Chiara Lubich e gli Statuti Generali dei Focolari

Storia della loro definizione, dalla prima regola all’approvazione nel 1990. Continuiamo la pubblicazione degli articoli sulla vita della fondatrice del Movimento dei Focolari, apparsi sulla rivista Città Nuova. Diciottesima puntata.
1965. Una delle tante visite in Vaticano di Chiara con Pasquale Foresi, per la messa a punto degli Statuti.

«Ma sarà finito il disegno di Dio su questo Movimento? Dovrà soltanto consolidare le posizioni o nascerà qualcos’altro? L’esperienza mi dice che vedremo cose nuove». Così si esprimeva Chiara Lubich nel 1977.

A chi ha avuto il privilegio di lavorare con lei a quel capolavoro che sono gli Statuti Generali dell’Opera di Maria, è rimasta l’impressione di essere entrata nel suo rapporto con lo Spirito Santo, che le “dettava” parole nuove per l’Opera. Rivedeva articolo per articolo e diceva: «Questo si può inserire… questo mi sembra non sia del nostro carisma».

La storia dei Focolari è segnata da due realtà inscindibili. Da un lato l’universalità, l’aspirazione all’unità che Dio ha posto nel Movimento, imprimendogli una spinta centrifuga e diffusiva fino ai confini della Terra. Dall’altro l’aspetto particolare, proprio di ogni istituzione umana, che circoscrive la realtà spirituale ad eventi storici legati a persone e cose ben determinate.

La Chiesa capì fin dall’inizio che quella comunità di cristiani, che affondava le sue radici nel Vangelo e da lì traeva la norma da applicare alla vita, era il seme di una pianticella nuova. La prima richiesta di scrivere uno statuto venne formulata dall’allora arcivescovo di Trento, mons. Carlo De Ferrari. Chiara rispose compilando e consegnando lo Statuto dei focolari della carità, col sottotitolo Gli apostoli dell’unità. In germe conteneva gli sviluppi futuri e la novità, la freschezza e l’universalità dell’esperienza che si stava vivendo. Fu approvato il 1° maggio 1947 per la Diocesi di Trento e, dopo un anno di prova, rinnovato per tre anni.

Gli incontri con Igino Giordani nel ’48 e Pasquale Foresi alla fine del ’49 portarono grandi novità, ma anche difficoltà nel trovare formulazioni giuridiche accettabili per la realtà nascente. La presenza di membri sposati risultò essenziale al focolare e la vocazione sacerdotale manifestatasi nei focolarini, laici, chiarì che essi avrebbero avuto come caratteristica un rapporto particolare col sacerdozio di Cristo, che in alcuni di loro poteva anche realizzarsi nel sacerdozio ministeriale.

Non era però ancora il tempo per nascere come realtà approvata dalla Chiesa. Un intenso lavoro di redazione di Regole, che non trovarono approvazione, divenne per Chiara “luogo di dolore”, perché l’incontro tra l’aspetto carismatico e quello giuridico non avveniva in modo definitivo. La Suprema Congregazione del Santo Uffizio studiò il Movimento dal ’48 al ’57.

Nello Statuto del ’54 si staglia chiaro il carisma, la realizzazione del Testamento di Gesù – «Padre, che tutti siano una cosa sola» –, ma molti che già vivono la spiritualità non sono ancora inclusi nella Regola, mentre lo sono nella bozza del ’58, dove il Movimento risulta composto da un “ordine” (focolarini vergini e coniugati), una “lega” che abbraccia sacerdoti e religiosi, e un “movimento laicale”.

Nel 1959 padre Giacomo Martegani, gesuita, interviene nella stesura della quinta Regola. Nel 1960 il Movimento viene affidato a un gruppo di vescovi incaricati dalla Conferenza episcopale italiana e viene chiesta una sesta Regola: Compendio di alcune norme fondamentali per le future Costituzioni dell’Istituto secolare maschile “Opera di Maria” e dell’Istituto secolare femminile “Opera di Maria”.

«Dio guidava la Chiesa e la illuminava a non lasciarci nell’abbandono. Egli era stato il fondatore e l’architetto della meravigliosa Opera che doveva nascere, e l’aveva alimentata del suo Spirito, era stata forgiata unicamente da Lui» (Il grido, Città Nuova 2000). Con l’aiuto di alcune focolarine e focolarini più maturi, e il contributo essenziale di Foresi e Giordani, Chiara riscrive e presenta due Statuti distinti, uno per i focolarini e uno per le focolarine, come richiesto dalla Chiesa, che contemplano però solo i consacrati. Tutte le altre vocazioni dell’Opera, maturate fino ad allora, sono inserite come “aggregati”, rispettivamente dei focolarini e delle focolarine.

