Il segno della “mangiatoia”

Il posto più caldo e accogliente che poteva esserci in quel luogo, ma allo stesso tempo già una profezia per Colui che si farà cibo per tutti

«Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia» (Luca 2, 6-7). La cosa strabiliante – disse Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla luna –, non è che l’uomo sia arrivato a camminare sulla luna, ma che Dio sia sceso a camminare sulla terra. Un evento così straordinario detto senza nessuna enfasi, con una brevissima frase essenziale: «Diede alla luce il suo figlio». Dio che nasce come nascono tutti i bambini.

Subito, senza lasciare tempo alla contemplazione del mistero, il Vangelo tratteggia la prima scena domestica di ogni mamma: «Lo avvolse in fasce». Proprio come si è fatto per secoli e secoli, proprio come ha fatto con me mia mamma quando sono nato – allora si usava ancora (non più per le mie sorelle venute dopo di me).

Un gesto materno, pieno di tenerezza e d’amore. Un gesto preparato fin da quando Maria aveva saputo di essere in attesa di un bambino. Come ogni mamma avrà preparato i panni. «Mancano panni e fuoco», cantiamo col sublime Tu scendi dalle stelle di sant’Alfonso. Lo concediamo alla poesia, ma i genitori di Gesù, per quanto poveri, non erano né impreparati alla nascita, né sprovvisti dell’essenziale. L’angelo lo aveva annunciato come «Figlio dell’Altissimo», ma sarebbe pur stato un bambino e come ogni bambino avrebbe avuto bisogno di tutto. Mistero di Dio che si fa uomo nella fragilità di un bambino che deve essere avvolto in fasce per proteggerlo dal freddo.

Maria – ecco il secondo gesto della madre – «lo depose in una mangiatoia». Deve essere proprio importante questa “mangiatoia” se nel Vangelo di Luca è nominata per tre volte. Quando nel pellegrinaggio a Betlemme si scende nella grotta della Natività, tutti ci precipitiamo nel luogo dove Gesù è nato, segnato da una stella d’argento. Difficilmente si fa caso alla mangiatoia, poco distante, a sinistra. Adesso è tutta ricoperta di marmi. Chissà com’era allora? Non occorre una grande fantasia per immaginarsi il recipiente con il foraggio per gli animali.

Maria adagia Gesù proprio lì, il luogo più soffice e protetto, unica alternativa alla culla che non c’è. Ha bisogno di distanziare un po’ da sé il bambino, per contemplarlo meglio. Quel presepio è al centro della sua attenzione. Gesù è uscito dal suo grembo, ma mai dal suo cuore, mai dalla sua adorazione, Egli è sempre lì. Madre di Dio, è incantata dal figlio e lo guarda pensosa, quasi non credendo ai suoi occhi. È davvero lui il Figlio di Dio promesso dall’angelo? È lui l’Atteso, l’Eletto delle genti, che porterà la salvezza al suo popolo e a tutti i popoli della terra? Ma se è soltanto un bambino, e così piccolo, così fragile, così uguale agli altri bambini…

Ogni mamma di solito sussurra: «È il mio bambino…». Maria invece lo depone nella mangiatoia, a disposizione di tutti ed è il bambino di tutti: dei pastori, di Simeone, di Anna, dei Magi. Da subito lo dona al mondo, un atto che ratificherà ai piedi della croce.

Da parte sua Gesù si lascia fare tutto come ogni neonato, ma forse quella “mangiatoia” è già una profezia, quasi volesse dire: «Sono qui per farmi mangiare… L’ultima cosa che farò sarà quella di dire: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo…”».

La mangiatoia: segno del dono di Maria, del dono di Gesù… invito a fare altrettanto.

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