Governo Letta: è ancora fiducia

La terza dall’insediamento, la seconda in un mese. Ma questa ha una valenza diversa, perché ratifica una nuova maggioranza dopo l’uscita di Forza Italia. Il premier propone un patto (alla tedesca) per il 2014, basato su alcuni assi portanti dell’azione di riforma
Governo Letta

L’esito delle votazioni. Alla Camera sono 379 i “sì” a fronte di 212 “no” e 2 astenuti. Al Senato la fiducia passa con 173 voti favorevoli e 127 contrari (nessun astenuto). Sono questi i numeri che evidenziano i nuovi equilibri tra maggioranza e opposizione.

Il discorso di Letta. Nel suo intervento il premier parla di nuova ripartenza «per evitare di rigettare nel caos tutto il Paese proprio quando sta rialzandosi» e si dichiara «pronto a combattere con tutto se stesso “come un leone"», perché l’Italia è pronta a ripartire ed «è nostro obbligo aiutarla».

Parla di quello che definisce il patto 2014: «La maggioranza è oggi più coesa. Dobbiamo avere entro 18 mesi istituzioni che funzionano e una democrazia più forte e solida». Annuncia l’agenda di governo, articolata su alcuni assi portanti dell’azione di riforma: dall’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti alla riduzione del numero dei parlamentari, dall’abolizione delle province al superamento del bicameralismo perfetto. E dichiara l’intento di definire rapidamente i ddl costituzionali per raggiungere questi obiettivi. Parla poi della riforma della legge elettorale: «Nessuno pensi a una legge punitiva verso altri: governo, maggioranza, il Parlamento tutto, lavorino per dare pronta attuazione alla sentenza della Consulta e restituire la scelta ai cittadini».

Non solo riforme istituzionali. Per quanto riguarda la crescita, il premier afferma che il 2014 sarà il primo anno con il “segno più” dalla crisi: «Siamo l’unico grande Paese sotto il 3 per cento di deficit». E poi affronta il tema cruciale del lavoro: «Sull’occupazione abbiamo avuto risultati a volte deludenti. Il rischio per l’Italia è quello della crescita senza occupazione. Entro l’anno prossimo completeremo la riforma degli ammortizzatori sociali: vanno disegnati meglio, vanno estesi a chi vive l’estrema vulnerabilità personale e familiare generata dalla chiusura di tante aziende. In un clima di dialogo sociale si deve andare verso un sistema che privilegi il lavoratore rispetto al solo posto di lavoro».

Lo scontro frontale con il M5S. Il presidente del Consiglio, in un passaggio del suo discorso alla Camera, lancia un duplice affondo al Movimento di Grillo: «Sono tempi amari in cui si tenta di immiserire quest’Aula con parole e azioni illegittime, figlie di una cultura politica che mette all’indice i giornalisti, vuole fare maceria degli edifici stessi della democrazia rappresentativa e arriva a incitare all’insubordinazione le forze dell’ordine». Il deputato Riccardo Nuti replica ribadendo la denuncia della stampa che «riporta notizie false su giornali di partito». Gli fa eco il capogruppo Alessio Villarosa: «Ho paura che qui dentro dovrò continuare ad assistere a una mistificazione della realtà perpetrata da un’informazione non libera, al settantesimo posto nel mondo», e su Facebook  Beppe Grillo aggiunge: «Letta mente agli italiani e offende il M5S».

Dal canto suo il presidente del Consiglio calca la mano: «Chi cavalca il populismo anti-Europa non voti la fiducia al mio governo. Senza l’Europa non si salva nessuno e noi dobbiamo essere credibili. E per esserlo bisogna avere i conti in ordine, come oggi accade. Lo ricordiamo anche ai tecnocrati di Bruxelles».

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