Finalmente, qualche mese prima dell’apertura del Concilio Vaticano II, il 23 marzo 1962 arriva la tanto attesa approvazione dello Statuto dei focolarini ad experimentum da parte di papa Giovanni XXIII. L’anno successivo tocca uguale approvazione alla Regola femminile, quasi speculare a quella maschile. «Per noi – scriverà Chiara – fra luci e rimasugli d’ombre inizia un periodo nuovo». Pur nella gioia dell’approvazione, infatti, resta un dubbio e un dolore, in quanto le due Regole distinte sembrano compromettere l’unità dell’unica Opera nata dall’unico carisma.

È Paolo VI che propone di studiare un modo per tenere unite le due sezioni dell’Opera. Viene trovato il trait-d’union: un Consiglio di coordinamento che esprima l’unità dell’Opera per le manifestazioni esterne comuni. Il 26 gennaio 1966 la stessa Congregazione del Concilio ne approva lo Statuto.

In Chiara e nei dirigenti del Movimento, pur nella consapevolezza che ancora occorre lavorare per la revisione dei tre Statuti, l’approvazione dà la certezza che la Chiesa ormai riconosce l’Opera di Maria come un frutto del proprio ceppo.
Il clima conciliare porta innovazioni anche nell’organizzazione della Chiesa e una comunicazione del card. Wright del 21 dicembre 1978 informa che, per disposizione di papa Giovanni Paolo II, il Movimento dei Focolari è passato dalle dipendenze della Sacra Congregazione per il Clero a quelle del Pontificio Consiglio per i laici. Intanto viene promulgato il nuovo Codice di diritto canonico.

Il card. Opilio Rossi, presidente del nuovo Consiglio, suggerisce a Chiara di rimettere mano agli Statuti, descrivendo la reale situazione della vita e della struttura dell’Opera. Un lavoro lungo, che deve tener conto dei frutti dei dialoghi ecumenico, interreligioso e con persone di convinzioni non religiose. Persone appartenenti a queste realtà sono ormai parte dell’Opera. Si aprono laboriose consultazioni con il Pontificio Consiglio per i laici e con i più preparati canonisti.

 

1990. Chiara Lubich riceve dalle mani del card. Eduardo Pironio gli Statuti generali dell’Opera di Maria con il decreto di approvazione.
1990. Chiara Lubich riceve dalle mani del card. Eduardo Pironio gli Statuti generali dell’Opera di Maria con il decreto di approvazione.

Grande è la gioia quando, nel 1990, Chiara riceve dalle mani del card. Eduardo Pironio gli Statuti Generali con il decreto di approvazione. Il giuridico finalmente risulta «il calice in cui si è potuto travasare il carisma ricevuto da Dio». Tutti gli appartenenti all’Opera in qualche modo sono contemplati. Resta ancora qualche sospensione a sottolineare la grazia di profezia di un carisma nella Chiesa, in ascolto dello Spirito, e che richiede di adeguare la norma alla vita.

Gli Statuti Generali dell’Opera di Maria presentano il Movimento dei Focolari come un’associazione di fedeli, con diramazioni che abbracciano tutte le vocazioni: un “popolo” ricco e diversificato, ordinato in sezioni (focolarine e focolarini), branche, movimenti, tutti orientati a perseguire l’unico fine, l’Unità. «Ho pensato più volte in questi giorni che, se morissi, una gioia porterei con me nell’altra vita, l’aver contribuito a un’opera di Dio che rimarrà, perché Chiesa, dopo di me».

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L’immagine e la natura dell’Opera
Esiste però un altro volto del Movimento e cioè la sua vita intima, la sua storia vista dall’interno che è la radice di tutto ciò che si fa all’esterno. […] È la storia di un processo lento e complesso come la vita stessa, segnato da alcune tappe essenziali. Si può dire che tali tappe, le tappe cioè di una evoluzione che ha plasmato sempre più chiaramente l’immagine e la natura stessa dell’Opera, sono stati proprio i diversi Statuti presentati alla Chiesa.
Conversazione ai focolarini, 7/7/62

Ho capito il valore, l’immenso valore degli Statuti. Mi sembra un miracolo l’averli saputi stendere e l’aver detto in essi – quasi profezia – cose che ancora non si fanno. E giacché sono approvati dalla Chiesa ho una fiducia in essi stragrande.
Diario 20/1/70

Le precedenti puntate della vita di Chiara Lubich:

1920-1937   La famiglia Lubich, quando Chiara era Silvietta

1938-1939   La prima chiamata alla santità

1940-1942   La maestra Silvia Lubich

1943-1944   Il sì per sempre di Chiara Lubich

1945-1948   Chiara Lubich e il Dio vicino

1949-1950   La luce nel buio

1951-1954   Una notte luminosa

1955-1956   Nascerà Città Nuova

1956-1960   I volontari di Dio

1961-1964   Passione per la Chiesa

1964-1965   Una nuova famiglia per il mondo

1966-1967   Una rivoluzione alternativa

1967-1972   La centralità della parola vissuta

1973-1974   L’attrattiva del tempo moderno

1975-1979   Lo spartito scritto in cielo

1980-1983   Una corsa travolgente

1984-1988   Il laico è il cristiano

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Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

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