Un’ampia maggioranza dei cittadini europei (85%) reputa i cambiamenti climatici un grave problema. È quello che emerge dall’ultima indagine Eurobarometro, dalla quale emerge anche che 81% dei 26.319 cittadini intervistati sostiene l’obiettivo europeo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Da un punto di vista economico, il 77% degli europei concorda sul fatto che il costo dei danni causati dai cambiamenti climatici è molto più alto rispetto agli investimenti necessari per la transizione a zero emissioni nette. Il cambiamento climatico è causato da molti fattori, dall’uso delle auto, dalle industrie, persino dallo sport.
Ancora, l’85% degli europei ritiene che la lotta ai cambiamenti climatici dovrebbe essere una priorità per migliorare la salute pubblica e la qualità della vita. Allo stesso modo, l’83% degli intervistati ritiene che una migliore preparazione agli effetti avversi dei cambiamenti climatici migliorerà la vita degli europei. Infine, l’88% degli europei ritiene importante che l’Unione europea (Ue) agisca per aumentare le energie rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica, mentre il 75% degli intervistati ritiene che la riduzione delle importazioni di combustibili fossili aumenterà la sicurezza energetica e apporterà benefici all’Ue dal punto di vista economico.
Dal canto suo, la Commissione europea ha proposto oggi una modifica della normativa europea sul clima che fissa come obiettivo climatico dell’Ue di ridurre del 90% le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2040, rispetto ai livelli del 1990, come previsto dagli orientamenti politici della Commissione europea per il periodo 2024-2029, giungendo alla neutralità climatica entro il 2050. La modifica, secondo gli intenti della Commissione europea, darà certezza agli investitori e all’innovazione, rafforzerà la leadership industriale delle nostre imprese e aumenterà la sicurezza energetica dell’Ue.
Tale proposta si basa sull’attuale obiettivo giuridicamente vincolante dell’Ue di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, nonché e a una quota di energia rinnovabile pari almeno al 42,5%, definendo un modo più pragmatico e flessibile per raggiungere l’obiettivo di un’economia europea decarbonizzata entro il 2050. Secondo le stime, con la decarbonizzazione, l’Ue stimolerà gli investimenti nell’innovazione, creerà più posti di lavoro, genererà crescita, aumenterà la nostra resilienza agli effetti dei cambiamenti climatici e diventerà più indipendente dal punto di vista energetico. Tra l’altro, l’inquinamento atmosferico causa circa 300.000 morti premature all’anno nell’Ue.
Purtroppo, tale programma, alquanto ambizioso, rischia di essere annacquato a causa delle pressioni sulla Commissione europea da parte dei gruppi politici di centrodestra che compongono la cosiddetta maggioranza Ursula al Parlamento europeo, che ha recentemente superato la prova di una mozione di sfiducia ma è accusata di non avere ben gestito la questione dei dazi con gli Stati Uniti d’America.
C’è da dire che gli Stati membri dell’Ue sono sulla buona strada per conseguire gli obiettivi per il 2030 in materia di clima ed energia, come la riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di circa il 55%, secondo quanto emerge dalla valutazione dei piani nazionali per l’energia e il clima, realizzata dalla Commissione europea, nell’ambito del cosiddetto pacchetto “Pronti per il 55%” (Fit for 55). Iniziative strategiche quali il patto per l’industria pulita e il piano d’azione per un’energia a prezzi accessibili integrano tali piani nazionali, nell’auspicio di investimenti nella decarbonizzazione industriale e nelle tecnologie pulite, valorizzando anche il potenziale europeo di produzione interna di energia rinnovabile e soluzioni efficienti dal punto di vista energetico.
Secondo Teresa Ribera, vicepresidente della Commissione europea con delega alla Transizione pulita, giusta e competitiva, «l’Europa dimostra che obiettivi affidabili e prevedibili, basati su dati scientifici, e una regolamentazione adeguata funzionano», mentre «i piani nazionali aggiornati per l’energia e il clima sono prova del fatto che l’agenda verde non è un mero obiettivo, ma un modo per modernizzare le nostre economie e puntare sull’innovazione industriale e su maggiori opportunità per gli europei». Infatti, «l’obiettivo del 55% è alla nostra portata e dobbiamo creare le condizioni per raggiungere il 90% entro il 2040». D’altronde, con l’ultima indagine Eurobarometro, «gli europei stanno inviando un messaggio forte: hanno a cuore il clima, sono consapevoli dei rischi e credono nell’azione». Ciò dimostra che «il Green Deal non è un obiettivo astratto: è un percorso condiviso verso vite più sane, energia sicura e un’economia al servizio delle persone».
