I pedofili sono malati guaribili?

Continua la riflessione sul tema, stavolta ci soffermiamo sugli autori dell'abuso. È pensabile per loro un recupero? Gianni Russo ci offre una risposta nel libro di Città Nuova, "L'innocenza tradita. Pedofilia: il punto sulla questione".

La pedofilia continua a far discutere. Ieri, anche il card. Angelo Bagnasco si è espresso sul caso dei preti-pedofili all’apertura del Consiglio episcopale permanente a Roma.  Una condanna dura del fenomeno, soprattutto perché «se commessa da una persona consacrata − afferma Bagnasco − , acquista una gravità morale ancora maggiore». Proviamo allora a  vedere il tutto da un punto di vista ribaltato. La nostra società spesso parla di "riabilitazione" di soggetti che hanno commesso degli errori. Ci chiediamo allora se anche in questo caso sia possibile percorrere questa via.

 

Riportiamo uno stralcio dal contributo di Gianni Russo contenuto nel libro L’innocenza tradita. pedofilia: il punto sulla questione:

 

«I media hanno ingiustamente evidenziato che i danni arrecatia questi giovani sono “inguaribili” e che lo stesso pedofilo è un malato “inguaribile”. Abusati e abusanti sono persone senzasperanza. Perciò alcuni abusati hanno reagito definendosi non “vittime”, ma “sopravvissuti”, ad indicare che non sono delle persone ormai fuori dal normale, ma delle persone che hanno vissuto una difficile esperienza, ma che ora camminano con uno sguardo verso il futuro, pieni di speranza non solo per se stessi, ma anche per coloro che in passato hanno abusato di loro. Occorre distinguere preti “pedofili”, ossia che abusano di bambini prepuberi e altri che abusano di ragazzi postpuberi. La maggior parte di casi si riferiscono al secondo gruppo. Queste persone sono “curabili” sia con trattamenti psicoterapeutici che li portano a superare il loro attuale “blocco” nella prima adolescenza, sia con farmaci anti-androgeni, capaci di ridurre temporaneamente la libido. Anche piccole dosi di questi farmaci riducono significativamente il livello di testosterone nei maschi e quindi l’intensità e il desiderio sessuale. Si tratta di forme di “castrazione chimica” reversibile, utili temporaneamente al fine di strutturare meglio le strategie di management.

 

Il «Saint Luke Institute» di Silver Spring, nel Maryland, ha trattato oltre 300 casi di preti abusatori, e in 10 anni ci sono stati soltanto 2 casi di recidive. I dati sulle recidive non sono concordi, ma è certo che il successo dipende molto dal quoziente di intelligenza degli abusatori. I preti americani accusati di abusi sessuali mostrano una media di IQ di 122, che li pone al livello del 7% della popolazione nazionale. Si ritiene, pertanto, che non sono paragonabili i successi del trattamento terapeutico con questi sacerdoti rispetto alla popolazione di abusatori in carcere. Uno studio di Abel et al. ha mostrato che abusatori non incarcerati che hanno abusato di giovani fuori dalle loro famiglie avevano una media di 72.72 vittime e di 128.11 come totale di atti di abuso. D’altra parte i preti americani accusati avevano una media di 8.52 vittime e un totale di casi di abuso pari a 32.14. Il che indica che i preti hanno commesso un numero di abusi assai inferiore.

 

Forse occorre essere meno catastrofici circa la possibilità di recupero di questi sacerdoti e religiosi, senza trascurare la forza guaritrice di Dio, la trasformazione interiore dello Spirito Santo e il sostegno dei sacramenti. Inoltre, in una prospettiva di fede, occorre superare pessimismi e scetticismi e considerare il ruolo della virtù della speranza non solo per abusatori e abusati, ma per le comunità cristiane che si percepiscono anche loro come vittime di una situazione che provoca sofferenza al loro interno. Ci sono tante tragedie nella vita umana e nessun uomo sarà mai capace di rispondervi adeguatamente o di superarle, ma la speranza cristiana ci sostiene, ci invita ad alzare il capo, a guardare verso il Regno e a camminarvi speditamente con coraggio. Molti “miti” circa i preti pedofili vengono più dalle nostre infantili paure o proiezioni psichiche che dalla verità delle loro persone».

 

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