Il futuro del Movimento/3 Le sfide del Medio Oriente

Come affrontare le grandi sfide poste dalla situazione mediorientale, che vede i focolarini in prima linea? La presidente dei Focolari, Maria "Emmaus" Voce, e il copresidente Jesús Morán Cepedano rispondono alle domande dei rappresentanti delle diverse edizioni di Città Nuova nel mondo 
Medioriente

Dopo le dichiarazioni sui momenti salienti dell'Assemblea dei Focolari, sull'apertura sociale del Movimento e sull'importanza di aderire alle indicazioni di papa Francesco, secondo le peculiarità del proprio carisma, continua il dialogo-intervista dei rappresentanti delle diverse edizioni di Città Nuova nel mondo con la presidente dei Focolari, Maria "Emmaus" Voce, ed il copresidente Jesús Morán Cepedano.

6. Come rispondere alle grandi sfide poste dalla situazione mediorientale, nella quale i focolarini sono in prima linea?

Michele Zanzucchi, Città Nuova, Italia

Maria Voce
«
Ho l’impressione che il Movimento stia facendo molto di più di quanto non appaia, anche perché non si può dire tutto quello che si fa, non si possono mettere a rischio delle persone che lavorano in loco. Ho ricevuto in questi giorni una lettera dalle focolarine di Damasco che mi chiedevano il consenso di recarsi a trovare la comunità di Aleppo, dove già ci sono dei focolarini. Ho risposto di sì, anche se i rischi sono innegabili: il carisma dell’unità può e deve essere presente in questi posti per costruire rapporti, per portare un po’ di pace. Ovviamente le soluzioni politiche a livello internazionale sono necessarie, così come gli aiuti umanitari che peraltro arrivano e sono più o meno ben distribuiti; il Movimento da parte sua contribuisce a sradicare l’odio dal cuore degli uomini, operazione senza la quale non potranno mai essere trovate delle soluzioni politiche vere e durature. Si elaboreranno sì, soluzioni di transizione, ma alla fine un nuovo conflitto cercherà di risolvere i problemi del precedente conflitto… Se c’è qualcosa che il carisma può fare è di diffondere la cultura dell’incontro, la cultura della fiducia reciproca, la cultura dell’amore, aiutando ad esempio chi è nel bisogno, indipendentemente dalla religione di appartenenza o dallo status sociale, dal confine che lo divide da un’altra fazione. Naturalmente, fatti del genere vanno messi in luce anche e soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione, con i limiti di prudenza necessaria. Bisogna anche chiedersi che cosa abbia da dire il carisma dell’unità di fronte a questi conflitti, quale sia l’incidenza possibile… Ricordo che Chiara, citando un episodio vero accaduto in Colombia, disse che si può fermare la mano d’un terrorista semplicemente facendo un atto d’amore. Tutto ciò dobbiamo farlo impegnandoci di più e meglio, tutti insieme».

Jesús Morán
«Si tratta in sostanza di sviluppare i dialoghi che ci sono tipici. Questi giorni in Assemblea nel mio gruppo di riflessione c’era un musulmano: avere un fratello di un’altra religione con cui condividere tutto non è cosa da poco, un fratello che si sente rappresentante del Movimento dei Focolari musulmano. È un miracolo! Questa presenza dei Focolari nelle terre islamiche va perciò sviluppata, così come va promosso il nostro dialogo interreligioso. Poca cosa? Forse, ma mi sembra che sia qualcosa di fondamentale».

Maria Voce
«Vanno anche aiutati i cristiani che in questo momento si sentono minoritari e perseguitati; vanno aiutati a sviluppare il perdono, la coscienza che siamo nelle mani di Dio, che Dio porta avanti la Storia attraverso le loro sofferenze, in modo che l’amore loro a Gesù crocifisso e abbandonato sia reale, concreto. È facile in effetti che in queste situazione estreme nascano sentimenti di rivalsa, sentimenti umani e giustificati; ma bisogna aiutare i cristiani in queste terre ad alzare lo sguardo per vedere le cose “da Dio”. Restiamo in pochi? Sì, ma restiamo per testimoniare che il cristianesimo continua».

JesúsMorán
«Una chance che abbiamo è quella di avere contatti diretti con persone del Movimento in questi luoghi di sofferenza: è importante dare voce alla realtà vera, a quello che si sta vivendo attraverso le parole dei protagonisti. Ciò vuol dire spesso trasmettere una visione diversa dei fatti e dei problemi rispetto a quella diffusa generalmente dai media. C’è spesso una grande confusione, e spesso non si dà voce a chi è in favore della pace».

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