Il perdono che trasforma la vita e la storia

Papa Francesco ha fatto memoria del perdono di Assisi. «Lasciar cadere rancore, rabbia, violenza e vendetta sono le condizioni necessari per vivere felici»
Assisi

Nel 1216, dopo una notte di preghiera alla Porziuncola, su ispirazione del Signore frate Francesco va da papa Onorio e gli chiede una indulgenza conseguibile senza denari presso la Porziuncola dopo la confessione. Il papa risponde a Francesco che non è consuetudine della Chiesa concedere una simile indulgenza, ma Francesco insiste: «Questa richiesta non viene da me, ma dal Signore».

 

Allora papa Onorio ripete per tre volte «Ordino che tu l’abbia». I cardinali protestano: se passa questa indulgenza povera, rischiano di scomparire sia l'indulgenza della Terra santa sia quella degli apostoli Pietro e Paolo. Allora il papa dona l’indulgenza, ma solo per un giorno. La storia poi è andata in modo assai diverso.

 

Oggi papa Francesco ha posto al centro del giubileo 2015-2016 la parola “perdono”. E nella bolla di inizio ha scritto: «La parabola del servo spietato (in cui si chiede di perdonare settanta volte sette) contiene un profondo insegnamento per ciascuno di noi. Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Insomma siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani un imperativo da cui non possiamo prescindere. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono le condizioni necessari per vivere felici».

 

Il papa ha iniziato a Lampedusa, chiedendo tre volte perdono di fronte alla tragedia del Mediterraneo. Nella bolla ancora spiega: «D’altra parte è triste vedere come l’esperienza del perdono nella nostra cultura sia sempre più diradata. Perfino la parola stessa in alcuni momenti sembra svanire. Senza la testimonianza del perdono, tuttavia, rimane solo una vite infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di fari carico dell’annuncio gioioso del perdono. Il perdono è una forza che resuscita a vita nuova e infonde il coraggio di guardare al futuro con speranza».

 

Alla Porziuncola di Assisi papa Francesco ha commentato la parabola del servo spietato. Ha chiamato la Chiesa ed i cristiani a vivere ed annunciare il perdono. Il papa ha confessato circa venti persone, per fare l’esperienza di essere perdonati da Dio per essere protagonisti del perdono.

 

Perdono non è una parola ecclesiastica e religiosa, ma tocca la storia. La storia di frate Francesco, che mette la parola perdono dentro il Cantico dei cantici per il conflitto Assisi-Perugia. Papa Francesco ha detto ad Assisi: «Il mondo ha bisogno del perdono. Di fronte alla violenza del mondo, questa è la parola chiave per fermare la deriva di violenza, terrore e terrorismo. I cristiani hanno qui la loro responsabilità per una parola che diventa il dono della vita. Una parola capace di trasformare la vita e la storia. Quella piccola della nostra povera vita e quella grande dei popoli».

 

Ad assisi il papa ha incontrato l’imam di Perugia. Se il fondamentalismo giustifica violenza e terrore, il perdono si annuncia in modo efficace dal patibolo e dal calvario. Ecco il realismo del vangelo che cambia la storia. Oggi Francesco non si è vergognato del vangelo e dunque siamo tutti usciti dalla prigionia dell’odio.

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