Gossip di Natale

Vip. Cioè, very important person, persona molto importante. Come non sentirsi della categoria? Tutti quanti. Perché, ben lo sappiamo – e secoli di tradizione giudaico-cristiana hanno radicato questo principio -ognuno di noi è unico, irripetibile, un vip, cioè. Chiamato ad un rapporto personale e singolare con l’Eterno. Ma nella nostra civiltà dell’immagine, siamo abituati a considerare alcune persone più vip degli altri. Perché risaltano nello scenario pubblico della politica, della comunicazione, degli affari, dello sport, nel glamour. Qualche volta per motivi nobili ed encomiabili; altre volte perché protagonisti di scandali più o meno vergognosi o addirittura di atti criminali. Nella società dei media, come si sa, si dà più risalto al botto dell’albero che cade che alla foresta che cresce in silenzio. E la foresta cresce, davvero; ma non fa notizia. Comunque, un po’ per spirito natalizio che predispone ad una sana lievità dello spirito, un po’ perché, nonostante tutto, questa è la società in cui viviamo, ed è bene conoscerla, non mi è affatto dispiaciuto addentrami tra le pagine del libro di Paolo Gambi, I vip parlano di Dio (Piemme). Che è uno spaccato della nostra Italia, con i suoi sogni, i suoi incubi. Un’Italia che, come da recenti sondaggi, si dichiara in larga maggioranza credente, ma conosce poco i Vangeli, non frequenta molto la Chiesa e fa coincidere in tutto e per tutto la spiritualità con l’aiuto ai bisognosi, seguendo per quanto riguarda la morale più i media che la dottrina. La sfida – dice Gambi – per me era proprio cercare di trovare Dio anche là dove non immaginiamo ci sia. Mandare all’aria l’idea che Dio se ne debba stare chiuso in sagrestia, incastrato fra una commissione pastorale e un documento della conferenza episcopale, quasi fosse timoroso di avere a che fare con gli uomini là fuori. C’è tanto bene nel cuore degli uomini. Anche in quello dei vip. Bisogna solo volerlo scoprire. Sarebbe scontato intervistare teologi o prelati. Così sono nate le interviste a personaggi come Giorgio Albertazzi, Anna Falchi e Michele Cucuzza, Pupi Avati e Ornella Vanoni, una giornalista ebrea come Fiamma Nirestein e uno islamicolaico come Magdi Allam, un rappresentante della massoneria come Gustavo Raffi e un aristocraticoimprenditore come Amedeo di Savoia. Per fare alcuni nomi. Una specie di gossip su Dio, parlando a ruota libera, in modo a volte leggero a volte profondo, delle proprie esperienze personali, dei dubbi e delle certezze riguardanti i grandi temi dell’esistenza – del senso della vita, della morte, del dolore e della speranza – con gente che di solito siamo abituati a vedere nello scintillio della celebrità. Incredibile.Ma dalle loro parole sembra quasi di sentire l’eco della voce, tonante in mezzo al disumano rumore dei cannoni, d’un vip del passato. Napoleone Bonaparte. Che in certi momenti soleva dire, forse citando inconsapevolmente le strofe d’un salmo: Ogni cosa nel mondo acclama l’esistenza di Dio. E vengono alla mente pure le parole di Roberto Gervaso, sempre pungente con i suoi aforismi: Non riuscirei mai ad essere ateo, neppure se Dio non esistesse. Fuori dal linguaggio teologico, ma certamente efficace come metafora, è la battuta del regista Pupi Avati che – senza voler offendere, ma con un tocco di sorridente affettuosità – vede il Dio cristiano che nel Natale si fa uomo, come un modello dell’attore. Perché è un punto di riferimento al quale noi dovremmo in qualche modo ispirarci. Ha aperto una scuola di recitazione . Insegnando ad esibirci in una commedia umano-divina, che non è cosa da poco. Alfonso Signorini, direttore di Chi, e maestro di quell’arte non proprio nobile che è il