I cantori di Kostroma

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La città di Kostroma, a circa 300 chilometri a nord-est di Mosca, risale al XII secolo e fa parte del cosiddetto Anello d’oro, città storiche che incoronano la capitale. Una terra ricca di testimonianze della storia e della cultura nazionale. Ma questa regione è ricca anche dal punto di vista spirituale: qui infatti hanno vissuto diversi santi, tra cui i discepoli del santo russo per eccellenza, Sergio di Radonez?. La storia spirituale di questa terra è inoltre legata a una delle icone della Madonna più amate dal popolo, detta Fedorovskaja. Dinanzi ad essa, nel 1613 il primo zar dell’ultima dinastia regale, Michail Romanov, fu chiamato al trono. Da allora, tutti gli zar e imperatori russi ritennero loro dovere compiere, almeno una volta, un pellegrinaggio a Kostroma. Prima del 1917, la regione contava più di duemila chiese e una sessantina di monasteri, e molte erano le vocazioni sacerdotali e monastiche. Poi la rivoluzione ha sconvolto la vita dei credenti: i monasteri vennero chiusi, le chiese distrutte o trasformate in magazzini, cinema, officine, botteghe, perfino bagni pubblici… Per una settantina d’anni. Lo stato gorbacioviano, infatti, cambiò la propria politica religiosa solo nel 1988, alla vigilia del millenario del battesimo della Russia. Si cominciarono a restituire chiese e monasteri, nessun ostacolo fu più posto dallo stato alla chiesa. E iniziò la rinascita religiosa. Per la terra di Kostroma, tale ripresa spirituale coincise con la nomina, nel 1989, di un giovane vescovo, Aleksandr Mogilev. Energico, dotato di un notevole spirito di intraprendenza e di un gran talento organizzativo, il vescovo trentaduenne non si scoraggiò per le condizioni spaventose in cui versava la diocesi, e si rimboccò le maniche. Riaprì un centinaio di chiese, ricostituì una decina di monasteri. Tutto ciò, naturalmente, richiedeva grossi mezzi economici. Nel territorio di un monastero si trova una sorgente di ottime qualità. Così, con l’aiuto di un uomo d’affari americano, organizzò la produzione di un’acqua minerale chiamata Sorgente santa, che in pochi anni ha conquistato il primo posto del mercato russo. Coi proventi ha restaurato chiese e monasteri, e ha riaperto il seminario. Incaricato dal Sacro sinodo della pastorale giovanile per tutta la Chiesa ortodossa russa, tra le primissime preoccupazioni pastorali del vescovo di Kostroma c’era quella di costituire un coro liturgico di giovani. Nacque così il Coro arcivescovile della Teofania, che prende il nome dalla cattedrale di Kostroma. Diretto dal giovane maestro Oleg Ovcinnikov, nei dieci anni della sua esistenza il coro realizza numerosi concerti dal carattere missionario, in quanto vengono accompagnati da testi sulla vita spirituale e sull’ortodossia. Del repertorio, accanto alla musica sacra, fanno parte anche canti popolari russi. Il patriarca Alessio considera il coro come uno dei migliori gruppi musicali della Chiesa ortodossa russa: più volte lo ha invitato a cantare nella storica cattedrale della Dormizione del Cremlino di Mosca. Il coro ha già compiuto tournée in Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna, Usa” Tuttavia, per questo coro ormai uso ai successi anche internazionali, la tournée di gennaio appena conclusa a Roma e nell’Italia centro-meridionale ha avuto qualcosa di straordinario. In primo luogo, accanto al successo dei concerti e alla testimonianza dell’ortodossia, questo viaggio ha rivestito un grande valore spirituale per gli stessi partecipanti, in quanto pellegrinaggio. Così, se ogni sera il coro si esibiva in concerto, ogni mattina immancabilmente visitava un luogo santo: le catacombe, le tombe degli apostoli e dei primi martiri, le reliquie di tanti santi. E ciò, per la sensibilità spirituale ortodossa, è già tantissimo. Ma la tournée, svoltasi durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ha avuto anche un’enorme importanza come espressione concreta di dialogo della vita tra la Chiesa ortodossa russa e quella cattolica. Da parte romana, la tournée è stata realizzata col concorso del nunzio apostolico mons. Antonio Mennini, da un anno rappresentante della Santa Sede a Mosca, e fin dall’inizio del suo mandato impegnato nel paziente lavoro di ritessere i rapporti con l’episcopato ortodosso russo. Promotore, invece, è stato il Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani. Il coro è stato così ricevuto in udienza privata dal papa e, nelle varie diocesi italiane visitate, dai vescovi locali. Della delegazione ortodossa, as- sieme al maestro Oleg Ovcinnikov e ai cantori, facevano parte lo stesso arcivescovo di Kostroma Aleksandr e il rettore del seminario locale, l’archimandrita Gennadij Gogolev. Il coro ha anche incontrato la Comunità di Sant’Egidio e i Focolari. Così, il pomeriggio del 24 gennaio, si è esibito al Centro Mariapoli di Castelgandolfo, alla presenza di oltre 1800 persone provenienti da tutta Europa, della fondatrice Chiara Lubich e del card. Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani. L’accoglienza calorosa riservata al coro e la partecipazione emotiva del pubblico non hanno intaccato in nulla il raccoglimento spirituale, durato più di un’ora, dovuto al concerto di canti liturgici e popolari. Anzi, come è stato detto, si è pregato due volte. Alla fine, Chiara Lubich ha voluto ringraziare il coro per l’atmosfera di cielo , di alta preghiera trasmessa a tutti, sottolineando il comune amore per la Madonna: gran parte dei canti eseguiti erano dedicati in effetti alla Madre di Dio. Non posso non aggiungere una parola – ha continuato Chiara -. La loro è la terra di Sergio di Radonez?, del XIV secolo. L’amore trinitario, predicato con la vita, ebbe un tale influsso sui monaci che Rublev riuscì a dipingere la celebre icona della Trinità. La fondatrice dei Focolari ha anche citato il patriarca Alessio II, che definisce Sergio di Radonez? un angelo terrestre e un uomo celeste, mettendo così in luce la caratteristica peculiare del santo, immerso nella profonda contemplazione del mistero dell’unità e della trinità di Dio, e nello stesso tempo impegnato attivamente nella vita politica della nazione e vero artefice dell’unità dello stato russo. Per i pellegrini russi in Italia è stata certo una gradevole sorpresa sentire una cristiana occidentale proporre come modello di santità un asceta russo” E qualche lacrima è scesa. Alla Lubich ha fatto eco l’archimandrita Gennadij, che ha parlato anche a nome dell’arcivescovo di Kostroma: La nostra terra ha una storia di mille anni di cristianesimo; in Russia, e anche nella nostra regione di Kostroma, ci sono stati tanti santi. Noi li veneriamo e cerchiamo di imitarli; ma non sarebbe possibile neppure immaginare la vita spirituale in Russia senza le reliquie che si trovano qui in Italia e che abbiamo potuto vedere in questi giorni. In effetti, uno dei solisti del coro ha chiamato i suoi due figli Pietro e Paolo, in onore degli apostoli, e lo stesso padre Gennadij officia a Kostroma in una chiesa dedicata a sant’Alessio romano. Così, la gioia di esser stati a Roma sulle tombe degli apostoli e su quella di sant’Alessio, e di aver venerato le reliquie di giganti della fede particolarmente vicini alla storia del cristianesimo orientale, come Giovanni Crisostomo, padre della liturgia bizantina, o Cirillo, inventore dell’alfabeto slavo, è stata grande. Avviene così che i presenti, pur appartenenti a chiese diverse, si sentano uniti. È quanto sottolineava il card. Kasper: Abbiamo gli stessi santi, la stessa fede dei primi concili, ed è una sfida per noi fare tutto ciò che possiamo per la piena riconciliazione tra i nostri popoli e le nostre chiese. Perché questo è il comandamento del Signore. Il concerto si è concluso nella commozione generale per l’esperienza fatta di quanto unisca i cristiani d’oriente e d’occidente. Speriamo – concludeva il cardinale – che voi siate dei precursori di amicizia tra i nostri popoli e che questo non sia che il primo di altri incontri tra le chiese ortodossa russa e cattolica romana. E così l’augurio rivolto a tutti i presenti, membri dei Focolari e ospiti ortodossi – quello di essere, come san Sergio, angeli terrestri e uomini celesti, intenti alla pace e alla fratellanza universale -, è parso la conclusione più appropriata al concerto. QUELLI SENZA FORMAZIONE RELIGIOSA Così l’archimandrita Gennadij: Per noi, oggi, è difficile lavorare con la gioventù russa, che non riceve nessuna formazione religiosa. Ed ecco che, incontrando oggi il vasto movimento sociale e religioso dei Focolari abbiamo imparato molto, arrivando a conclusioni importanti. Da che cosa è cominciato questo gruppo?, ci siamo chiesti. Dall’attenzione rivolta da alcune persone, nel loro cuore, alle parole sull’amore di Dio. Noi in Russia, oggi, capiamo molto bene che è proprio con l’amore, con la carità, il perdono, l’accoglienza reciproca, che si possono attirare i cuori delle persone che ancora non sono affascinate dalla chiesa. Anche i cuori di quei giovani che non ricevono nessuna educazione religiosa. LA RINASCITA DI UNA TRADIZIONE Brani impegnativi come il Padre nostro di C?aicovskij hanno dimostrato l’alta preparazione degli artisti, per un concerto d’anima d’eccezione. Si è assistito a un messaggio essenziale, per una sovrana rinascita della tradizione corale dei monasteri russi, come hanno testimoniato le ovazioni riservate al coro e ai solisti, tra cui va segnalata l’eccellente Tamara Vorobiova. Il concerto ha manifestato uno dei doni della Chiesa ortodossa russa, la fede cristiana cantata e vissuta, e la bellezza della liturgia bizantina slava. Ne è uscita una celebrazione inattesa dell’anima cristiana russa, un canto sublime che trascina l’anima in alto, e fa pensare al paradiso.

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