I Momix e l’unità delle arti

Fino al 22 marzo al Teatro Olimpico per l'Accademia Filarmonica romana il celebre gruppo di danzatori diretti da Moses Pendleton
momix bothanica

L’arte è una sola, ma le sue forme sono molteplici. L’affermazione, che può apparire scontata, non lo è in verità, dato che ogni singola forma tenderebbe spesso a chiudersi nel proprio recinto. Lo spettacolo dei Momix, la compagnia fondata e diretta da Moses Pendleton, invece, non è solo un balletto di acrobati-illusionisti, ma anche performance di architetture corporee, di musiche, di suggestioni visionarie. Bothanica, il loro spettacolo portato a Roma ed in tournée per l’Italia – è da poco stato a Brescia – non si dovrebbe nemmeno chiamare “spettacolo”, ma “opera globale”.

 

È infatti «una metamorfosi – dice l’autore – di corpi che si trasformano in pietre, alberi o api». Un moto incessante della natura che vive e produce vita, dove gli esseri umani volteggiano, strisciano, corrono e si innalzano secondo il ritmo delle Quattro Stagioni. La musica nota di Vivaldi e i brani di Peter Gabriel percorrono la miscela di danza, acrobazia, luci e scenografie. La musica non è contorno, ma fonte di ispirazione, personaggio essenziale nella raffigurazione di questa “opera totale” che è anche dramma e poesia.

 

L’aprirsi della primavera in fiori crea brani lirici di corpi e di anime che si schiudono all’amore, ma nelle altre stagioni creature mostruose, tempeste, assalti e nebbie scuotono e turbano natura ed umanità. È indubbiamente una visione surreale questa proposta dai Momix, ma di profondo significato metaforico. Fermarsi infatti al solo immediato aspetto di armonie o di disarmonie “armoniche” – si perdoni il bisticcio – di raffigurazioni, corpi e colori, rischierebbe di non penetrare nel cuore di un’opera totale che lascia un messaggio alto. La bellezza, perduta e sempre da cercare, muore e rinasce in tutta la creazione.

 

Gli uomini e le donne che la fanno rivivere – undici danzatori e danzatrici in tutto – se ne fanno strumenti, grazie al moto incessante o statico dei loro corpi-anime. I quali non sono fusi con la natura, ma ne emergono e la “dominano”. La musicalità dei colori, l’elettricità della danze,la vitalità che li pervade esprimono appunto, attraverso l’unione delle diverse forme espressive, la personalità dell’uomo e la sua tensione catartica verso un infinito, evocato in modo fantasioso e poetico da questi straordinari atleti-attori.

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