Il presente del futuro

Mario, giornalista cinquantottenne, è ossessionato da come si possa vivere senza passione politica e sperimenta la morte di quel sogno sognato da tanti: il comunismo. La caduta del muro di Berlino è per lui un sistema mentale che va in frantumi . La crudeltà che vi era celata dietro pone domande inquietanti a chi, come lui, era dall’altra parte. Le domande si ripropongono al figlio adolescente, nato in quel fatidico 1989: Esiste ancora la possibilità di idee comuni non basate sulla semplificazione, sull’appiattimento di ogni parte creativa dell’essere umano, fino alla sua eliminazione fisica? O dobbiamo rassegnarci a vivere secondo la legge del più forte, com’è sempre stato, appena mitigata se possibile dalla politica? . Domande condivise in un tempo in cui nessuno vuole essere più comunista e nessuno anticomunista, come rileva l’adolescente. Sembra risuonare La mia generazione ha perso di Gaber, anche se trapela continuamente una fiducia nei giovani. L’incontro con una giovane pianista russa, Sonja, con figlia e nonna, aprono un varco. Risalire la china dell’assenza della madre di Sonja, Irina, e ricostruirne la vita, è il tracciato del romanzo. Per Mario è l’occasione per porsi la domanda sull’illusione del bene, che stringe e costringe. La risposta sarà cercata negli archivi della storia e in chi l’ha vissuta. Con equilibrio e leggerezza stilistica, la Comencini indugia sulla storia dei Paesi oltre cortina, con coscienza storico-critica e introspezione del protagonista, cosciente che non avrebbe avuto il coraggio di dissentire: Sarei stato tra i vincitori. Così entriamo in un dolore intimo, comune a più generazioni; si solleva il velo su un argomento sotteso a molte questioni, sbandierato a fini propagandistici ed elettorali da chi vuole raccogliere consensi pro o contro un generico comunismo. Si cerca il motivo per cui più generazioni, in Italia, si sono affidate alla soluzione comunista e si devono quindi oggi confrontare con i danni che la cancellazione della libertà ha comportato nei Paesi a regime comunista. Intrecciare domande e speranze di due mondi cronologicamente contemporanei è la sfida a cui l’autrice ha cercato di rispondere. L’urlo della vittima dell’assenza di libertà e le domande di chi ricostruisce la sua storia, e la assume, trovano nella proiezione verso il futuro un significato non consolatorio, ma radicato nella fiducia nella capacità dell’uomo di farsi libero e di condividere con un amore solidale le conquiste e le sconfitte degli altri. Di rilievo l’intreccio intimo dei dialoghi, il reciproco compenetrarsi dei personaggi. Le complicità positive tra generazioni e mondi costituiscono l’humus ed anticipano la certezza che il futuro è già tra noi, nei gesti quotidiani nostri e di altri. Una prospettiva da condividere senza illusioni di bene.

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