Il posto di Dio

Due opposte visioni delle cose si contendono il campo. Da una parte vi è chi esclude la presenza e l’azione di Dio nella nostra vita, dall’altra vi è chi rischia di ridurre la fede a un ricorso in extremis – poco convinto e per nulla efficace – all’intervento miracolistico di Dio.
Giovani

Due opposte visioni delle cose si contendono il campo. Da una parte vi è chi esclude, per principio o di fatto, la presenza e l’azione di Dio nella nostra vita e nella nostra storia: e questo sarebbe il guadagno e l’imperativo della modernità. Dall’altra vi è chi rischia di ridurre la fede a un ricorso in extremis – poco convinto e per nulla efficace – all’intervento miracolistico di Dio: e questo sarebbe l’atteggiamento di chi è religioso.

Le cose, in verità, stanno diversamente. E sarebbe opportuno riflettervi tutti un poco di più, all’inizio di un nuovo anno che si preannuncia particolarmente difficile e incognito.

 

Certo, bisogna dare spazio a Dio, e non ai margini bensì al centro dell’esistenza. Il pensare e il comportarsi praticamente come se Dio non avesse interesse o possibilità d’immischiarsi alle nostre faccende è un pregiudizio bello e buono. Ma, d’altro canto, è una scorciatoia illusoria, oltreché irrispettosa della dignità di Dio e dell’uomo, ricorrere a lui pensando che possa risolvere le nostre ingarbugliate questioni e i nostri insolubili problemi col semplice tocco d’una bacchetta magica.

 

Lo dice anche la saggezza popolare: «Aiutati, che il ciel t’aiuta». Guardando al Vangelo di Gesù, si può e si deve andare più a fondo. Se persino i capelli del nostro capo son tutti contati, se non vi è la possibilità d’aggiungere un giorno soltanto al computo della nostra vita – come dice Gesù –, ciò vuol dire che lo sguardo positivo e responsabilizzante di Dio nei confronti di ciascuno, e di tutti noi insieme, dà il “la” a ogni cosa. È questo suo amore, in definitiva, quello che fa la differenza.

 

Di qui, con piena fiducia e affidamento senza “se” e senza “ma”, bisogna partire ogni volta e sempre di nuovo. Ma al tempo stesso, bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare, attivando tutte le nostre risorse. E bisogna farlo insieme: aprendoci in spirito di fraternità solidale allo sguardo e al disegno d’amore di Dio. Allora lui viene e purifica col suo soffio e lievita coi suoi doni i nostri progetti e le nostre opere che nascono da retta intenzione, da buona volontà e dalla determinazione di camminare con gli altri.

 

È di questa fiducia operante che tutti oggi abbiamo estremo bisogno. Ciò, prima di tutto, è senz’altro faccenda del cuore. Là dove, quando c’inoltriamo con sincerità, troviamo la fonte inesauribile di ogni novità. Ma insieme faccenda della mente, e cioè del pensiero lungimirante e del progetto concreto, e dell’azione, e cioè della volontà di lavorare duro e di sporcarsi le mani nei cantieri piccoli o grandi che siano della storia. Quella storia che è storia nostra e storia di Dio con gli uomini.

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