Ho voglia di te

Dopo il clamoroso successo, letterario prima e cinematografico poi, di Tre metri sopra il cielo, pochi si sarebbero aspettati che il sequel delle vicende di Step, Babi e c. sarebbe andato oltre, arrivando a battere il record di incassi per il primo giorno di programmazione di un film italiano. Nel bene e nel male, il cinema di casa nostra riesce sempre a stupire e ci pone di fronte a fenomeni difficili da spiegare. Sono passati tre anni da le vicende di Tre metri sopra il cielo, ma i personaggi sembrano non essere cresciuti. Si ripetono stancamente i soliti cliché di un romanticismo d’accatto: passioni apparentemente indistruttibili, dubbi, tradimenti, estenuanti tira e molla. Quello che è cambiato è il contesto, con i protagonisti che devono confrontarsi con i problemi del mondo del lavoro. Ma anche in questo caso abbondano i luoghi comuni, a partire dall’avvilente scenario della televisione italiana o dai raccomandati figli di papà di turno. Il film è come te lo aspetti: banale, infarcito di frasi fatte, costellato di situazioni scontate, diretto anonimamente da un anonimo giovin regista spagnolo, abbastanza furbetto nel mischiare sentimenti e sentimentalismo di bassa lega e nell’affidare il ruolo dei protagonisti a due come Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti. A ben vedere film come questo sono fenomeni ciclici in un certo senso tranquillizzanti: negli anni Ottanta spopolava Il tempo delle mele; vent’anni dopo il dittico di Moccia testimonia che, nonostante tutto, le cose non cambiano. Almeno a una certa età. Regia di Luis Prieto; con Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Katy Louise Saunders, Maria Chiara Augenti, Ivan Bacchi, Giulia Elettra Gorietti, Susy Laude, Filippo Nigro.

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