Il Rinascimento a Napoli

Aperta una rassegna eccezionale sulla Napoli spagnola dal 1503 al 1532. Capolavori e scoperte
Raffaello
Raffaello Sanzio, La Madonna del pesce (particolare), uno dei capolavori eccezionalmente in esposizione alla mostra "Gli Spagnoli a Napoli, Il Rinascimento meridionale" a Capodimonte (NA) (Foto di Museo Nacional del Prado, Galería online, Pubblico dominio, Wikimedia commons)

Napoli non finisce mai di stupire. Questa volta a Capodimonte hanno allestito una mostra che è un gioiello. Ed una sorpresa. Sì, perché apre al pubblico una panoramica su una stagione rigogliosa dell’arte nella città partenopea sotto il dominio spagnolo che ne fece un centro di alta cultura. Tanta arte. Nel segno di Raffaello, prima di tutto.

La Madonna del pesce torna in città dopo 400 anni, portata a Madrid al Prado nel Seicento, ma dipinta su tavola per la cappella del Doce in San Domenico Maggiore negli anni 1512-1513. Osservarla da vicino, semplice e monumentale fa capire la capacità raffaellesca di essere sensibile ai valori di forma e di plasticità di Michelangelo, ma li risolve in un modo tutto suo. Il solito: armonia e psicologia. Il gioco delle mani tra Tobiolo e l’angelo è sottilissimo come gli sguardi di Maria e del Bambino e poi il vecchio san Girolamo in attesa di chissà quale rivelazione. Inserita in una architettura classica nello splendore di un sipario verde acceso è un omaggio alla purezza del colore e della luce. Nulla turba la serenità veramente classica di quest’opera.

Rinascimento a Napoli Fernandez
Pedro Fernàndez, San biagio, (Foto di: Google Art Project, Pubblico dominio, Wikimedia commons)

Ma Napoli sentiva pure la lezione di Michelangelo nella pittura e nella scultura. Ne approfitta una valida schiera di artisti. Nomi come Pedro Fernàndez, Pedro Machuca, Alonso Berruguete fra i molti a dire la ventata di aria nuova che portò l’arte napoletana a creare un suo rinascimento, molto umano, molto sentimentale. Segno di un rapporto per oltre due secoli fra le due sponde del Mediterraneo.

Se io guardo il San Biagio di Pedro Fernàndez oggi al Museo di Barcellona (1511-1512), vedo una figura alta, un volto dal naso a becco, sotto il fasto dei paramenti, l’eleganza dei colori freddi e la scioltezza raffaellesca. Qualcosa che sa di fuori schema però. E se mi fermo ad osservare ancora la sua Salita al Calvario a Napoli nel ricordo della stampa di Schongauer mi stupiscono i profili quasi caricaturali di alcuni personaggi e il paesaggio immenso, dallo sfumato leonardesco che apre una finestra sul mondo.

Non si può negare che la Madonna col Bambino di Pedro Machuca oggi a Jaèn in Castiglia non abbia modelli raffaelleschi, ma la bellezza asprigna dei due bambini mostra una vena realistica che la dice lunga sulla libertà di citazioni del pittore e sulla sua originalità.

Il Cristo flagellato di Diego de Sileo oggi a Burgos è un legno policromato di un nudo michelangiolesco che tuttavia grida un dolore lacerante con un amore quasi sadico per le ferite e il sangue, un pathos bruciante che fa del rinascimento napoletano una realtà particolare, portata anche all’eccesso della pietas. Certo, Diego scolpisce in marmo un San Sebastiano flessuoso e morbido come il Prigione michelangiolesco del Louvre o certi nudi del Sansovino, per dire che è capace di corpi luminosi e molli. Ma quando Pedro Fernàndez e Antonio Norti produconoil retablo di Sant’Elena a Gerona (1519-1521) uniscono i monocromi dei nudi classici a scene realistiche, una Crocifissione da aurora boreale, una monumentalità statuaria della santa svettante contro un cielo livido che è già Manierismo.

Rinascimento a Napoli, Barruguete
Alonso Berruguete, Salomè (particolare) (Foto di The Yorck Project (2002), Pubblico dominio, Wikimedia commons)

Fra i tanti artisti, spicca pure Alonso Berruguete con la sua Salomè degli Uffizi. Donna dalle fattezze ampie, come la Sibilla Delfica di Michelangelo ma morbida come un Leonardo, sta raccolta davanti ad una finestra paesaggistica brumosa, lombardo-veneta, con colori liquidi sfumati. Immagine di pensosa solitudine.

Un’arte polifonica questa del trentennio napoletano in una rassegna da non perdere per la bellezza delle invenzioni, la fantasia interpretativa dei modelli nella originalità di uno stile che avrà una vasta fioritura in terra spagnola.

Gli Spagnoli a Napoli, Il Rinascimento meridionale. Napoli, Capodimonte. Fino al 23/6 (catalogo Artem).

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