Il segreto dell’unità

Il segreto dell'unità
Il segreto dell’unità

 

La lettera qui pubblicata per la prima volta nella sua versione integrale è del 1948 ed è indirizzata ad un giovane padre cappuccino: Bonaventura Marinelli di Malé (Val di Sole – Trento).

Da quattro anni Chiara è sotto la guida di Dio che le sta dando una comprensione nuova e sempre più profonda del Vangelo. La forza della luce che sgorga in lei è un impeto che non può contenere: «Vorrei e potrei parlarle per infiniti giorni…». La riassume in un binomio: unità-Gesù abbandonato, che è l’essenza del suo carisma. Siamo al cuore della fede cristiana e lo Spirito svela in lei, sulla scia di san Paolo (cf. per es. Fil 2), il nesso inscindibile che passa tra queste due realtà.

 

<Dio mio, Dio mio,

perché anche Tu mi

hai abbandonato?>.

 

30 marzo 1948

 

Carissimo fratello in Gesù,

 

ricevuta la sua, scappai in città, Gesù doveva essere il primo ed ultimo testimone della gioia che mi commosse tutta l’anima.

Sì, non poteva essere che così.

Sono convinta che l’unità nel suo aspetto più spirituale, più intimo, più profondo, non può essere capita che da quell’anima che Dio ha scelto per sua porzione nella vita… Gesù abbandonato che grida: «Dio mio, Dio mio, perché anche Tu mi hai abbandonato?».

Fratello, ora che ho trovato comprensione in lei in questo che è il segreto dell’unità, vorrei e potrei parlarle per infiniti giorni. Sappia che Gesù abbandonato è tutto. È la garanzia dell’unità.

Ogni luce sull’Unità scaturisce da quel grido.

Sceglierselo per unico scopo, unica meta, punto d’arrivo della propria vita e… generare all’Unità un’infinità di anime.

Il libro di Luce che il Signore va scrivendo nella mia anima ha due aspetti: una pagina lucente di misterioso amore: Unità. Una pagina lucente di misterioso dolore: Gesù abbandonato. Sono due aspetti di una unica medaglia. A tutte le anime mostro la pagina Unità. Per me e per le anime in prima linea dell’Unità: unico TUTTO È GESÙ ABBANDONATO.

Scalare una vetta verso l’estremo abbandono è ciò che ci siamo scelte.

Agli altri l’Unità, a noi l’abbandono. Quale? Quello che Gesù (fatto uomo, per farci deificati) ha sofferto: estremo dolore sintesi di tutti i dolori, dolore grande come… Dio! «Dio mio, Dio mio, perché anche Tu mi hai abbandonato?» e cercarlo come la sposa del Cantico dei Cantici – è il nostro supremo dovere di noi buttati dall’amore infinito in prima linea.

Cercarlo nei fratelli peccatori… senza Dio! Lì è Lui che grida: «Dio mio, Dio mio…»; cercarlo negli abbandoni esterni, ma soprattutto intimi e profondi… Tutti quelli che egli semina nella via della vita.

Fratello, non v’è gioia più piena e più aspra di quando l’anima è sospesa fra cielo e terra – SOLA CON LUI SOLO, ABBANDONATO ANCHE DAL PADRE EPPURE DIO!

Ah, fratello! se lei si butta per questa via, ben presto proverà le stimmate dell’abbandono! Allora il Signore scaverà nel suo cuore un vuoto infinito… che lei ricolmerà immediatamente con Gesù abbandonato.

E non sarà solo mai. Anzi penetrerà profondamente questo mistero d’amore e di Dolore, e tutto lo comprenderà e mai lo comprenderà. Ma intanto l’amerà, e l’amore la farà forte per unire tutto ciò che è staccato.

Fratello, non tutti comprendono queste parole. Non diamole a nessuno. Che l’amore abbandonato si veda circondato solo da cuori che lo comprendono perché l’hanno sentito passare nella loro vita ed hanno trovato in Lui la soluzione di tutto.

Agli altri l’Unità, a noi l’abbandono. Sì, perché la sposa non può essere dissimile dallo sposo.

A Gesù manca Dio. Per consolarLo promettiamogli di donargli sempre la presenza di Gesù tra noi. «Dove due o più… ivi sono Io».

E Gesù consolerà Gesù che grida. Mio Gesù! Nostro Gesù!

 

Chiara di Gesù abbandonato

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