Il consumismo degli occhi

La fame nel mondo sarà una delle sfide del 2012.
Povertà

Assuefazione. È uno dei sintomi del consumismo. Assuefazione per immagini come questa di Aden Salaad, di appena due anni, che cerca con lo sguardo quello di sua madre fuori dal campo visivo dello scatto fotografico. Siamo a Dadaab, in Kenya, durante uno dei peggiori disastri umanitari che ha interessato la regione: una carestia. Assuefazione, in parte motivata, dall’abbondanza di istantanee come questa che ci fa sentire satolli anche di umanità. C’è una sazietà degli occhi anche nel vedere consumarsi tragedie come la fame e la malnutrizione.

 

È uno strato di indifferenza che si incunea tra l’impressione fotografica e la realtà, separandoci da essa, come se il corpicino denutrito fosse apparente o merce di scambio per opere di beneficienza. Scrittori lungimiranti e acuti come Pier Paolo Pasolini ebbero parole terribili per il consumismo. In una delle sue ultime interviste, pochi giorni prima del suo assassinio dichiarò: «Penso che il consumismo manipoli e violenti i corpi né più né meno che il nazismo». E il papa a un detenuto del Benin ha detto: «Con la massa delle cose che abbiamo ci siamo sempre più allontanati da noi stessi e da questa esperienza originaria che Dio c’è e mi è vicino». La fonte del vero umanesimo.

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