I ponti giovani di Budapest

La città ungherese comincia a popolarsi dei ragazzi dei Focolari. C’è aria di festa, c’è attesa, senza dimenticare chi per la guerra è rimasto a casa
genfest emmaus

Stazione Roma Termini, ore 19 di mercoledì. Sul treno per Vienna sono circa 150, con zaini e bandiere a “invadere” i vagoni, tra la sguardo sorpreso dei turisti. Aeroporto di Ciampino giovedì mattina. Stessa festa, bagagli più compressi per i viaggi low cost, ma anche qui l’invasione allegra non passa inosservata. I giovani dei Focolari sono in partenza per Budapest, la capitale ungherese che ospiterà il Genfest 2012: un appuntamento atteso da dieci anni dove si ritroveranno per raccontarsi con i linguaggi tipici degli under 30 e anche 20, che non è impossibile pensarsi cittadini solidali, in dialogo con chi non è della mia fede, del mio continente, del mio colore. 

Let’s bridge è una frase non grammaticalmente significativa, ma è il titolo voluto per quest’incontro. Perché proprio i ponti saranno la metafora su cui si articolerà l’intero programma. In un mondo dove le autostrade fisiche delle nostre vite e quelle virtuali della rete corrono spesso parallele, limitandosi a incroci veloci, i ponti che questi ragazzi vogliono mettere in piedi hanno la progettualità profetica di Chiara Lubich che fin dal ‘68 li ha spinti a credere ad un mondo fraterno, individuando le travi solide nelle parole del Vangelo e le arcate nella testimonianza concreta e quotidiana.

Maria Voce (nella foto) presidente del Movimento dei focolari, attesissima dai giovani per il discorso programmatico del Genfest, è in fila per il check in low cost a Ciampino. Appena individuata dai gruppi in partenza, scattano a raffica le foto, le presentazioni, i saluti festosi, i racconti sulla preparazione a questo viaggio. «Trovarci insieme è già una grande gioia – commenta Maria Voce, festosamente presa d’assalto, insieme ai suoi collaboratori e ai primi compagni della Lubich, anche loro con valigie alla mano -. Qui possiamo da subito costruire ponti tra generazioni». I suoi capelli bianchi e quelli simili dei collaboratori non stonano accanto a jeans e treccine colorate. «Oggi nel salmo si leggeva che una generazione narra all’altra le meraviglie del Signore – continua Maria Voce -. Vorrei che questo Genfest fosse uno scambio delle ricchezze di Dio». Si unisce a lei anche il co-presidente dei Focolari, Giancarlo Faletti: «Il Genfest è stato un cammino fatto di lavoro, di difficoltà, di creatività».

Nel Palasport Arena fervono i preparativi. Ogni giorno alle 17 una diretta live su www.genfest.org racconta i dietro le quinte della manifestazione, il profilo twitter in appena due giorni ha già raggiunto i 100 mila iscritti, mentre mancano 36 ore allo start ufficiale di venerdì sera, alla presenza del sindaco e del cardinale. C’è però chi è rimasto a casa, come i giovani della Siria che non hanno ricevuto il visto per la particolare situazione del loro Paese. «Il nostro Genfest comincia qui – hanno detto – dai nostri che hanno più bisogno e nei campi profughi». I ponti di pace di Budapest arrivano fin laggiù.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons