Guide cieche e apprendisti stregoni

Se dovessi pensare ai massimi dieci libri del Novecento, uno di questi sarebbe, e forse il primo per la sua radicale, rivoluzionaria critica di tutto il secolo, Ortodossia di Chesterton, e ancora una volta ripeterei che l’autore è un grande scrittore, anzi un genio, travestito da giornalista, e che l’impresa di tradurne l’intera opera, incominciata e poi a malincuore interrotta da Piemme, dimostra solo che l’Italia ancora non lo merita. Ma ecco pubblicati due inediti importantissimi: Eugenetica e altri malanni (Cantagalli), un capolavoro, e L’utopia degli usurai (Excelsior 1881). C’è da rimanere a bocca aperta, anche per me che lo leggo da decenni, nel contemplare non solo, ancora una volta, una superiore intelligenza in magnifica azione, ma una capacità profetica che ci raggiunge, oggi, sbalorditivamente. Chesterton mette in radiografia, anzi in risonanza magnetica, l’Inghilterra postbellica (1922) avviata alla deriva eugenetica – che proprio oggi è divenuta lì flagrante e catastrofica: Gli inglesi avranno distrutto l’Inghilterra, ipotizza in previsione – con le sue prime teorie, proposte, disegni di legge, derivanti dall’evoluzionismo darwiniano e dalle ipotesi malthusiane. Vuole gridare prima del danno perché dopo è inutile, lega con splendida chiaroveggenza la questione genetica avanzata per migliorare la società alla questione socio-politica di uno sfruttamento dei lavoratori che, unendo i peggiori aspetti del capitalismo ai peggiori del socialismo, vuole controllarli e schiavizzarli fin nella più libera intimità familiare: la generazione dei figli; e senza avere neppure la chiara coscienza di questo inarrestabile processo (che si spaccia per progresso): L’anarchia è la condizione d’animo o di comportamento di chi non si può fermare (…). Lo Stato è d’improvviso ammattito, alla chetichella. Dice sciocchezze, e non riesce a fermarsi. Gli eugenisti progettano cose di cui non conoscono lo sviluppo senza neppure sapere con quale autorità lo facciano, sono necessitati dal loro materialismo ateo ad essere gli apprendisti stregoni di una magia che li supera e li travolge insieme alle loro vittime sperimentali. Ma, avverte Chesterton, in materia di fondamentali diritti umani nulla può essere al di sopra dell’uomo, tranne Dio; e per i più colpevoli-consapevoli di loro, e degli sfruttatori di cui sono al servizio, ha parole di fuoco: essi provocheranno tragedie che passeranno sotto silenzio a meno che, come alcuni stranamente si ostinano a dire, esse non si incidano a fondo in una roccia, nel rosso granito dell’ira di Dio. E, con l’implacabile logica di un pubblico ministero, mentre nota che le Chiese non hanno più gli antichi appoggi politici, accusa: Chi tenta davvero di tiranneggiare tramite il governo è la scienza. Chi usa davvero il braccio secolare è la scienza. E il credo che davvero estorce decime e si impadronisce delle scuole, il credo che davvero viene imposto con le multe e la prigione, il credo che davvero è proclamato non in prediche ma in leggi, e diffuso non da pellegrini ma da poliziotti; quel credo è il grande ma contestato sistema di pensiero che ha avuto inizio con l’evoluzione ed è finito nell’eugenetica. La nostra vera Chiesa ufficiale è il materialismo: perché è il materialismo che gode davvero dell’aiuto del governo nel perseguitare i suoi eretici. Mentre la formula fondamentale di un’epoca è sempre una legge non scritta (…), l’epoca per la quale è quasi impossibile trovare una formula è la nostra (…). Siamo inconsciamente dominati, in tutti i campi, dall’idea che non si può tornare indietro, ed è un’idea radicata nel materialismo e nella negazione del libero arbitrio. Lo Stato moderno ha espropriato il cittadino, in nome della libertà intesa come un deserto, togliendogli di fatto tutte le libertà concrete, tranne la loro apparenza ovvero una loro minima e inutile gestione; e punta ora al potere di vita e di morte, contro Dio, attraverso l’aborto: Colui che non vive ancora, e lui soltanto, rimane: e cercano la sua vita per portargliela via. Mi spiace di non poter moltiplicare le citazioni da questo libro emozionante, intelligentissimo, che da parte di un fiero avversario dell’illusorio socialismo dà dei punti anche a Marx e Lenin. Il lettore, se incredulo alle mie parole, potrà verificare personalmente. Chesterton giunge a rimpiangere non la declinante cristianità ma persino la perdita di ciò che possiamo chiamare il misticismo naturale pagano che faceva sacra l’esistenza, oggi dissacrata: Abbiamo subìto le conseguenze di un processo simile a una sorta di parricidio mistico (…). La libertà ha prodotto scetticismo, e lo scetticismo ha distrutto la libertà. Gli amanti della libertà credevano di renderla illimitata, mentre la lasciavano soltanto indefinita. Credevano di lasciarla soltanto indefinita, mentre in realtà la lasciavano indifesa. L’utopia degli usurai fu edito negli Usa e mai in Gran Bretagna, non per caso. Chesterton si fa agitatore perché le ingiustizie sociali aumentano continuamente e non c’è tempo . Occorre colpire il capitalismo sfruttatore ed eugenista perché i suoi monopoli e oligopoli operano affinchè le persone possano essere costrette a comprare ciò che non vogliono e in modo tale che l’unica espansione naturale che si espanderà, l’unica istituzione moderna che potrà crescere fino a sestuplicare le sue attuali dimensioni, è l’istituzione che chiamiamo prigione. Verrà il tempo in cui, inoltre, non ci sarà più un’arte che non possa essere anche pubblicità perché la nuova comunità che i capitalisti stanno costruendo sarà una comunità totale e assoluta; una comunità che non tollererà nulla che sia indipendente da essa. E Chesterton prosegue provocando e profetizzando che il mondo diventerà una prigione di lavoro a livello di sussistenza (lo Stato servile previsto anche dal suo amico, il saggista, polemista e poeta Hilaire Belloc). Non sta avvenendo proprio questo? Non è questa l’usura – non in senso tecnico-giuridico ma nel senso della mentalità totalizzante del denaro-potere-asservimento al lavoro – contro cui si batteva contemporaneamente anche Ezra Pound, e che oggi, ancor più di allora, si rivela nei fatti Vitello d’oro e mostro divoratore di uomini, e più ancora delle loro anime che dei loro corpi? Non direi al signor Rockefeller: Sono un ribelle. Gli direi: Sono una persona rispettabile: tu non lo sei.

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