Il Paradiso di Nekrosius

Il Paradiso dantesco di Eimuntas Nekrosius è improntato sull’immaginazione alimentata dalla suggestione dell’architettura del teatro Olimpico di Vicenza.
Una scena dello spettacolo

Ne mette in scena l’aspirazione. Quel desiderio di approdo finale dell’esistenza. Il Paradiso dantesco di Eimuntas Nekrosius è improntato sull’immaginazione – del regista e dei suoi attori – alimentata dalla suggestione dell’architettura del teatro Olimpico di Vicenza. Il limite d’azione imposto di preservare lo spazio monumentale ne ha fatto la firma dello spettacolo con un maestro di cerimonie (o guardiano) che pone il divieto al protagonista di toccare alcunché. Il quale mima gesti, ripresi poi dagli altri, corre leggiadro, declama endecasillabi, liberando la fantasia del testo che non segue il percorso lineare della cantica.

Il regista lituano affida a Dante (Rolandas Kazlas) e a Beatrice (Ieva Triskauskaité), attorniati da otto giovani interpreti in abiti d’oggi, l’emozionante viaggio che è anzitutto esplorazione interiore dell’animo, come solo Nekrosius sa fare con leggerezza e incantamento. E quei pochi elementi scenici (calici d’acqua, collane, posate, fogli di carta per impacchettare gli oggetti di cui si liberano gli uomini, e altri ancora) si caricano di suggestioni capaci di evocare, nella libera fantasia di ognuno, mondi umani e celestiali. A fare da ponte, unendo proscenio e gradinata, sono dei fili di spago diventati, infine, fiume, che Beatrice e Dante attraverseranno, bagnati da un faro di luce, per raggiungere l’agognata visione di Dio.
 
A Vicenza, 65° Ciclo Spettacoli Classici.

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