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Italia > Vocazione

Il lavoro come luogo spirituale. Anche nei giorni feriali

di Luca Iacovone

Il Polo Lionello Bonfanti offre un’esperienza immersiva per tornare al lavoro riscoprendo il senso profondo di ciò che si fa

Foto Pexels

La fine di agosto coincide, per molti, con il ritorno al lavoro. E con il ritorno riemerge una sensazione familiare ma poco nominata: la fatica di riconoscere senso in ciò che si fa ogni giorno. Non tanto nel lavoro in sé, quanto nella sua ripetizione, nella sua opacità, nel suo farsi gesto automatico.

In questo scenario si inserisce una proposta fuori dalle rotte consuete: un ritiro pensato non per staccare dal lavoro, ma per restarci dentro in un altro modo. Si chiama “Fondati sul Lavoro?”, e si svolgerà dal 19 al 21 settembre al Polo Lionello Bonfanti, vicino Firenze. È rivolto a chi lavora, a chi cerca un nuovo sguardo sul proprio mestiere, a chi sente che il tempo del lavoro ha bisogno di essere ripensato a partire da dentro.

Non è un ritiro spirituale tradizionale: niente weekend in silenzio tra i monti o interruzioni della vita lavorativa. L’idea, piuttosto, è abitare gli spazi ordinari del lavoro con uno sguardo diverso, lasciando che proprio la quotidianità, gli ambienti, i gesti, i ritmi, diventino il luogo in cui interrogarsi sul proprio modo di essere, sulle radici della propria vocazione.

Luigino Bruni, economista, ricorda che nella Bibbia, le chiamate più decisive non avvengono nei templi o nei deserti, ma mentre si lavora: Mosè pascola il gregge, i discepoli raccolgono le reti. E sottolinea come la lingua tedesca contenga in una sola parola — Beruf — sia il significato di “lavoro” che quello di “vocazione”. È a questa doppia radice che l’iniziativa cerca di attingere: una riflessione sul lavoro che non sia né produttivistica, né semplicemente consolatoria.

Il programma prevede tre giornate pensate per chi lavora e desidera prendersi cura della propria interiorità senza evadere dalla realtà. Alterna brevi riflessioni laichemomenti di silenzio condiviso negli spazi lavorativiesercizi di meditazione e colloqui personali.

A offrire accompagnamento sarà anche p. Guidalberto Bormolini, monaco e antropologo, da anni impegnato nel custodire le dimensioni interiori della vita quotidiana con un linguaggio accessibile, non confessionale, capace di incontrare le domande di molti.

Il contesto stesso in cui si svolge l’esperienza è parte del messaggio. Il Polo Lionello Bonfanti, infatti, non è semplicemente una sede logistica, ma un luogo in cui da anni si sperimenta un modello di economia fondato sulla relazione, sulla fiducia, sulla reciprocità. Una comunità imprenditoriale che tenta, senza enfasi ma con tenacia, di incarnare i principi dell’Economia di Comunione. In questo senso, il ritiro non si innesta su uno spazio neutro, ma su un terreno che da tempo si interroga su come l’agire economico possa restituire dignità e respiro alla persona.

L’iniziativa è sostenuta dalla Commissione Internazionale EdC, che ha permesso di mantenere una quota di partecipazione simbolica (60 euro) per favorire la più ampia accessibilità possibile. Non si tratta di aggiungere spiritualità al lavoro. Ma di togliere strati, abitudini, automatismi, per ritrovare — forse — il centro originario del fare. Una proposta concreta e mite, che non promette risultati rapidi, ma un cambio di sguardo. A chi intuisce che la domanda su cosa facciamo della nostra vita passa anche da come viviamo il nostro lavoro, questa tre giorni può offrire un passo indietro. O forse, un passo in avanti.

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