I bambini migranti al Giffoni film festival

“Dicono così” è la storia di tre fratelli siriani arrivati a Capua nel 2012. Inseriti in una scuola della città scoprono di avere gli stessi sogni e le stesse attese dei loro compagni, ma imparano anche a confrontarsi con le inevitabili differenze e diffidenze culturali.  E’ uno dei cortometraggi in concorso
Aleppo Ansa

Si apre con la ripresa di Aleppo devastata dalla guerra, il cortometraggio “Dicono così. Una storia, un viaggio, un sogno”, in concorso al Giffoni film festival il prossimo luglio. Anche il cinema dei ragazzi non si sottrae al racconto delle migrazioni con l’innocenza della fanciullezza che non mitiga le fatiche dell’integrazione e della diversità, assieme alle ferite che sono il bagaglio di chi ha perso tutto.

 

La pellicola racconta la storia di tre gemelli che dopo un viaggio di tre mesi arrivano a Capua e iniziano un percorso scolastico in tre classi differenti. Ognuno di loro a suo modo fa i conti con i pregiudizi e con le novità.  “Siete ladri”, grida uno dei ragazzi appena Omar entra in classe, riportando i discorsi sentiti a casa dai genitori, mentre Rasha si trova a fare i conti con compagne che sottolineano la sua estraneità al gruppo staccando le prese del microfono per impedirle di cantare nella sala di incisione della scuola .

 

Omar poi si trova a fare i conti con la cultura dei bulli che gli chiedono una prova di coraggio: rubare un trapano proprio nel cantiere edile dove lavora il padre. Rasha invece viene punita dal papà proprio perché prova a cantare senza chiedere l’autorizzazione.

 

In questo viaggio dentro un mondo bambino che sperimenta contraddizioni e differenze c’è poi l’amicizia candida di alcuni compagni che sottolineano il valore di un legame che non teme la diversità perché “diverso non è sbagliato e neppure brutto. Le farfalle sono diverse ma sono belle e poi quello che non piace a noi è meraviglioso per un altro”: è la dichiarazione con cui Chiara cerca di convincere il papà di Rasha a rimandarla a scuola e alla fine riesce nell’intento.

 

La chiusura del corto è affidata al quaderno della terza sorella e al diritto di sognare, ma lasciamo la sorpresa finale alla vostra visione, i cui titoli finali svelano che dietro la realizzazione della storia c’è una religiosa che è riuscita a tornare ad Aleppo per continuare ad aiutare questi bambini.

 

La scuola si rivela un laboratorio straordinario di incontro e di prove di intercultura: tra quei banchi si vive il nostro presente e si costruisce il futuro di un Paese inevitabilmente multietnico che non può tirarsi fuori dalle tragedie del conflitto che infiammano tanti stati del Mediterraneo.

 

Clicca qui per vedere il corto

 

Nella foto dell'articolo un'immagine Ansa di Aleppo

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