Il ruolo crescente della Cina nel Sudest asiatico

Anticipiamo lo speciale dedicato al Paese del dragone: una nazione ritenuta incompresa perchè non la tecnologia ma la cultura e la storia ne costruiscono valori e identità
Mercato di libri in Cina

Aprendo l’armadio, ho provato a far caso a dove i miei vestiti fossero stati confezionati. Mi sono così reso conto che molti avevano etichette con caratteri cinesi, riportavano la scritta “Made in China”, o erano stati acquistati in negozi di proprietà cinese o di cinesi naturalizzati nel Sudest asiatico.
 
E più mi guardavo intorno, più trovavo prove dei numerosi legami del mio Paese con la Cina: China Town a Manila, negozi cinesi, calendari con l’oroscopo cinese, il divieto di vestirsi di rosso ai funerali che ormai da generazioni viene osservato anche nelle Filippine, la scritta sul nostro televisore che dice «componenti fatti in Giappone, apparecchio assemblato in Cina», così come lo stesso computer che sto usando per scrivere questo articolo. Mi chiedo quindi: da dove è iniziato tutto?
 
Il contesto storico visto dalle Filippine
Si dice che i filippini abbiano commerciato con la Cina usando imbarcazioni di legno sin da prima dell’arrivo degli europei, così come gli altri popoli del Sudest asiatico: scambiavano gusci di tartaruga, perle, ferro, marmo, spezie e altro ancora con porcellane, carta, armi e polvere da sparo.
 
Durante la dominazione spagnola, i cinesi erano relegati nei bassifondi di Manila insieme ai nativi del luogo: non erano infatti autorizzati a entrare nella città murata, detta “intramuros”, riservata ai conquistador e agli ufficiali del governo, perlopiù di origine spagnola. I cannoni puntati, oltre che verso la baia di Manila, verso la periferia: si dice che fosse perché le autorità dovevano proteggersi anche dai mercanti cinesi e dagli indigeni in caso di insurrezione.
 
Tra i sino-filippini più conosciuti, ricordiamo l’arcivescovo Jaime Sin, l’ex presidente Maria Corazon Sumulong Cojuangco-Aquino (1933-2009) e quello attuale Benigno Simeon Cojuangco Aquino.
 
Le tendenze attuali nel Sudest asiatico
L’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (Asean) ha avviato relazioni diplomatiche formali con Pechino nel luglio del 1996, durante il ventinovesimo incontro ministeriale a Jakarta (Indonesia). In precedenza la Cina aveva partecipato al ventiquattresimo incontro a Kuala Lumpur, come ospite del governo malese. La Cina e l’Asean portano avanti dal 2003 un partenariato strategico volto a favorire la pace, la prosperità e lo sviluppo, formalizzato nel piano quinquennale firmato a Bali nel 2005 e rinnovato nell’ottobre 2010 a Hanoi. La Cina e l’Asean hanno concordato di cooperare su 11 settori prioritari: agricoltura, nuove tecnologie di comunicazione, sviluppo delle risorse umane, energia, trasporti, investimenti, cultura, salute pubblica, sviluppo del bacino del Mekong, turismo e ambiente.
 
La disputa sulle isole Spratly continua ad agitare gli animi sia nel Sudest asiatico che in Cina, vista come il bullo della situazione a causa delle sue attività militari che a volte sconfinano nelle acque territoriali del Vietnam, delle Filippine, della Malesia e del Brunei. Tuttavia un numero significativo di persone in questi Paesi ha origini cinesi, così come alcuni dei loro costumi e tradizioni.
 
La Cina: una nazione incompresa?
Secondo lo scrittore e editorialista Martin Jacques, la Cina sarebbe il Paese più incompreso a causa del suo modo di vedere il mondo. Il paradigma occidentale, che vede il mercato e la tecnologia come fondamenti di una nazione forte, non sarebbe infatti applicabile all’Asia e in particolar modo alla Cina stessa: la sua filosofia politica e sociale è infatti radicata nel cosiddetto “paradigma assiologico”, che vede invece le basi della nazione nella cultura e nella storia. La restituzione di Hong Kong da parte della Gran Bretagna nel 1997 ne è l’esempio più evidente: il mondo pensava che fosse la fine dell’Hong Kong progressista e del suo essere polo tecnologico e commerciale per tutta l’Asia, ma 15 anni dopo questa si è dimostrata una previsione infondata. Due sistemi di governo opposti sembrano coesistere perfettamente: nella madrepatria quello comunista, e a Shanghai, Hong Kong e Macao quello capitalista.
 
Il mondo ha ancora molto da imparare dalla Cina dopo millenni di storia, grazie al suo stile di vita interculturale e al suo fondare la nazione su basi culturali e storiche: dalla produzione della carta al dialogo socio-politico, tutto quanto è ancora un processo aperto.

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