Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

Terza puntata della saga del mago più famoso del mondo e di gran lunga la migliore della serie. Questa volta Harry Potter deve fare i conti con Sirius Dark, un pericoloso assassino fuggito dalla prigione di Azkaban, legato in qualche modo alla morte dei genitori del giovane mago e deciso a ucciderlo per completare l’opera. Già dai primi minuti ci si accorge che questo è un film diverso dagli altri: il ritmo frenetico scandisce i tempi di una narrazione asciutta ed essenziale che fa da contraltare alla ricchezza visiva delle inquadrature e ai fantasiosi movimenti di camera del regista messicano Alfonso Cuaron. Il tono cupo ed evocativo, amplificato dalle maestose architetture fanta-gotiche della scuola di Hogwarts, è splendidamente espresso nella fotografia algida e rarefatta di Michael Seresin, tanto che i riferimenti stilistici sembrano più quelli del noir che del fantasy. Siamo di fronte a un evidente salto di qualità della saga di Harry Potter, in parte dettato dal crescere dei protagonisti, ormai in piena adolescenza, e in parte dalla presenza, inusuale in una produzione del genere, di un regista non convenzionale come Cuaron. Certo il film non è esente da difetti, legati soprattutto all’irruenza della narrazione che in alcuni momenti condiziona la comprensione degli eventi e allo scarso spazio lasciato agli elementi di contorno (tra cui i personaggi interpretati dalle guest star Emma Thompson e Gary Oldman), ma ci troviamo di fronte a un prodotto di qualità. Toccherà a Mike Newell, regista del quarto film della serie, raccogliere questa eredità. Regia di Alfonso Cuaron; con Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson. Cristiano Casagni

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