, l’inquisizione, il “caso Galileo”, le reduciones dei gesuiti in sud America, il presunto “silenzio” di Pio XII durante il nazismo. Vengono presentate figure luminose di scienziati quali il grande matematico Ennio De Giorgi (del quale, per inciso,  si racconta che negli ultimi anni di vita tenesse sempre sul comodino la rivista Città Nuova).  La sezione conclusiva dell’opera è rivolta ad alcune delle emergenti istanze culturali della società odierna e a come il cristianesimo si pone nei loro confronti: il mondo globalizzato, le nuove biotecnologie, le problematiche della bioetica, le grandi tematiche sociali della distribuzione della povertà e ricchezza nel mondo, la guerra e li terrorismo, le tematiche affettive, sessuali e legate alla visione cristiana del matrimonio o della scelta del celibato. E per ognuna di esse viene data un’indicazione di come sono percepite da altre tradizioni religiose, in particolare l’islam e l’ebraismo.

Che principi pedagogici sono sottesi al testo?

I due testi presentano l’IRC come “disciplina di senso”, che può e deve contribuire alla realizzazione del progetto umano fornendo agli studenti quelle conoscenze religiose necessarie alla comprensione del mistero dell’uomo, del suo posto nell’universo e nella storia e del suo destino ultimo.  Inoltre cercano di favorire lo sviluppo di quelle “abilità personali” che consentano essi un approccio corretto al fenomeno religioso favorendo l’acquisizione di quelle “competenze religiose” di cui la nostra società postmoderna ha un estremo bisogno.

Come i contributi digitali si armonizzano con la struttura dell’opera?

Il materiale in forma digitale arricchisce la proposta dei  due testi con alcune rubriche che, insieme a quelle presenti nel cartaceo, offrono molteplici spunti di approfondimento.  La parte digitale è molto ricca e può essere utile per il lavoro con gli alunni. I contributi digitali ampliano anche l’offerta di  immagini artistiche e di musiche pertinenti a che vogliono aiutare l’alunno a conoscere e a gustare aspetti della cultura cristiana poco abituali. Ci sono inoltre proposte di film su alcune figure di personaggi interessanti e stimolanti.

Pregare o ballare? È un quesito che poni nel libro. Come attualizzare il vissuto dei valori espressi nella Bibbia nella società contemporanea?

Capita a molti, ragazze e ragazzi, di essere credenti, magari di partecipare a gruppi giovanili o ad attività di volontariato e di entrare spesso in chiesa per la messa o per una preghiera. Però quasi tutti amano anche divertirsi, ballare. Si possono mettere insieme le due cose? È questa la domanda che viene posta in una rubrica del testo, presentando come spunto di riflessione un’esperienza “alternativa” raccontata dall’animatore di un gruppo di giovani. Per i cristiani il divertimento e la gioia possono diventare un inno alla vita, un modo di pregare.

Perché inserisci anche delle testimonianze di vita vissuta?


Nei due testi vengono presentati testimoni della fede – Tommaso Moro, Bakhita, Chiara Lubich, don Giussani … per fare alcuni nomi- perché la fede non è solo spiritualità o cultura nell’accezione più strettamente teorica di questi termini, ma è anche vita vissuta. Vengono perciò presentati personaggi contemporanei, come don Puglisi, Chiara Luce Badano… perché gli studenti possano conoscere i vari modi in cui la fede cristiana si rende visible.

Che ideali hai voluto comunicare?

Ho voluto comunicare essenzialmente che la fede è una cosa bella, che vale la pena di conoscere, di approfondire.

Qual è l’essenza dell’esperienza religiosa?

Rispondo citando Mandela: «Dobbiamo avere cura gli uni degli altri, questo è il nostro compito nella vita. Ma dobbiamo anche avere cura di noi stessi, il che significa che dobbiamo prendere con cura le nostre decisioni, intrattenere con cura i nostri affetti interpersonali, riflettere con cura su ciò che diciamo. Dobbiamo gestire con cura la nostra vita…».  L’esperienza religiosa, aprendoci a un riferimento eterno al di fuori di noi, a Dio, e all’incontro con gli altri e con la Chiesa, ci aiuta nel compito che ci è stato affidato: crescere, per “diventare noi stessi” e per contribuire a rendere migliore il mondo attorno a noi.

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