I regali di Antonella

L'ultimo disco della Ruggiero è un'opera godibile e ben fatta, che colpisce e affascina gli ascoltatori, perfetto come sottofondo di una vita vissuta freneticamente.
antonella ruggiero

Si intitola I regali di natale (Edel) il nuovissimo disco di Antonella Ruggiero. Un doppio christmas-album per un totale di 20 canzoni, tutte ispirate, direttamente o indirettamente, al Natale.

Fin dal primo ascolto colpisce ed affascina, oltreché per la consueta classe interpretativa, per la raffinatezza dell’approccio stilistico. Un’eleganza colta, ma mai algida: suoni essenziali, prettamente acustici, con l’encomiabile sforzo di riportare il baricentro espressivo alla sobrietà e all’intima semplicità di una festa ormai così mercificata da aver perso quasi tutto del significato originale.

 

L’eclettismo di Antonella le consente di spaziare con non-chalance dal sacro al popolare, dalla classica al multietnico, dall’antico al moderno; passando, con la consueta leggiadria vocale, dal latino all’italiano, dal francese all’inglese. Ci sono classici famosissimi (da Adeste Fideles a Stille Nacht passando per l’Ave Maria di Bach-Gounod e il Panis Angelicus di Frank), ma c’è spazio anche per splendide perle medioevali e tradizionali dialettali in sardo e siciliano.

 

Un disco di straordinaria dolcezza e calore, trapuntato di flauti e fisarmoniche, arpe e violoncelli, e su tutto, la voce sempre purissima e cristallina dell’interprete genovese. Prodotto come sempre dal fido e sapiente Roberto Colombo, l’album s’avvale di uno stuolo di eccellenti session-men tra cui spiccano il chitarrista Maurizio Colonna, il pianista Mark Harris e il contrabbassista Massimo Moriconi.

 

Insomma, un signor disco: perfetto tanto per essere goduto con l’attenzione che si deve ad un prodotto artigianale d’alta cultura, quanto per far da sottofondo balsamico ad ore sempre troppo frenetiche. E magari anche per ritrovare un po’ dei natali della nostra infanzia, dove, come scrive la Ruggiero nell’introduzione, c’era «l’attesa di qualcosa di bello, e bella era proprio l’attesa: immaginare, fantasticare, senza capire, ma semplicemente gioire, come solo i bambini sanno fare».

 

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