Il brigante Valdemaro

C’era una volta, in un tempo assai lontano, un brigante chiamato Valdemaro. Rassicuratevi: non era un brigante da far terrore, come quelli che popolano certe vecchie fiabe. Ma era pur sempre un brigante, anche se di piccolo calibro. Qui si narra come, le sue malefatte, rischiarono di costargli la vita. Un giorno dunque, l’eco delle sue prepotenze, delle sue rapine giunse agli orecchi del Re che governava con giustizia sul paese in cui si svolge la nostra storia. Il Re mandò dunque le sue guardie nel bosco dove Valdemaro si nascondeva dopo le sue scorribande, perché lo arrestassero e lo conducessero davanti a lui. Alla presenza del Re, i segretari reali incominciarono a leggere i diversi volumi in cui erano minuziosamente registrate tutte le azioni del brigante. Un cumulo tale, da far paura! Il Re, che oltre ad essere giusto, era anche oltremodo buono e cercava tutte le maniere per poter salvare i suoi sudditi dalla prigione a vita (la condanna più dura che vigeva nel regno), scuoteva la testa preoccupato e pensava: Come farò a trarlo d’impaccio? . Figlio mio – disse poi ad alta voce, giacché chiamava figli tutti i suoi sudditi – possibile che nella vita tu non abbia mai fatto niente di buono? Valdemaro frugò ansiosamente nei meandri della sua memoria, cercò di risalire fino alla sua infanzia: niente da fare. Per quanto si ricordasse lui, anche sua madre diceva sempre: Questo mio figlio è proprio un brigante!. Intanto i segretari continuavano a sciorinare le malefatte di Valdemaro il quale, a sentirle leggere difilato, l’una appresso all’altra, si rendeva ben conto che si trattava di una vera e propria montagna, difficile da scavalcare. Povero me, sono perduto!, pensava il brigante quando, all’improvviso, si sovvenne di aver dato un soldo, un giorno, a un mendicante. Era solo un soldo, è vero, ma nella memoria di Valdemaro adesso luccicava come una montagna d’oro zecchino. Con quel soldo, forse, avrebbe potuto comperarsi la salvezza. – Sire – disse timidamente – ora mi ricordo che un giorno io diedi un soldo a un povero cencioso che incontrai sulla mia strada. Il viso del Re si illuminò di gioia. – Cercate nel libro! – disse ai segretari – Deve esserci scritto, da qualche parte! I segretari si chinarono, in silenzio, sui volumi polverosi. Mentre le loro dita affusolate scorrevano lungo le righe nere d’inchiostro, il brigante Valdemaro si struggeva dal rimorso di non aver dato al mendicante, quel giorno, tutta la sua bisaccia. Un soldo solo! Sarebbe stato registrato? Sì, l’episodio del soldo donato venne scovato. All’udire messer Consalvo, uno dei segretari reali, che annunciava: – L’ho trovato! – il brigante Valdemaro trasse un gran sospiro di sollievo… e il Re non fu da meno. Ma perché il segretario tardava tanto a leggere quella buona azione che luccicava come una perla nella vita del brigante? Messer Consalvo chiamò accanto a sé altri due segretari, messer Cassiano e messer Learco, i quali lessero e rilessero le righe che egli mostrava loro. Dopo un tempo che al brigante parve eterno, messer Consalvo rialzò la testa dal libro e disse, scuotendo il capo: – Non è possibile conteggiare l’episodio nella colonna delle buone azioni. – Come sarebbe a dire: non è possibile? – tuonò Valdemaro con una vera voce da brigante, vale a dire una voce da far paura – Io quel soldo lo diedi, me ne ricordo bene! – Come, non è possibile? – chiese il Re, dispiaciuto. – Non è possibile – spiegò messer Cassiano – perché è stato registrato anche che, per quel soldo, il brigante Valdemaro si compiacque tra sé per un anno intero. E se ne vantò con sua madre finché lei restò in vita. – Ora, anche tenuto conto delle attenuanti, cioè del fatto che un brigante possa stupirsi di sé stesso scoprendo in sé un lato buono, compiacersene per un anno intero, francamente è troppo! – In fondo si trattava solo di un soldo. E di rame, per giunta, neppure d’oro! – precisò messer Learco. Il re sorrise, quasi divertito e disse: – Figlio mio, per fortuna che, quel giorno, non ti passò per la testa di dare tutta la tua bisaccia, altrimenti non ti sarebbero bastate due vite per vantartene! Il brigante chinò la testa, confuso. Se ne era vantato, eccome, lo sapeva bene, come ora sapeva bene che la sua situazione era davvero disperata. – Benedetto figlio! – disse il Re, e tutti poterono notare che la sua voce era incrinata da un pianto trattenuto -, anche mettendoci tutte le mie buone grazie e quelle della Regina, non si può fare niente per abolire quella condanna che hai firmato tu stesso. – Conducetelo via – disse poi alle sue guardie. Il brigante venne condotto via, in catene. Il Re lasciò la sala del trono, addolorato. I segretari reali chiusero i grossi volumi della vita del brigante Valdemaro e li consegnarono a messer Eleazaro, il bibliotecario reale perché li riponesse sugli scaffali della biblioteca. Messer Eleazaro prese uno dei volumi sottobraccio e salì lungo la scaletta traballante della biblioteca. Proprio nell’ultimo scalino, inciampò. Il grosso volume gli cadde dalle mani e dal volume uscì un foglietto bianco, leggerissimo, scritto a matita. Messer Eleazaro scese per raccogliere il volume, vide il foglietto e lo lesse. Poi volò letteralmente fuori dalla biblioteca, gridando: – C’è speranza! C’è speranza! Alle sue grida accorse il Re in persona. Cosa c’era dunque scritto in quel prezioso foglietto? domanderete voi. C’era scritto che, una volta, il brigante Valdemaro scese dal suo cavallo, si fermò accanto a un povero cieco che chiedeva la carità di un bicchier d’acqua, in nome del Re, e gli diede da bere. Non se ne vantò? chiese il re, trepidante. – No, anzi, dimenticò subito quell’ episodio di poco conto – disse messer Eleazaro. – Allora è salvo! – esclamò il Re, pieno di gioia -. Voglio essere io stesso a portargli la notizia. Il Re scese nei bui sotterranei delle prigioni reali e condusse fuori il brigante Valdemaro, il quale continuava a ripetere tra le lacrime e il riso: – Un bicchiere d’acqua! Salvato da un bicchiere d’acqua! Non ci posso credere! – È proprio vero che a voi si convengono le piccole cose – disse il Re – E saranno le piccole cose che vi salveranno. Al colmo della gioia, il brigante Valdemaro abbracciò il Re e disse: – Quel povero cieco! Credevo che mi fosse debitore e invece sono io che debbo qualcosa a lui! Adesso non mi resta che andare a cercarlo, per ringraziarlo. – L’hai già fatto – disse il Re, stringendosi al cuore il brigante.

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