Il Bodu Bala Sena e il fondamentalismo buddhista

Arrivata alla pace, dopo un conflitto durato venticinque anni, la popolazione sta assistendo all'ascesa del BBS, un'organizzazione buddista singalese, caratterizzata da posizioni estremiste e fondamentaliste
Manifestazione contro il razzismo a Colombo

Negli ultimi tempi, la complessa situazione socio-politica dello Sri Lanka si è arricchita di nuove tensioni con l’ascesa del Bodu Bala Sena (BBS), Forza del Potere Buddista. Si tratta di una organizzazione, appunto buddista singalese, caratterizzata da posizioni di estremismo e fondamentalismo, che ha sede a Colombo, la capitale dello Stato da poco uscito da una delle guerre più crudeli e cruente degli ultimi anni, che ha contrapposto la minoranza tamil e quella singalese.

Arrivati alla pace, con molte ferite da rimarginare ed un processo di integrazione tutto da inventare, dopo 25 anni di conflitto, l’apparire del BBS ha fatto riemergere i fantasmi di un nuovo conflitto. Il gruppo, infatti, si è distinto negli ultimi tempi per campagne anti-cristiane e anti-musulmane in nome dell’identità buddhista singalese. A fondare questa organizzazione sono stati due monaci – in Sri Lanka si pratica il buddhismo nella sua versione tradizionale chiamata theravada – Kirama Wimalajothi e Galagoda Aththe Gnanasara, già da tempo impegnati in politica con posizione di difesa dell’identità singalese.

I due si sono staccati dal Jathica Hela Urumaya (JHU) che accusavano di non essere abbastanza deciso nella difesa e nella protezione del buddhismo. Gnanasara già nel 2004 si era presentato come candidato nel distretto della capitale Colombo per le elezioni politiche. L’attuale sede del nuovo movimento è il Sri Sambuddha Jayanthi Mandira in Colombo, un tempio con un centro culturale di recentissima costruzione inaugurato dal presidente Mahina Rajapaksa nel maggio del 2011.

L’organizzazione non si preoccupa solo dell’attuale stato della tradizione buddhista all’interno dell’isola dell’oceano Indiano, ma anche delle diaspore dei singalesi che si trovano in varie parti del mondo, in particolare nei Paesi del Medio Oriente dove l’islam è accusato di non permettere la professione della religione buddhista.

Nel corso della prima convenzione nazionale del partito, tenutasi lo scorso anno, sono state passate cinque mozioni fondamentali: l’abolizione della possibilità di operazioni di sterilizzazione all’interno delle strutture ospedaliere pubbliche, la sostituzione dei vari sistemi legali (in base alla religione di appartenenza) con un un’unica formula giuridica valida per tutti i cittadini, la garanzia di preferenza per l’ammissione universitaria agli studenti che frequentano corsi di buddhismo, la nomina di monaci come insegnanti di storia ed altre materie all’interno delle scuole pubbliche e la decisione di non garantire mediazioni a problemi nazionali di carattere etnico e religioso.

La manifestazione, fino ad oggi, più eclatante del nuovo partito è stata la dimostrazione organizzata, alla fine del 2012, davanti all’Alto Commissariato (Ambasciata) del Bangladesh a Colombo, per protestare contro gli incidenti che avevano visto buddhisti presi di mira da musulmani nel grande Paese del sub-continente indiano.

Anche i cristiani sono stati oggetto di rimostranze, spesso violente. Pochi giorni dopo la grande manifestazione di Colombo, un gruppo di BBS ha forzato la residenza di un pastore protestante, accusato di cercare di convertire buddhisti nel nome di Cristo. Le proteste si sono estese, poi, anche in altre parti del Paese come a Badulla, molto distante da Colombo nella provincia orientale dell’isola, dove si accusavano gruppi ed individui, oltre che di tentativi di conversione, anche di aver danneggiato siti archeologici cari ai buddhisti e alla loro storia. Altro episodio che ha suscitato scalpore è stato l’incidente presso lo Sri Lanka Law College di Colombo, quando all’inizio del 2013, il BBS ha costretto l’amministrazione a ritardare l’iscrizione degli studenti per il nuovo anno accademico, con il pretesto che erano stati usati favoritismi nei confronti di studenti musulmani, a discapito dei buddhisti.

Il BBS e la sua politica sono fonte di grossa preoccupazione all’interno delle minoranze etniche e religiose. Anche la maggioranza della popolazione buddhista dello Sri Lanka disapprova le loro azioni. La stampa stessa non ha esitato a definire i seguaci del partito “buddisti talebani”. Il timore è che, a qualche anno soltanto dal temine del conflitto civile, possano scoppiare nuovi focolai di tensioni sociali con conseguenze davvero deleterie per il Paese.

Nell’isola dell’oceano Indiano i buddhisti, tutti singalesi, sono il 70 per cento della popolazione che conta, complessivamente, 20,8 milioni di abitanti. La minoranza etnica più consistente sono i Tamil. Da un punto di vista religioso, gli indù (12 per cento della popolazione totale), ma anche i cristiani (circa il 9 per cento fra tamil e singalesi) e i musulmani (9,5 per cento) rappresentano minoranze consistenti.

Negli ultimi due mesi gli atti violenti si sono moltiplicati: due settimane fa militanti del BBS hanno distrutto l fabbrica tessile di un musulmano, alla periferia di Colombo, mentre la polizia assisteva e lasciava fare. Si diffondono, intanto, manifesti e disegni che ridicolizzano l’islam e le sue prescrizioni. Ci sono stati attacchi anche a due chiese e sembra che gli attacchi ai cristiani perpetrati fino ad oggi siano stati una cinquantina.

Dopo una nuova serie di intemperanze da parte del BBS, negli ultimi giorni di aprile, migliaia di giovani, musulmani cristiani e buddhisti, hanno organizzato una manifestazione per riaffermare la volontà di liberare il Paese dall’odio etnico e religioso. Si è trattato di un atto assolutamente pacifico, quasi spontaneo.

«Ci stiamo ancora riprendendo da una lunga guerra civile – ha dichiarato all’agenzia cattolica AsiaNews Marisa una giovane cristiana, tra gli organizzatori della manifestazione – eppure vediamo segnali d'odio crescere nella nostra società. Come giovani di questo Paese, sentiamo che è nostra responsabilità aiutare a costruire uno Sri Lanka libero dall'odio. Questo è il nostro primo passo, ma abbiamo un lungo cammino innanzi a noi».

Significativa, fra i partecipanti, è stata la presenza del ven. Baddegama Samitha, un monaco buddhista che si è detto «molto felice dell'iniziativa delle nostre nuove generazioni, per sradicare il razzismo dal Paese. Hanno le mie benedizioni».

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