Il canto del verzellino

Nella sua produzione, più di altri scrittori italiani, Tano Citeroni ha rappresentato il destino di solitudine che segna spesso la vicenda umana. Dal visionario piccolo piccolo in cerca della sua ora fatale di Via Nazionale, sua opera prima, alla satira di costume sulla borghesia romana in Amori mobili; dalla delicata e struggente vicenda tra un anziano pittore e una giovane badante extracomunitaria di Lontano da qui, alla storia del giovane Alberto in cerca di identità e rapporti autentici nella Cinecittà del dopoguerra in Dalla cintola in su. Lo scrittore, che ha vissuto sempre a Roma, ma che della città cosmopolita ha sofferto i limiti e ha vissuto le nevrosi, con Il canto del verzellino, pubblicato postumo dalla Diabasis, si spinge nell’estrema periferia laziale, metafora dell’ambiente di provenienza della sua famiglia, per raccontarci la sofferenza, dovuta proprio allo sradicamento dai luoghi e dalla cultura di origine, attraverso personaggi segnati in modo diverso dal fallimento degli affetti e dall’incapacità a relazionarsi. Aldo e Wanda sono due fratelli che si ritrovano dopo anni di lontananza nella casa paterna dopo la morte della sorella Adele. Lui agente carcerario in pensione, incapsulato in una vita piatta priva di slanci, lei con un matrimonio fallito alle spalle e con ambizioni artistiche frustrate. Entrambi però condizionati dall’esperienza di difficile adattamento della famiglia di origine, che si spostò dal Polesine nella piana di Latina all’epoca della bonifica fascista delle paludi pontine. L’incontro con il giovane Ruggero, da poco uscito dal carcere, occupato a rifarsi una vita attraverso un lavoro originale e redditizio, gli incroci tra uccelli, è la novità che si inserisce nel rapporto difficile tra i due, ma in maniera troppo scoperta e debordante. La concitata e ossessiva relazione sessuale tra Wanda e il giovane lascerà, infatti, l’amaro in bocca e non aiuterà i due fratelli a trovare un giusto rapporto. Il tornado, che in pochi minuti sconvolge l’opaca consuetudine dei giorni di Aldo, dopo la partenza definitiva di Wanda, diventa l’evento purificatore: dinanzi al crollo di tutto, l’uomo si riscopre simile agli altri e riesce ad aprirsi ad una relazione autenticamente umana fatta essenzialmente di disponibilità e accoglienza. E su questa rinata fiducia nell’uomo ecco levarsi il canto di una coppia di verzellini miracolosamente scampati alla furia distruttrice della natura. Nuoce alla prima parte del racconto qualche pagina di eccessivo realismo proprio nelle scene di sesso, ma anche l’inserimento di notizie storiche eccessivamente datate, che disturbano il visionario e magico magma creaturale di cui Citeroni è sapiente tessitore, e che ci riporta ad atmosfere e personaggi di William Faulkner. Nelle sue pagine felici il romanzo, sospeso tra realtà e simbolismo, ha il merito di presentarci l’uomo d’oggi dominato dalle sue incertezze e ossessioni ma anche dalla mai sopita ricerca di Assoluto: Aldo vorrebbe alzarsi, parlare a voce piena, raccontare ogni breve moto della sua vita, e chiedere, domandare, informarsi, sapere tutti i perché di ciò che non è avvenuto, di chi le colpe, come si dovevano vincere i timori e le paure, come si cancellano le angosce e anche le speranze, i giudizi della gente, se c’entra la fede….

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