Il passar del tempo favorisce i sahraui?

Questo popolo che vive nell'area occidentale del deserto del Sahara attende da decenni di poter affermare la sua indipendenza, "bloccata" da interessi internazionali contrastanti. Un commento
saharaui

Per due volte in cinque anni ho ascoltato un alto dirigente, consigliere del presidente del popolo in esilio, pronunciare questa frase perentoria davanti a delle delegazioni internazionali. Due volte di troppo.

Oltre a confortare le delegazioni straniere per il loro immobilismo, queste parole sono inaccettabili per le persone a cui sono indirizzate. L'immagine romantica del nomade capace di sopportare le più difficili traversate nel deserto non può giustificare la lenta estinzione programmata di un popolo, a causa di coloro che davvero si avvantaggiano per il tempo che passa!

Che vantaggio ottiene questo popolo, depredato quotidianamente delle proprie risorse? Che vantaggio c'è per chi protesta per i terreni occupati, per chi viene arrestato e torturato? Che profitto ottengono le famiglie separate, costrette a vivere in campi e territori occupati?

E per queste donne che vivono nei campi e che sono anemiche e senza forze al punto da non poter procreare, senza il rischio di morire o di avere seri problemi di salute, che vantaggio c'è? Che vantaggio hanno coloro che patiscono per carenze alimentari, sanitarie e morali a causa di ritardi che durano da anni?

Che vantaggio ha questa seconda generazione nata nei campi, che non ha altro che la memoria trasmessa dai genitori per poter nutrire la speranza? Che vantaggio hanno questi prigionieri condannati iniquamente per decenni o per sempre? A tutte queste persone, quel rappresentante così vicino a colui che fu il primo segretario e dirigente emblematico del popolo sahraui, morto senza aver avuto vantaggio dal tempo passato,  a tutte queste persone quel rappresentante può avere il coraggio di dire in faccia, guardandole negli occhi: "Il tempo che passa avvantaggia i sahraui?"

Il tempo favorisce invece i colonizzatori, le multinazionali, i Paesi complici. Il tempo avvantaggia l'Onu e le sue agenzie "umanitarie", avvantaggia un gran numero di Ong e avvantaggia la mancanza di soluzioni come sola soluzione possibile di questo conflitto ostinatamente dimenticato da ormai 38 anni.

Affinché il tempo che passa avvantaggi davvero i sahraui, sarebbe necessario mettere i negoziatori nelle condizioni delle persone che essi hanno preso in ostaggio in queste tende in pieno deserto e da cui non permettono di uscirne fino a quando non verrà trovata una soluzione. Non servirebbero, allora, 22 anni per organizzare il referendum promesso dall'Onu…

Affinché il tempo che passa avvantaggi davvero i sahraui, la loro situazione non dovrebbe essere "congelata" dall'inerzia burocratica e machiavellica di un sistema fatto di veti o di astensioni di uno Stato membro del Consiglio di sicurezza, che ha finora bloccato ogni possibile soluzione. Il sistema messo in atto dalle Nazioni Unite è una garanzia di immobilismo, il cui motto è: «Non c'è nessun problema che un'assenza di soluzione non finisca per risolvere!».

Gli aiuti umanitari assomigliano, oggi, a una cura palliativa. La speranza finisce per dissolversi nel tempo che passa. Sfortunatamente io condivido queste impressioni con sempre più persone coinvolte da parecchi anni in questa situazione da essersi resi conto che il tempo che passa avvantaggia soltanto coloro che beneficiano di questo crimine!

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