Il profilo del genio femminile

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Giovanni XXIII ne aveva colto il maggior ruolo sociale come uno dei segni dei tempi di cui non si poteva non tener conto nel pensare oggi la Chiesa; dieci anni dopo Paolo VI nell’esortazione apostolica Marialis cultus tratteggiava Maria con un profilo originale, di donna forte, capace di atti e parole nuovi; per quanto riguarda Giovanni Paolo II basta citare l’espressione genio femminile per riassumere quali aspettative avesse rispetto alla donna nella Chiesa e nel mondo. Benedetto XVI si è messo quindi nello stesso solco quando, il due marzo, ha raccolto la sollecitazione di un parroco romano sulla necessità di una maggior presenza femminile nel governo della Chiesa. Egli ha sottolineato l’esigenza di chiedersi se anche nel servizio ministeriale non si possa offrire più spazio, più posizioni di responsabilità alle donne, evidenziando altresì che anche il settore carismatico è una vera e profonda partecipazione al governo della Chiesa. Due concetti si ricavano dalle brevi parole del papa: no al sacerdozio alle donne, ma soprattutto, la novità che verrà alla Chiesa da una più rilevante partecipazione della donna. Sulla condivisione del sacerdozio, devo dire di non averne mai sentito l’attrattiva; credo che questo sia frutto dell’aver incontrato donne, come Chiara Lubich, che hanno sottolineato il primato dell’amore. Aspirare al sacerdozio per la donna mi è sempre apparso come un guardare indietro, come una deconcentrazione dall’opportunità di conoscere quanto di nuovo potrebbe portare una piena presenza della donna nella Chiesa. Oggi, nella società, c’è una nuova domanda di senso della vita rivolta prima di tutto a noi cristiani. Ci viene chiesto di saper immettere nella storia quegli anticorpi alla violenza e alla disgregazione che solo possono dare persone che hanno sperimentato un Amore più grande. L’attuazione piena del Concilio vaticano II, e la scelta di Giovanni Paolo II di fare dell’umanità la via della Chiesa chiedono alla comunità dei credenti novità di approccio e di metodi. Quindi appare ineludibile la necessità che la donna sia più visibile nella chiesa, ma non – come qualcuno dice – perché sia scoccata l’ora magica di darle un potere che non ha mai avuto o perché rimane l’ultima chance di una Chiesa a mal partito, ma perché il messaggio di Cristo dentro la storia dell’umanità può essere accessibile solo con l’apporto ed il coinvolgimento integrale dell’uomo e della donna.

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