I morti sono tutti uguali

La strage di Baghdad fa più di 200 vittime. Dieci volte più della strage di Dacca, che ha colpito nove italiani. Ma nessuno, o quasi, ne parla. Il rischio di considerare i morti in modo selettivo
Baghdad © Michele Zanzucchi 2003.JPG

Ieri sera, a Cisterna di Latina, è stato presentato un bel libro di Francesca Corrao, docente alla Luiss, dal titolo “Islam, religione e politica” (Edizioni Luiss), una ricca e dotta ma abbordabile introduzione alla complessità della questione islamica. Correttamente, all’inizio della manifestazione nel bel Palazzo Caetani, gli organizzatori hanno voluto ricordare i morti di Dacca con un minuto di silenzio. Nel mio intervento ho applaudito ovviamente all’iniziativa, ma chiedendo che fossero associate nel ricordo anche le più di 40 vittime dell’attentato all’aeroporto di Istanbul e le più di 200 dell’attacco al centro commerciale di Baghdad. Perché non esistono morti di serie A e morti di serie B nella lotta al terrorismo.

 

Dispiace dirlo, ma i colleghi de la Repubblica, Corriere e la Stampa, i tre maggiori quotidiani italiani, non hanno fatto ieri un servizio ai loro lettori: nessun articolo sulla strage di Baghdad, dove il Daesh ha ucciso 213 persone e ferito centinaia di uomini e donne, in maggioranza sciiti. Solo la Stampa, in un articolo dedicato agli attentati in Arabia Saudita, dedica una riga all’evento della capitale irachena. Meno male che ci pensa Avvenire, che dedica invece una pagina intera all’attacco al centro commerciale Al-Hadi. Per rappresaglia, il governo iracheno ha deciso di eseguire le condanne a morte di tutti i terroristi detenuti nelle prigioni irachene. Morti su morti.

 

Si dirà: «Ma a Baghdad è andata di scena la guerra infra-musulmana, affari loro, che ci interessa? Se sunniti e sciiti si scannano, peggio per loro. Meglio che muoiano dei loro che dei nostri. A Dacca, invece, sono risultate vittime dei nostri connazionali, dobbiamo parlarne perché ciò ci colpisce direttamente». Per carità, si capisce l’attenzione ai nostri caduti, ma come non capire altresì che il Daesh lo si sconfiggerà solo se sapremo allearci con il mondo musulmano che non vuole la morte e la violenza? Come non capire che dobbiamo solidarietà ai nostri amici musulmani che soffrono più di noi le sfuriate barbare dei miliziani di Raqqa? Come non capire che un atto di solidarietà con le vittime musulmane può più di mille bombe nella guerra al Daesh?

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