Igino Giordani, uomo di pace

Il 18 aprile del 1980 terminava i suoi giorni terreni Igino Giordani. Lo ricordiamo in maniera viva con questo scritto reso disponibile da Nuova Umanità sulla questione della pace davanti alla frattura epocale della Grande Guerra
Giordani

 

 

La cultura della pace deve collocare la figura di Igino Giordani fra i testimoni più vivi del XX secolo. La sua azione e il suo pensiero hanno avuto modo di svolgersi in tempi difficili, impossibili per il pacifismo, come quelli della prima guerra mondiale. In quel clima, la posizione più pacifista era quella «neutralista», dettata dalla considerazione che si sarebbero ottenuti maggiori vantaggi dalla scelta di non entrare in guerra. Gli stessi partiti e movimenti d’opposizione alla guerra, come i socialisti e alcune parti del mondo cattolico, ragionavano in questo modo.

 

Giordani no: era un pacifista convinto, la sua posizione era maturata ancora prima di raggiungere, quale cartolina sottotenente di fanteria, le trincee sul Carso, dove rimarrà gravemente ferito, nonostante il suo radicale rifiuto di sparare contro il nemico. Il suo pacifismo attingeva direttamente dal Vangelo: uccidere un altro uomo avrebbe significato assassinare l’essere fatto a immagine e somiglianza di Dio. Non era possibile, mai e in nessun caso. Il pacifismo di Giordani accompagnerà la sua azione politica e culturale nei decenni successivi, durante il suo impegno intellettuale, parlamentare e di scrittore. E' uno dei tratti più vivi della sua esperienza spirituale.

Alberto Lo Presti

(tratto da Nuova Umanità XXX (2008/1) 175, pp. 27-54)

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