Il grido della pace: basta guerre!

Si è concluso con un momento di preghiera comune, alla presenza di papa Francesco, l'incontro internazionale per la pace organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio a Roma. L'intervento di Margaret Karram, presidente dei Focolari
Cerimonia_finale_de_Il_Grido_della_Pace (Comunità di Sant'Egidio)

«La pace è un patrimonio che in Europa abbiamo dato per scontato e di cui oggi ci viene, invece, ricordata la fragilità». Sono parole del presidente della repubblica Sergio Mattarella, intervenuto domenica 23 ottobre al XXXVI incontro internazionale, sul tema Il grido della pace, organizzato dalla Comunità di Sant’ Egidio a Roma.

È dalla prima storica Giornata di Preghiera per la pace, promossa dal santo papa Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986, che gli Incontri Internazionali di dialogo e preghiera si susseguono per la costruzione della pace, del dialogo e della fratellanza universale sulla base dello spirito di Assisi.

Anche quest’anno, all’iniziativa hanno partecipato, oltre a migliaia di persone, i leader delle Chiese cristiane e delle grandi religioni, insieme ad alti esponenti rappresentativi della politica e della cultura internazionali.

 

Lo Ius pacis

L’iniziativa si è conclusa, nel pomeriggio del 25 ottobre al Colosseo, con un momento di preghiera a cui ha partecipato papa Francesco.

Nel suo intervento il papa ha affermato che «l’invocazione della pace non può essere soppressa: sale dal cuore delle madri, è scritta sui volti dei profughi, delle famiglie in fuga, dei feriti o dei morenti. E questo grido silenzioso sale al Cielo. Non conosce formule magiche per uscire dai conflitti, ma ha il diritto sacrosanto di chiedere pace in nome delle sofferenze patite, e merita ascolto. Merita che tutti, a partire dai governanti, si chinino ad ascoltare con serietà e rispetto. Il grido della pace esprime il dolore e l’orrore della guerra, madre di tutte le povertà. «Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male» (Enc. Fratelli tutti, 261). […]

Non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico. Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli. Disinneschiamo i conflitti con l’arma del dialogo. […]

Non siamo «neutrali, ma schierati per la pace. Perciò invochiamo lo ius pacis come diritto di tutti a comporre i conflitti senza violenza» (Incontro con gli studenti e il mondo accademico di Bologna, 1° ottobre 2017)».

Alla fine dell’incontro internazionale è stata firmato dai presenti l’Appello di pace 2022.

 

Margaret Karram (presidente dei Focolari) e Pinchas Goldschmidt (presidente della Conferenza dei Rabbini Europei)
Margaret Karram (presidente dei Focolari) e Pinchas Goldschmidt (presidente della Conferenza dei Rabbini Europei)

Le religioni fabbriche di pace

Nel corso della mattinata di martedì 25 ottobre, alla Nuvola dell’Eur, al forum su “La responsabilità delle religioni nella crisi della globalizzazione”, aveva partecipato anche la presidente dei Focolari Margaret Karram, che ha così concluso il suo intervento:

«Il dialogo interreligioso non può restare solo una conversazione amichevole e fraterna, deve trasformarsi in progetti al servizio non solo del bene comune ma dei “beni comuni” e cioè di tutto ciò che è necessario perché la vita delle persone e dei popoli si svolga all’insegna della dignità e della condivisione. […]

Anche l’esperienza di dialogo tra persone di diverse religioni che il Movimento dei Focolari sta portando avanti da oltre 40 anni ci sta insegnando che un ambito di incontro molto promettente è quello locale: lavorare, cioè, in rete sul territorio, insieme alle diverse organizzazioni per rispondere ai bisogni specifici delle popolazioni. La collaborazione tra persone di diverse fedi religiose non solo offre soluzioni sociali, civili, solidali, ma mostra che l’umanità può essere una famiglia.

Per concludere, le religioni possono contribuire a ricomporre questo nostro mondo in frantumi, possono davvero essere delle fabbriche di pace e di fraternità, “Perché – termino con alcune parole di Chiara Lubich – di fronte ad una strategia di morte e di odio, l’unica risposta valida è costruire la pace nella giustizia; ma senza fraternità non c’è pace. Solo la fraternità fra individui e popoli può assicurare un futuro di convivenza pacifica”» [1].

[1] Chiara Lubich, “Quale futuro per una società multiculturale, multietnica e multireligiosa”, Londra, 19 giugno 2004

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