I cattolici e l’unità nazionale

Nel primo centenario dell’unità nazionale, Fabrizio Schneider scriveva un lungo articolo su Città Nuova, la conclusione del quale, che riportiamo, potrebbe figurare con la data di oggi.
Cammarano

L’apporto dei cattolici all’unità nazionale deve essere questo: impersonare quell’ideale di cittadino onesto, incorruttibile, consapevole dei propri diritti e doveri, ma anche esempio vivente di solidarietà, dedito al servizio del prossimo, pieno di quello spirito di giustizia per cui la ricchezza sfacciata è uno scandalo e la miseria è uno scandalo e l’insensibilità per queste cose è uno scandalo.

 

L’esempio che si dà nel vivere questi ideali è l’apporto più alto all’unità perché ognuno, a qualunque fede appartenga, sente nel suo intimo che qui sta la perfezione, anche se non tutti sono disposti a riconoscere che il cattolicesimo è la via che porta a questa perfezione; il cattolico che percorre questa via ne offre la dimostrazione, realizza un ideale che è di tutti e ne partecipa a tutti l’esperienza viva.

 

Affinché ciò diventi sempre più vero nella realtà italiana, occorre però una maggiore partecipazione dei cattolici alla vita della comunità, in tutti i settori: nella politica attiva come nelle amministrazioni locali, nei sindacati come nei posti di responsabilità del lavoro e delle professioni, nelle istituzioni culturali come in ogni organismo influente sulla formazione dell’opinione pubblica. Troppo spesso invece è regola l’assenza, la critica incostruttiva, l’immotivata sfiducia, l’attendersi tutto dall’alto.

 

Se i cattolici rendessero operante nella vita della società – ognuno nella propria sfera d’azione – lo stimolo evangelico che dovrebbe sempre guidarli, lo spirito di unità che oggi da tante parti si invoca per gli italiani avrebbe un punto di riferimento più preciso e usufruirebbe logicamente di un motivo conduttore più organico ed evidente. In questi ultimi anni molti gravi motivi di disorientamento nell’opinione pubblica sono venuti dal non sapere e dal non volere, da parte del mondo cattolico, impegnarsi in modo conseguente nell’additare (o nell’esigere) soluzioni conformi a incontestabili princìpi morali: quello che è accaduto e sta accadendo nel settore dello spettacolo è un esempio.

 

Che unità potrebbe esservi in uno Stato dove la classe dirigente non avesse la capacità di esprimere una sua etica, una sua precisa visione della realtà?

Perciò l’augurio sincero che si deve fare ai cattolici italiani all’inizio di questo anno è di essere sempre più sé stessi, e in tal modo cittadini migliori.

Fabrizio Schneider

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