gossip, alla domanda: Il gossip è leggerezza. Dio che c’azzecca?, risponde con un pensoso sorriso: Forse nella curiosità. Dio stesso era molto curioso. D’altra parte non conosco persona curiosa che non fosse anche intelligente. E alla domanda se è ancora in convertirsi a religioni orientali, risponde: Terribilmente out. Conosco gente che si è convertita al buddhismo per risolvere attacchi di panico o tachicardie… per quello basta il Lexotan . Eh già! Perché anche Dio ama sorridere. La tradizione umoristica ebraica ben lo insegna. Woody Allen, che ad essa è molto legato, maliziosamente diceva: Vuoi far ridere Dio? Raccontagli i tuoi progetti. Su un versante più serio, la Bibbia, parlando della Sapienza, afferma in modo sublime il piacere con cui Dio si concede alla leggerezza della gioia: Io ero con lui come architetto, ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo . Nel libro di Gambi ci sono anche riflessioni più ardite. Alla domanda ironica se è trattabile clinicamente una persona che sostiene d’aver creato il mondo, d’essersi incarnato nascendo da una vergine, d’essersi fatto uccidere barbaramente, ma poi essere risorto e salito al cielo…, lo psichiatra-educatore- giornalista-ex parlamentare Alessandro Merluzzi, risponde in tutta serietà: Lo psichiatra è affascinato dalla follia di Dio. Un Dio pazzo d’amore per l’uomo, trascinato dalla tenerezza verso l’uomo… Se questo Dio non avesse avuto bisogno della tenerezza della relazione, non avrebbe generato il figlio, non avrebbe compiuto il mistero dell’incarnazione. E l’attore Giorgio Albertazzi, pur dichiarandosi apertamente ateo e anticlericale, afferma di essere affascinato dalla persona storica di Gesù: È uno straordinario pazzo. Lui che muove le folle verso la gioia, verso l’amore. Perché quello che ha portato Gesù è l’amore. Poi c’è la cantante Ornella Vanoni, fresca di conversione e della sua recente entrata in una Chiesa evangelica. Dov’è che vede oggi il Dio che s’incarna? Dove la divinità che si fa concreta, reale?, le chiede l’autore. Nell’amore, risponde la Vanoni. E ne vede attorno?. Risponde: Ce n’è più di quanto si creda. C’è tanta gente che crede nell’amore. Anna Falchi, un curriculum certo non da educanda. Ma che da ragazzina ha avuto la fortuna di conoscere don Benzi, parroco della sua parrocchia. Afferma sinceramente: Io credo fermamente in Dio, è la mia fonte di energia, la mia grande speranza. Lasciando perdere per un momento le sue inaccettabili prestazioni in film e calendari, a lei non si può non rivolgere una domanda sulla bellezza. Dostoevskij diceva che la bellezza salverà il mondo. Guarda – risponde – la bellezza esteriore non serve a niente, a volte… se Dio ha creato degli essere umani più belli sarà per un preciso disegno: far piacere agli occhi. Ci sono delle persone più fortunate esteticamente, ma poi più sfortunate interiormente. E allora chi ha la bellezza esteriore deve lottare per dimostrare quella interiore. Dalla bellezza alla regalità. Il cristianesimo attribuisce dignità regale al bambinello nato nella grotta di Betlemme e scaldato da un bue e un asino. Non si può non rivolgere la domanda ad Amedeo di Savoia, che di regalità se ne intende. La regalità che è in mano agli uomini – dice – è umana e può essere gestita in modo umano. Ma la regalità con la R maiuscola è quella di Dio o del figlio di Dio, che è al di sopra di tutto e che vede tutti in modo uguale. Ecco perché è re.Ma re dei re. Così. Perdonate questo gossip natalizio su Dio. Forse un po’ troppo leggero. Spero non irriverente. Ma confido nelle parole del grande poeta tedesco Heinrich Heine: Dio mi perdonerà: è il suo mestiere.

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