Ancora, Wopke Hoekstra, commissario europeo per il Clima, rimarca che «le emissioni sono diminuite del 37% dal 1990 e l’economia è cresciuta di quasi il 70%, a riprova del fatto che crescita ed azione per il clima vanno di pari passo». Per questo, «investire nelle tecnologie pulite e nell’innovazione è essenziale per la competitività industriale e apre nuovi mercati alle imprese dell’Ue». Infatti, il sondaggio di Eurobarometro «mostra che gli europei sono preoccupati per il cambiamento climatico e desiderano azioni concrete e coraggiose», nonché «il loro forte sostegno alle iniziative dell’Ue, dall’energia pulita all’innovazione industriale», spingendo le istituzioni europee «a garantire una transizione equa, sicura e competitiva verso la neutralità climatica».
Infine, Dan Jørgensen, commissario per l’Energia e l’edilizia abitativa, osserva che «le energie rinnovabili stanno diventando la principale fonte di energia elettrica nell’Ue e stiamo riducendo il consumo di energia finale». Del resto, «la decarbonizzazione ci garantirà non solo energia pulita, ma anche posti di lavoro di qualità, crescita e sicurezza energetica», sebbene sia necessario «fare di più per materializzare quanto prima i benefici della transizione, tagliare la domanda di energia, migliorare l’efficienza energetica e concretizzare le nostre ambizioni mentre completiamo l’Unione dell’energia». D’altronde, «il cambiamento climatico non è qualcosa che accadrà», ma «è qualcosa che sta già accadendo e che ha un impatto sulla vita delle persone», mentre «gli europei sono chiaramente preoccupati e l’Ue è lì per fornire soluzioni».
Nel frattempo, il 1° luglio, è entrato in orbita il satellite Sentinel-4 di Copernicus, lanciato da Cape Canaveral, per monitorare la qualità dell’aria. Si tratta della prima missione di Copernicus, uno dei sistemi di osservazione della Terra più avanzati al mondo, in orbita geostazionaria dedicata al monitoraggio delle condizioni atmosferiche in Europa, che potenzia notevolmente le capacità dell’Ue di osservare la Terra. Sentinel-4 è dotato di uno spettrometro UVN (Ultraviolet Visible Near-infrared) avanzato, appositamente costruito per misurare con precisione inquinanti atmosferici critici come l’ozono, il biossido di azoto, la formaldeide, il biossido di zolfo e gli aerosol.
Il 13 agosto, poi, il razzo Ariane 6, lanciato dal cosmodromo europeo di Kourou, nella Guyana francese, ha portato in orbita il satellite Sentinel-5 di Copernicus, che incrementa ulteriormente la capacità dell’Ue di monitorare l’inquinamento atmosferico e la salute atmosferica su scala mondiale. Sviluppato in stretta collaborazione tra la Commissione europea, l’Agenzia spaziale europea, EUMETSAT e Arianespace, Sentinel-5 fornirà dati giornalieri ad alta risoluzione sugli inquinanti atmosferici e sui gas traccia in tutto il mondo, orbitando intorno alla Terra ogni 100 minuti circa.
L’inquinamento atmosferico è una delle sfide ambientali e di salute pubblica più urgenti in Europa. Una volta operativa, la missione fornirà dati fondamentali sulla composizione atmosferica, per consentire al servizio di monitoraggio atmosferico di Copernicus, la componente di osservazione della Terra del programma spaziale dell’Ue, di offrire approfondimenti in tempo reale a scienziati, responsabili politici e agenzie ambientali, con il fine di mitigare l’inquinamento e migliorare la qualità dell’aria in Europa.
Questa missione contribuisce alle politiche ambientali dell’Ue, tra cui la direttiva sulla qualità dell’aria, aggiornata nel 2024, che stabilisce limiti e obiettivi più rigorosi per il 2030 per gli inquinanti con gravi ripercussioni sulla salute umana, tra cui il particolato, l’ossido di azoto e l’anidride solforosa, ma anche il piano d’azione “inquinamento zero” da raggiungere entro il 2050.