Gli ebrei festeggiano lo Shavuot

La prossima festività ebraica cade 50 giorni dopo Pesach e quest'anno precisamente tra il 16 e il 18 maggio. Capiamone meglio le origini e il significato facendoci accompagnare da alcuni canti tradizionali
Shavuot

La prossima festività prevista dal calendario ebraico è denominata Shavuot (“Festa delle Settimane”, detta anche “Festa del Raccolto” o “Giorno delle Primizie”): si tratta di un giorno (due nella diaspora) carico di simbologie in cui ricordiamo il dono della Torah ricevuto dal mio popolo sul Sinai.

Uno dei canti tipici di questa festa si intitola Lamidbar Saenu, canto che potete ascoltare nella versione del mio gruppo musicale Progetto DAVKA al link https://youtu.be/fdggoYUot-o

Il titolo del brano è un’esortazione che il popolo ebraico fa a se stesso durante la fuga dall’Egitto, “Viaggiamo verso il deserto”, e rievoca la tortuosa via intrapresa verso la libertà e verso la Terra Promessa. Fu nel deserto, luogo di tutti perché di nessuno, che il mio popolo ricevette gli insegnamenti del Signore: la Torah. È interessante notare che la parola deserto, in ebraico midbar, ha la stessa radice “d-b-r” che appartiene alla parola dibberot, termine che indica le 10 espressioni raccolte da Mosé nelle Tavole della Legge, espressioni che contengono i principi fondamentali necessari per regolare i rapporti tra uomo e Dio e tra uomo e uomo. Questa comunanza linguistica suggerisce che per comprendere il valore della Parola dobbiamo “fare il deserto nella nostra mente”, annullando i preconcetti che ci limitano nel raggiungimento del senso profondo delle cose e del vero rapporto con il prossimo e con il Signore. Con questa chiave di lettura, l’esortazione diventa programmaticamente il fondamento di un progetto più grande, e il Pastore Mosè diventa guida per tutte le generazioni nella ricerca della Libertà.

L’altro brano che questa occasione mi suggerisce di proporvi è un medley di due canzoni molto famose: Shemà Israel (Ascolta Israele) e Torat Hashem Temimà (La Torah del Signore è integra). https://youtu.be/BlLlBTLX-B8.  Il primo brano è l’incipit di una tra le più famose attestazioni della fede ebraica perché celebra l’unicità del Signore. L’abbiamo unita col secondo brano perché, come il Signore è uno e integro, così la Torah va considerata nella sua integralità e unicità, per cui va osservata in tutti i suoi insegnamenti, capaci di rendere sagge anche le persone più semplici.

Il nome italiano e cristiano della festa è Pentecoste perché cade 50 giorni dopo la festa di Pesach. Mi sembra significativo che nella denominazione derivante dal greco venga messo in evidenza per intero il periodo di tempo che intercorre fra i due eventi (nel calendario cristiano la Pasqua e la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli), mentre la denominazione ebraica rimane fortemente ancorata al concetto di settimane, le sette settimane che segnano un vero e proprio percorso spirituale degli Ebrei liberati verso l’esperienza del Sinai.

La festa di Shavuot è anche detta Zman Matan Toratenu, il tempo del dono della nostra Torah, e cade all’inizio del mese ebraico di Sivan, quando in Terra di Israele giunge a maturazione il grano. Le feste ebraiche, oltre a un carattere spirituale e un senso religioso, hanno infatti un fortissimo legame con le fasi del ciclo agricolo.

Quando esisteva il Santuario, da Pesach fino al giorno precedente Shavuot, si portava un’offerta di una quantità, detta Omer (un’antica unità di misura ebraica), di orzo. La festa di Shavuot interrompeva questa pratica e veniva portata, al posto dell’orzo, un’offerta di frumento. In ricordo di questa pratica rituale, ancora oggi contiamo i giorni che separano Pesach e Shavuot con quella che si chiama Sefirat HaOmer (conteggio dell’Omer). Questo conteggio ha assunto un forte valore in termini cabalistici, perché la parola sefirà rappresenta nella mistica ebraica l’emanazione e le qualità con cui il Signore si presenta nel mondo. Il conteggio dell’Omer diventa quindi l’opportunità di un’analisi quotidiana del modo con cui l’uomo si rapporta con il Signore ed una verifica del percorso di miglioramento che trae spunto dal confronto con Lui e con le sue meravigliose qualità ed emanazioni (sefirot).

Il periodo dell’Omer è caratterizzato, nel 33° giorno, da una grande festa, detta Lag baOmer, in cui si celebra l’ascesa al cielo di uno dei grandi maestri della tradizione ebraica: Rabbi Shimon Bar Yochai. La tradizione vuole che sia lui l’autore dello Zohar, il testo caposaldo della mistica ebraica, e in Israele numerosissimi sono i pellegrinaggi sulla sua tomba, con grandi cerimonie festose e con l’accensione di tanti falò. Si racconta, infatti, che Rabbi Shimon dettò il suo libro dal letto di morte. Verso la fine della giornata, al sopraggiungere dell’imbrunire, il testo non era ancora completo. Allora avvenne un miracolo e la luce del giorno si prolungò, per permettere di ultimare tutta la compilazione. I falò ricordano quindi la luce del miracolo ma anche la luce spirituale che proviene dai suoi insegnamenti.

Un’ultima notazione: tutte le grandi feste del calendario ebraico hanno degli oggetti simbolo a cui sono legate: il pane azzimo a Pesach, le Capanne ed il Lulav a Sukkot, lo Shofar a Capodanno, la Lampada a Chanukka, etc. Shavuot, differentemente dalle altre, non ha un oggetto specifico perché il senso profondo della festa va cercato nella ricezione dei precetti biblici. Comunque, a contraddistinguere questa festa, vige la tradizione, apprezzatissima, di mangiare latticini: formaggi e dolci squisiti (la torta di ricotta e fragole è un must delizioso) bandiscono le tavole festive, per la gioia soprattutto di chi come me è vegetariano. Esistono varie opinioni sul motivo di questa usanza. Mi piace però ricordarne una in particolare: quella per cui il latte rappresenta in qualche modo la Torah. Il latte, infatti, essendo liquido si adatta perfettamente al contesto che lo contiene, così come noi siamo chiamati ad adattarci al contesto che viviamo attraverso gli insegnamenti e l’osservanza dei precetti. Inoltre, il latte è bianco e simboleggia il candore e la purezza con cui dovremmo affrontare lo studio della Torah. Infine, come il latte è alimento essenziale per una crescita sana, così la Torah è indispensabile per crescere spiritualmente e moralmente rendendoci, a D-o piacendo, un po’ migliori.

Chag Shavuot sameach!!!

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