Il semaforo

In un paesino vicino Venezia la storia di una famiglia e della sua comunità ci insegna come l'apertura e la fiducia verso il prossimo possono portare amicizie durature e la forza per affrontare difficoltà apparentemente fuori dalla nostra portata
(Foto: Pixabay)

Scrivo e condivido questa esperienza di buon vicinato, fiducia e aiuto reciproco anche nelle situazioni pratiche, per dimostrare che è possibile vivere bene come cittadini e vicini in un quartiere. Abbiamo quattro figli e da noi c’è stato sempre un via vai di amichetti e loro genitori che ha riempito le nostre giornate. L’arrivo poi di Charlie, il nostro cagnolino, ha contribuito ad aumentare i motivi per conoscere e scambiare qualche parola con chi ci stava accanto e nei dintorni.

È iniziata così, con semplicità e rispetto, una bella e duratura amicizia con la famiglia Papette, ma soprattutto con Silvia, la più piccola delle loro due figlie.

Tra Charlie che ogni tanto scappava, il mio orticello e le uscite anticipate da scuola di Silvia che frequentava le elementari, lei era spesso da noi, e che bello: era sempre molto discreta, curiosa e attenta a tutto, ed era un vero piacere la sua compagnia.

Altre volte si univa a noi anche Giulia, la sorella, che avendo qualche anno in più, aveva già altri interessi; non mancavano però la merenda o qualche volta la pizza insieme.

Anche Raffaella e Mauro, i loro genitori, sono sempre stati aperti e disponibili, tanto da riuscire a coinvolgere gli altri vicini in serate o festeggiamenti in compagnia. Ecco che, se c’era la necessità di una miglioria per la nostra cittadina, come nella storia che vi andremo a raccontare, se ne parlava e poi si agiva insieme.

Martellago, la cittadina in cui viviamo a 15km da Venezia, ha spazi verdi ben qualificati e tutti i servizi essenziali per il cittadino: distretto sanitario, asili nido, scuola materna, scuola secondaria di primo grado e impianti sportivi. Ma, purtroppo, c’è un ma: Martellago è come una torta tagliata a metà da un’importante e trafficata strada regionale priva di sufficienti semafori, la Castellana, che collega Venezia a Castelfranco Veneto, ed oltre.

 

Ora, il racconto di Silvia…

Mi chiamo Silvia, ho 13 anni e per me, a differenza di quelli che abitano dalla parte di questi servizi, raggiungerli, e quindi anche andare a scuola tutti i giorni, era molto pericoloso. Ecco perché in quarta elementare Luisa ed io ci siamo battute per ottenere un semaforo lungo la strada principale della nostra cittadina.

Ero stanca che i giovani come me, gli anziani e le mamme con i passeggini non potessero attraversare la strada in sicurezza. Così, come prima cosa abbiamo scritto una lettera al sindaco in cui spiegavamo i motivi della nostra richiesta, poi ne abbiamo stampate tante copie, e all’uscita da scuola insieme a Luisa (perché i miei genitori lavoravano) abbiamo cominciato a distribuirle casa per casa per raccogliere le firme necessarie alla nostra causa.

Non tutti sono stati pronti ad aprirci la porta, visto i tempi che corrono, ma quando vedevano una bambina e una concittadina ci invitavano anche a scaldarci e prendere con loro the e biscotti.

Anche se le cose procedevano per le lunghe, non ci siamo fermate, e il passo successivo è stato quello di invitare il sindaco e l’assessore alla mobilità nella nostra zona, dove hanno potuto vedere la situazione e ci hanno promesso che avrebbero fatto il possibile per risolvere la cosa.

È stato un percorso lungo, e più volte abbiamo dovuto ricordare con le nostre visite in Comune che c’era un problema da risolvere per il bene di tutta la comunità.

Alla fine, dopo quasi tre anni, una mattina tornando da scuola non potevo credere ai miei occhi, eravamo riuscite ad ottenere il semaforo! Ho avvisato subito Luisa, che nel frattempo si era trasferita in montagna ma non per questo abbiamo smesso di sentirci e vederci.

Molte volte mi sono trovata ad attraversare la strada insieme a persone anziane, contente finalmente di sentirsi più sicure, ed io sono orgogliosa di dire che insieme a Luisa mi sono battuta e ho contribuito anche io alla riuscita del progetto.

Questa storia mi ha insegnato che anche se siamo piccoli e ci troviamo di fronte a mille difficoltà, con l’aiuto degli amici e della famiglia possiamo riuscire a compiere dei gesti buoni per tutti; se poi otteniamo il risultato sperato bene, in caso contrario sappiamo comunque di aver fatto del nostro meglio.

Un’altra cosa non meno importante che ho imparato è che le vere e sincere amicizie non finiscono per la lontananza, saranno meno le occasioni di vedersi, ma quando capitano le viviamo più intensamente e ci sentiamo fortunati di aver conosciuto certe persone.

  Luisa Busato con Silvia Papette

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