Gli effetti della Parola vissuta

Osservando la strada percorsa fino ad oggi.
Vetrata del centro ave arte

A questo punto dobbiamo domandarci: quale strada abbiamo percorso fino ad oggi? Quali sono gli effetti della Parola vissuta che abbiamo sperimentato in quasi settant’anni di storia del movimento?

Osservando la nostra vita personale e quella del movimento, possiamo sicuramente affermare, anche se solo per titoli, che:

– la Parola vissuta ha operato conversioni dentro di noi e in quanti abbiamo avvicinato;

– ci ha ri-dato vita, rendendoci liberi da noi stessi, dai condizionamenti umani, dalle circostanze esterne; ci ha illuminato; ci ha fatto provare gioia, pace, sicurezza che abbiamo irradiato anche intorno a noi; ci ha fatto assaporare l’unione con Dio;

– ci ha fatto sperimentare il «chiedete e otterrete» del Vangelo e ne ha tratto opere concrete;

– ha creato la comunità: «Gente che prima si ignorava è diventata famiglia; cristiani, prima indifferenti l’uno all’altro, si sono compaginati in uno»1;

– ha fatto nascere un popolo nuovo, che ha saputo abbracciare i più lontani orizzonti, generando porzioni di Chiesa viva;

– ci ha fatto comprendere in maniera nuova la Chiesa, nel suo aspetto istituzionale e carismatico, mostrandocela come «Vangelo incarnato», «un Cristo dispiegato nei secoli», «un magnifico giardino»2 ricco di tanti fiori;

– ci ha fatto scoprire in tanti nostri fratelli e sorelle già arrivati alla mèta Parole di Dio interamente vissute, fino al compimento del loro disegno;

– ha facilitato il dialogo non solo con i cattolici, ma a tutti i livelli.

 

Con i cristiani di altre denominazioni ci ha permesso di scoprire in ogni tradizione quella parola che ne costituisce il dono specifico per arricchirci reciprocamente e fare del Vangelo vissuto il fondamento della comune tensione alla piena e visibile comunione.

 

Come è stato esplicitamente dichiarato nel documento del dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale: «[…] l’ascolto comunitario della parola di Dio e l’attaccamento fedele all’unico Vangelo (cf Gal 1,6-10) sono passi indispensabili sulla via verso la piena unità. Nella sua parola “Cristo stesso costruisce la Chiesa e compie in tal modo la sua unità” (Federazione Luterana Mondiale Őkumenische Beziehungen des LWB, Genf 1977, n.171), unendo ad essa la sua azione sacramentale»3.

 

Con i fedeli di altre religioni ci ha orientati tutti a riconoscere nel fondamentale rapporto con Dio, attraverso la sua Parola, la base del comune vivere e operare.

Qualche citazione: per l’Islam il Corano non è solo un libro di lettura, ma una guida sicura per coloro che hanno la fede, pregano e praticano il bene. Dice la Sura 39, 17 e 18: «Dallo, dunque, il lieto annuncio ai miei servi che ascoltino la mia parola e la seguano in ciò che ha di più bello! Sono loro quelli che Dio guida, sono loro quelli che hanno sano intelletto!».

 

Gandhi, a sua volta, ci confida: «Oggi la Bhagavadgītā (testo sacro dell’induismo) è per me […] come mia madre. Ho perso da tempo la madre terrena che mi ha dato la vita, ma questa madre eterna ha pienamente colmato questo vuoto. Non è mai cambiata, non mi ha mai deluso. Quando sono in difficoltà o nello sconforto, cerco rifugio nel suo seno»4.

 

E ricordo quello che il Reverendo Nikkyo Niwano scriveva a Chiara nel 1987: «Noi non dobbiamo leggere le Scritture meccanicamente o interpretarle in maniera puramente filosofica.  Il Buddhismo ha un vasto canone di scritti che si dice ammonti a 84 mila opere; eppure esse non serviranno alla nostra salvezza, se noi non le leggiamo congiuntamente alla pratica religiosa nella nostra vita quotidiana.  Non dobbiamo giocare con le parole di Dio e del Buddha, ma dobbiamo incorporarle nella nostra vita…».

 

(continua)

 

1)           C. Lubich, Santi insieme, Città Nuova, 1994, pp. 55-58; 2) cf C. Lubich, Una via nuova, Città Nuova, 2002, p. 22; 3) “Vie verso la comunione” 1980 n. 15 in Enchiridion Oecumenicum, EDB, vol. 1, 1986, p. 661; 4) Harijan, 24-8-1934, pag. 222.

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