Il referendum di Bologna e i costi della democrazia

Una consultazione molto costosa e poco partecipata quella indetta sui finanziamenti pubblici alle scuole private. Non avrà alcun effetto immediato nella vita cittadina ma alimenterà le polemiche politiche mentre la ventennale convenzione con le paritarie assorbirà le liste d'attesa dei bimbi
Bologna. Referendum sulle scuole paritarie

Il referendum consultivo, svoltosi ieri 26 maggio a Bologna, con la vittoria (il 59% delle preferenze) dei comitati promotori del referendum per l'abrogazione della convenzione tra comune di Bologna e scuole paritarie, non avrà alcun effetto immediato nella vita cittadina ma servirà ad alimentare sempre più le polemiche politiche.

 

Tra qualche giorno (come ogni anno) sapremo di quanti bimbi sarà composta la lista d'attesa per la scuola dell'infanzia a Bologna (in genere qualche migliaio) e nel giro di tre-quattro mesi la lista d'attesa sarà ridotta a qualche centinaio di bimbi, grazie alla quasi ventennale convenzione con le scuole paritarie, esemplare esempio di sussidarietà tra sistema pubblico e sistema privato.

 

I Comitati referendari, forti del 59% di consensi chiederanno al sindaco di Bologna,Virginio Merola, di chiedere con più forza allo Stato la costruzione di nuove scuole statali (ricordiamo che Bologna per tradizione ha una bassa presenza di scuole statali per l'Infanzia) difficilmente chiederanno al Sindaco di rivedere la Convenzione. In ogni caso, per fugare ogni dubbio, il Sindaco ha già detto che le Convenzioni non vanno abolite.

 

Ma il problema che vorrei porre è un altro. A chi ha giovato questo referendum? Perchè spendere (dalle casse comunali) 500 mila euro per istituzionalizzare una proposta di un gruppo referendario fortemente ideologizzato che al massimo chiederà la costruzione di più scuole statali?  Bisognerebbe, invece, riflettere sulla bassissima affluenza di bolognesi che hanno partecipato al voto: il 28.7% (85.934 cittadini su 290 mila aventi diritto) che va a inficiare la stessa vittoria dei referendari.

 

E pensare che negli ultimi venti giorni sui quotidiani bolognesi non si parlava di altro. Nessun partito politico, inoltre, ha promosso l'astensione (Sel e M5S erano a favore del referendum, Pd, Pdl e tutti gli altri partiti contro). Rimarrà ancora per poco il mistero di questa forte astensione, soprattutto in una città come Bologna sempre molto attenta e partecipe alla vita sociale.

E' un'altro campanello d'allarme dell'antipolitica? Oppure la crisi economica, la tragica mancanza di lavoro sta annientando anche importanti valori come la partecipazione alla vita sociale e cittadina per la costruzione di un futuro in città.

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