I compiti di casa

Nostro figlio Marco frequenta la terza elementare. A scuola se la cava, ma non vuole mai fare i compiti, vorrebbe sempre giocare. All’inizio pensavamo che la colpa fosse delle insegnanti troppo esigenti, ora non ne siamo più sicuri… Come comportarsi?. N. e P. – Torino Questi benedetti o maledetti compiti! Per molti genitori rappresentano un vero e proprio calvario, dovuto ai lunghi tempi di esecuzione da parte dei figli. Infatti, se per molti bambini fare i compiti non rappresenta alcun problema o, anzi, è una piacevole fatica, per altri è un incubo. Forse per queste difficoltà, alcuni genitori li ritengono inutili, supponendo che i bambini dovrebbero imparare a scuola e a casa svagarsi e divertirsi. Per non parlare poi di quelle situazioni ove alcune insegnanti (per fortuna rare) ne affidano una quantità enorme, rimproverando successivamente qualora non siano stati eseguiti a dovere. In realtà, i compiti a casa, se proposti in modo adeguato all’età, costituiscono una buona opportunità per crescere. Ma chiediamoci: cosa significano per il bambino? Sicuramente molte cose, ma, forse, la più importante è quella di imparare a organizzarsi: un apprendimento che inizia già negli anni delle elementari e accompagnerà il bambino per tutta la crescita. Infatti, tutti i genitori desiderano che i loro figli diventino autonomi in modo da affrontare da soli le varie circostanze della vita, senza l’aiuto degli adulti. Ciò vuol dire imparare a darsi dei tempi, degli spazi, e strutturare in modo proficuo il proprio tempo. I compiti allora rappresentano un’occasione educativa (non la sola naturalmente) ove il bambino può imparare a disciplinarsi, elaborando il suo lavoro, che dovrà successivamente consegnare all’insegnante. Questi avrà modo di apprezzare quanto fatto e di sostenerlo o, in alcuni casi, di ammonirlo (però anche l’ammonimento dovrebbe essere sempre costruttivo, tenendo presente il fine non di umiliare, ma di incoraggiare). Fare i compiti quindi forma alla responsabilità nei confronti di sé stessi e degli altri. Tuttavia, i genitori possono svolgere un ruolo importante di sostegno al figlio nell’esecuzione dei compiti, assumendo l’atteggiamento opportuno. Suggerirei di: – Far mantenere sempre lo stesso orario, possibilmente dopo aver giocato ed essersi scaricato dalla fatica della scuola. – Aiutare a scegliere un luogo tranquillo ove far fare i compiti, sicuramente non con la televisione accesa e lontano da fonti di distrazione. – Essere disponibili per aiuti o suggerimenti, però evitando di sostituirsi al bambino. Egli infatti deve sentire che il genitore è pronto a sostenerlo, ma anche che non si fa manipolare. – Evitare umiliazioni o castighi, se il bambino non fa i compiti: è bene invece far sentire che ci fidiamo di lui, della sua capacità di fare, evitando di mettere fretta o di ridicolizzarlo, se per caso sbagliasse. È sempre importante non denigrare mai la figura dell’insegnante, ma, se ci fossero problemi, prendere tempo e, successivamente, chiedere un colloquio per chiarire la situazione. Infatti, mi sembra importante che nello sviluppo dell’autonomia, il bambino senta un accordo fra gli adulti – in questo caso insegnanti e genitori – e la loro disponibilità a collaborare, salvaguardando ciascuno il proprio ruolo. In questo modo, i genitori creano l’ambiente favorevole che permetterà al bambino di sperimentare quanto l’essere autonomo sia una cosa importante e bella.

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