Gtech (ex Lottomatica) vince il banco e va in America

Straordinaria operazione finanziaria del gruppo italiano De Agostini che diventa il numero uno al mondo nel settore del gioco d’azzardo. Chi ci guadagna?
BORSA

Diciamo Lottomatica per comprendere, ma il suo nome è Gtech, il brand della società statunitense acquisita nel 2006 dal gruppo De Agostini controllato dagli italiani Drago e Boroli e che ora hanno mosso un altro passo strategico nel mercato del gioco d’azzardo.

Grazie all’assistenza di grandi banche d’affari quali Morgan Stanley, Barclays, Credit Suisse e Citi. “Cash”, cioè con il versamento di denaro contante, è andata in porto l’acquisizione dell’International Game Technology (Igt), definita come «leader globale nel settore dei casinò e del social gaming» con tanto di sede a Las Vegas, nello stato del Nevada. Tecnicamente l’operazione si perfezionerà come una fusione che darà vita ad una nuova società che avrà sede a Londra e quotazione a New York e definita, nel comunicato ufficiale, come il frutto delle nozze tra «il numero uno mondiale delle lotterie» che «si unisce al numero uno mondiale degli apparecchi da intrattenimento». I toni usati dall’ufficio comunicazione di Gtech sono di carattere trionfalistico per la dimensione mondiale del nuovo soggetto di diritto inglese: «l’accordo darà vita ad una realtà con dimensioni competitive in tutti i segmenti di mercato, in tutte le aree geografiche e in tutte le diverse linee di prodotto».

Per definire la grande offerta dell’Igt di Las Vegas, si cita anche il fatto che la società è capace di rendere accessibile sui social network, a circa sei milioni di utenti al mese, il DoubleDown Casino che offre gratuitamente i giochi autentici dei casinò con tanto di indirizzo su Facebook.

Tutte notizie fatte apposta per attirare gli investitori in cerca di nuovi e certi guadagni. E, infatti, come riporta l’agenzia Reuters, alla Borsa di Milano, «Gtech balza di oltre il 3 per cento dopo l'annuncio dell'operazione in contanti e azioni da 6,4 miliardi di dollari (4,7 miliardi di euro) per rilevare la società Usa International Game Technologies e conseguente abbandono del listino milanese per il New York Stock Exchange». Mentre un report della banca di investimento Equita loda la chiarezza del senso industriale dell’operazione e la rilevanza delle sinergie che ne derivano.

Non disponiamo ancora della valutazione della strategia di un’azienda che ha deciso di puntare sul suo team di ingegneri informatici sempre più specializzati in quei sofisticati macchinari che gli esperti chiamano volgarmente “trappole per topi” perché costruite in maniera tale da generare dipendenza. Quale estrazione di valore dall’economia reale, che dovrebbe produrre beni e servizi, è andato a confluire nella massa di denaro contante versato per questa sofisticata e vantaggiosa (per gli azionisti) operazione finanziaria? La migrazione verso altri lidi della sede legale e del centro delle transazioni azionarie è l’indice di un mercato italiano sfruttato nella misura massima e non in grado di offrire altri utili?

La rinuncia, ad esempio, di Sisal a quotarsi in Borsa potrebbe essere il segnale di una mancanza di aspettativa di nuove entrate nonostante la larghezza delle leggi che hanno concesso di fare il bello e cattivo tempo in questi anni ad un marchio storico del gioco d’azzardo che ha come presidente Augusto Fantozzi, ex ministro del Bilancio e delle Finanze e ex commissario di Alitalia.  Domande che sono la base per ulteriori necessari approfondimenti tenendo presente che la “mission” dichiarata di Gtech è quella di mettere «il cliente al centro di tutte le attività» riconoscendo e promuovendo «il comportamento etico, il gioco responsabile e il servizio alla comunità come fondamento del nostro successo».

 Intanto, per approcciare l’interessante e poco nota geografia dell’industria dell’azzardo in Italia, si consiglia la lettura del saggio di Gabriele Mandolesi e Francesco Naso, di Economia e Felicità, contenuto nel testo “Vite in gioco. Oltre la slot economia”

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