Il coraggio di denunciare il racket

Tiberio Bentivoglio, commerciante, lo scorso 9 febbraio è stato gambizzato. Si è rifiutato di pagare il pizzo e ha fatto condannare sei estorsori. La società civile non si ferma e ci "mette la faccia" per non lasciarlo solo
Tiberio Bentivoglio

Lo scorso marzo mi trovavo a Reggio Calabria per un convegno organizzato dal movimento Umanità Nuova (espressione sociale del movimento dei focolari) e dal consiglio dell’Ordine degli avvocati di Reggio Calabria. L’occasione era per presentare il mio libro “L’uomo d’onore non paga il pizzo”.Un convegno partecipato, forte, con un dibattito appassionato, crudo come può esserlo quando i protagonisti sono da anni impegnati a fronteggiare le bande del racket a Reggio Calabria.

 

Fu in quell’occasione che conobbi Tiberio Bentivoglio. Tiberio si alzò con coraggio dalla sala e con commozione e dignità, ha raccontato i suoi ultimi dieci anni vissuti nella volontà ferrea di non pagare il pizzo. Ci raccontò che la sua avventura era iniziata nel 1992, quando decise di ampliare i locali del proprio esercizio, una rivendita di prodotti per l’infanzia e prodotti sanitari, senza chiedere permessi a quelli che contano. Ed ecco immediate minacce, intimidazioni, incendi.

Tiberio aveva denunziato il pizzo e si era categoricamente rifiutato di pagarlo e con lui altri commercianti. Tiberio quel pomeriggio ci raccontava del suo impegno come testimone di giustizia: le sue dichiarazioni erano state utilizzate in processi contro la ‘ndrangheta, tra cui l’operazione “Pietrastorta”, che proprio l’8 febbraio del 2010 si era conclusa con tre assoluzioni, ma anche con condanne a sei anni per Santo Crucitti, Mario Salvatore Chilà e Giuseppe Romeo. Bentivoglio, poi  è il fondatore del movimento antiracket “ReggioLiberaReggio”.

 

Un esempio quindi che ha creato scompiglio nelle logiche mafiose. A quasi un anno da quell’incontro, lo scorso 9 febbraio 2011, Tiberio Bentivoglio è stato gambizzato. Forse hanno sbagliato e volevano farlo fuori. Resta il dato drammatico di una lotta che continua ad essere senza fine. Certo, dopo questo fatto violento, può sembrare una battaglia persa quello che abbiamo fatto, e proprio insieme a Tiberio, lo scorso marzo a Reggio Calabria.

 

In quel convegno avevo parlato del “consumo critico”, cioè di quella possibilità che noi cittadini abbiamo di “orientare” i nostri consumi indirizzandoli verso quei commercianti che hanno deciso di metterci la faccia contro la criminalità organizzata e hanno deciso di non pagare il pizzo. Il consumo critico è la risposta di una città che appunto perché si vuole fare carico dei problemi gli uni degli altri, vuole davvero vivere la solidarietà e l’affetto, e diventare  comunità” che si stringe, attorno ad un negoziante,  ad esempio, per dimostrargli l’affetto e la vicinanza ma anche sostegno concreto attraverso l’acquisto dei suoi prodotti. Mi ricordo perfettamente che mentre stavo per lasciare la sala, un’amica calabrese mi ferma e mi dice:  «Sai, ho telefonato a mia figlia e alle mie amiche dicendo che da oggi, per i miei acquisti andrò nel negozio di Tiberio. In questo modo sento di metterci la faccia anch’io e quindi di essere parte attiva per la costruzione di una Reggio Calabria davvero libera dalle mafie».

 

Può sembrare ingenuità quest’ esperienza: una donna comune, una consumatrice che decide di volerci mettere anche la sua faccia in questa lotta alla malavita. Ma non è ingenuità. Certamente non è facile perché sembra che la violenza e le mafie l’hanno sempre vinta. Tiberio, infatti, è stato gambizzato! Ma sento che la comunità delle persone per bene della Calabria, che sono la  maggioranza, ormai hanno deciso di metterci la faccia. Un altro amico di Reggio Calabria mi confidava con serietà, dopo quest’ennesimo attentato: «Non sarà più come prima! Questa nostra città e tutta la Calabria, emergeranno da questo buio tunnel verso un avvenire migliore che potrà restituire pace alla nostra gente, rendendola orgogliosa di appartenere a questa meravigliosa terra».

 

Il prossimo 19 marzo, un anno dopo, torno in Calabria, a Vibo Valentia per incontrare 200 ragazzi del locale liceo classico e altri imprenditori : la vita non si ferma. Noi andiamo avanti per costruire una mondo nuovo senza le mafie. Loro, se ci riescono, provino a fermarci.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons