Il ruolo della bellezza

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Due trombe suonano in modo diverso, ma uno stesso Spirito vi soffia dentro l’aria. La prima dice: Bello d’aspetto, più dei figli degli uomini; e la seconda, con Isaia, dice: Lo abbiamo visto: egli non aveva bellezza, non decoro. Le due trombe son suonate da un identico Spirito; esse dunque non discordano nel suono. Non devi rinunciare a sentirle ma cercare di capirle. Quale bellezza? Quale decoro? L’amore della carità, affinché tu possa correre amando e possa amare correndo. Forse in queste parole di Agostino si può intuire qualcosa del profondo rapporto di Chiara con la Bellezza, ricercata ed amata pazzamente, come la sposa del Cantico, lungo tutta la corsa d’amore della sua vita: la bellezza del Risorto che porta i segni dei chiodi e il canto dello Jubilus che riecheggia il grido d’abbandono. Fin dagli anni Quaranta, nel primo focolare di piazza Cappuccini si regalano i mobili in sovrappiù e si dorme sui materassi a terra con un solo quadro alla parete; tutto è riportato all’essenzialità. Ma nello stesso momento si sceglie la più bella tovaglia per accogliere a cena i poveri. E se il distacco da tutto e il donare quanto si possiede attira il centuplo in questa vita (cf. Mc 10, 30), per Chiara questo centuplo è anche Armonia che irradia la presenza di Dio. Nulla del vivere umano si esclude da questa vitale esigenza, nessun luogo, nemmeno il cimitero che deve essere un’oasi di bellezza che parla della vita dei nostri santi. Chiara ha una predilezione per i ricercatori della via della Bellezza in tutte le forme dell’arte d’ogni cultura e religione. Li sprona a creare le proprie opere dandosi senza risparmio, e a lasciarsi trasformare dalla comunione con gli altri per generare un’arte che coinvolga tutta la persona e risponda alla sua responsabilità sociale. In tutta la vita di Chiara le due trombe di Agostino si accordano in perfetta armonia. Anche per lei la Bellezza s’identifica con quel grido d’assenza del Padre che è anche la sua suprema prova. In Chiara questa bellezza nel cammino verso il traguardo è matura, adulta, cosciente della propria forma compiuta. Ha attraversato le doglie del parto: ma quelle della seconda nascita, la cui levatrice è la morte, come dice Sequeri. È il quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me (Gv 12, 32) degli ultimi anni di Chiara. Il correre per la via dell’amore a Gesù abbandonato apre a Chiara la contemplazione dei cieli nuovi e terre nuove dove vedremo danze e sentiremo musiche e poesie mai udite, ci saranno viali e monti, laghi ed uccelli e le opere degli uomini dove la Bellezza di Dio è Amore che come canto risuona d’ogni dove, come scrive Chiara in un inedito. Ma per Chiara questo Paradiso è da costruire ora, nel quotidiano, in tutto quello che comporta il dare la vita per ogni persona incontrata.

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