Il grande cuore di un papa

Con questo "Omaggio a Giovanni Paolo II", in una conversazione col direttore di Città Nuova Michele Zanzucchi, il cardinale Bertone rivela confidenze e pensieri di papa Wojtyla
giovanni paolo II e bertone

M’è capitato l’altra mattina di camminare per via della Conciliazione dove tutto già brulicava di preparativi per la beatificazione. Sbirciando nelle librerie m’accorgevo che i volumi sul pontefice erano davvero tanti tanti. Fra essi, uno che riporta una lunga conversazione del card. Segretario di Stato con un amico e compagno di lavoro a Città Nuova, Michele Zanzucchi. Titolo del libro del card. Tarcisio Bertone: “Un Cuore GrandeOmaggio a Giovanni Paolo II. Conversazioni con Michele Zanzucchi (Libreria Editrice Vaticana).

 

Avrei voluto rivolgere a Zanzucchi la domanda – perché un altro libro? – ma già la risposta la trovo nell’introduzione: «Che posto riservare allora a questa intervista con il Segretario di Stato, cardinal Tarcisio Bertone? Ritengo che in queste pagine non debba essere cercata una lettura esauriente e sistematica del pontificato di Papa Wojtyła. Altri hanno tentato l’impresa. Penso invece che in questo libro vadano cercate le personali confidenze e i pensieri elaborati da un uomo di Chiesa che ha lavorato accanto a Giovanni Paolo II per tutto l’arco del suo Pontificato, dal 1978 al 2005, e che ha ora il privilegio di continuare a servire la cattolicità sotto il Pontificato del suo successore, Benedetto XVI.»

 

È un libro di confidenze, di chi come Bertone è stato molto vicino al papa. Un libro che percorre tutta la lunga vita del pontefice. Un libro dal quale, ancora una volta si staglia la grandiosa figura di papa Wojtyła. Ma perché grandiosa? La risposta è semplice e si legge in filigrana in tutte le pagine: Karol Wojtyła, prima di essere papa, era un uomo in profonda sintonia con la sua coscienza. Come ogni uomo e donna dovrebbe essere. Come purtroppo così pochi lo sono. Questa profonda sintonia con la sua coscienza lo faceva capace comunicare con chiunque, di prendere decisione ardue e coraggiose, di portare con urgenza il messaggio di Cristo che sentiva sua responsabilità testimoniare e annunciare. Sentiva che doveva darsi da fare in prima persona, quasi a voler forzare i tempi, ma sapeva affidarsi a Dio. Confida Bertone: «Una volta gli chiesero quale fosse la cosa più importante per un Papa, nella sua vita e nel suo lavoro, forse i suoi obiettivi erano la caduta della Cortina di ferro, la pace in Medio Oriente, l’unità dei cristiani? Giovanni Paolo II rimase un po’ in silenzio, poi rispose: “Per il Papa la cosa più importante è sempre la preghiera”».

 

Alcuni dicono che un uomo lo si capisce da come mangia. Com’era a tavola Giovanni Paolo II? Ce lo dice ancora il card. Bertone: «Non venivano mai serviti liquori. Mai ho visto Giovanni Paolo II bere un bicchierino o sorbire il caffè. Ad un certo punto non prendeva più nemmeno il consueto bicchiere di vino, penso per ragioni di salute. Ma al dessert non rinunciava mai, eccezione fatta per la Quaresima. Non credo, per quanto ne sappia, che fosse un uomo dedito alla buona tavola. Mi è stato detto che a volte nelle gite in montagna – mai dimenticare che era un gran camminatore – portava con sé solo un panino. A vederlo consumare i pasti, mi sembra che per lui fosse indifferente mangiare questo o quel cibo. Credo si possa ravvisare in quest’indifferenza l’elemento ascetico della sua formazione, della sua tradizione personale ».

 

Karol Wojtyła ha perso la madre quando aveva 9 anni, il fratello maggiore quando ne aveva 12, il padre a 21. È presto rimasto solo al mondo. Altri si sarebbero lasciati prendere dallo sconforto. Lui fin da giovane s’è caricato il mondo sulle spalle, ne ha fatto la sua famiglia. Ancor prima di essere papa. Per questo era così amato. E questo libro ci aiuta da amarlo un po’ di più.

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