Gli atleti dietro le medaglie

Ottimi risultati per gli azzurri agli Europei degli sport acquatici. Ogni nostro rappresentante, al di là del risultato ottenuto, ha portato con sé dentro l'acqua una propria storia da raccontare
Tania cagnotto e l'argento per i tuffi

Ventitré medaglie complessive (rispettivamente otto ori, tre argenti e dodici bronzi) e terzo posto nel medagliere finale dietro due “colossi sportivi” come Gran Bretagna e Russia. Sono questi i numeri (da record) della nostra squadra di ritorno da Berlino, dove domenica si sono conclusi i campionati europei degli sport acquatici (pallanuoto esclusa), edizione 2014. Numeri da record, dicevamo, raggiunti dopo che negli ultimi sette giorni i nostri rappresentanti di tuffi e nuoto hanno dato spettacolo in piscina, riuscendo a salire spesso sul podio e arricchendo così, in maniera davvero consistente, il bottino di medaglie ottenuto nella prima settimana di gare dagli azzurri e dalle azzurre del nuoto sincronizzato e del nuoto in acque libere.

Certo, non va dimenticato, nei tuffi (disciplina dominata dai cinesi) e nel nuoto (dove a livello mondiale a farla da padrone sono spesso statunitensi e australiani), i campionati europei non esprimono in ogni gara un confronto a trecentosessanta gradi con il meglio del panorama internazionale. Questo, però, non diminuisce la portata dei risultati ottenuti in questi giorni dai nostri ragazzi, che hanno rivaleggiato comunque con atleti fortissimi che, in molti casi, saranno tra i sicuri protagonisti dei prossimi mondiali (in programma a Kazan, in Russia, nel 2015) e delle prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.

Nel nuoto, ad esempio, in mancanza dello “squalo di Baltimora” Michael Phelps, l’atleta più medagliato della storia dei Giochi Olimpici al rientro in questa stagione dopo un anno d’inattività, o in assenza di Katie Ledecky, la fenomenale diciassettenne statunitense che nel fine settimana ha nuovamente ritoccato il primato mondiale dei 400 metri stile libero, a Berlino sono comunque scesi in vasca nuotatori del calibro di Florent Manaudou (tre ori individuali ed uno in staffetta per il francese), o di Adam Peaty (due ori individuali e due in staffetta più un record del mondo per il giovane britannico). O ancora, in campo femminile, nella capitale tedesca hanno dato spettacolo atlete del livello di Sarah Sjoestrom (complessivamente tre ori e quattro argenti per la svedese), di Mireia Belmonte Garcia (cinque medaglie individuali per la spagnola), o di Katinka Hosszu (tre ori, un argento ed un bronzo per l’ungherese).

I nostri nuotatori, al cospetto di questi campioni, hanno davvero ben figurato, riuscendo ad ottenere in molti casi prestazioni tecniche di assoluto livello. Pensiamo in particolare a quanto è riuscito a fare Gregorio Paltrinieri, oro negli 800 e nei 1500 metri stile libero. Il diciannovenne azzurro, ormai, può essere considerato il numero uno del nuoto di casa nostra al pari della “solita” Federica Pellegrini, anch’essa vincitrice a Berlino di due medaglie d’oro nei 200 e nella staffetta 4×200 stile libero. Balzato agli onori delle cronache proprio in occasione degli europei di due anni fa (in quella circostanza dedicò la medaglia d’oro vinta nei 1500 stile libero alle vittime del terremoto della sue terra d’origine, l’Emilia Romagna), Gregorio quest’anno si è ulteriormente migliorato, ed i suoi riscontri cronometrici non sono ormai così distanti da quelli realizzati dagli “extraterrestri” cinesi, nuotatori specializzati proprio nelle distanze lunghe dello stile libero.

Anche nei tuffi le cose per i nostri colori sono andate molto bene, grazie soprattutto all’immensa Tania Cagnotto che durante questi campionati europei ha aggiunto altre tre medaglie alla sua già ricca collezione di successi (con quelli di Berlino siamo complessivamente a 22 podi europei e 7 mondiali!). Alla tuffatrice bolzanina, che insieme a Francesca Dallapè si è laureata per la sesta volta consecutiva campionessa continentale nella prova dei 3 metri sincro, manca ormai solo una medaglia olimpica, quella medaglia che a Londra, nel 2012, le sfuggi per ben due volte per pochissimi centesimi. In quell’occasione furono due quarti posti molto amari, due “medaglie di legno” che le causarono grande sconforto ma che furono accettate con grande compostezza e senza cercare alibi nonostante ci fossero forti dubbi su alcuni giudizi arbitrali.

Paltrinieri, Pellegrini, Cagnotto, Dallapè … ma non solo. Tanti altri ragazzi in questi giorni, sia nel nuoto che nei tuffi, sono riusciti a dare lustro allo sport italiano. Martina Caramignoli, ad esempio, è una ventitreenne nuotatrice reatina. In casa Italia, per la finale dei 1500 stile libero, si puntava di più su Aurora Ponselè, già vincitrice in questi europei della medaglia d’oro nella 10Km in acque libere e che, in qualificazione, aveva fatto meglio di Martina. Ma la Caramignoli, almeno questa volta, aveva un motivo in più per dare il meglio di se stessa. Alla vigilia della gara, infatti, ha appreso della morte della nonna. Così, si è dipinta sul palmo della mano la scritta “Ciao Nonna” ed è scesa in acqua con una determinazione fortissima aggiudicandosi la medaglia di bronzo. «Volevo questa medaglia a tutti i costi – ha raccontato al traguardo –, durante la gara ho pensato a mille cose ma alla fine sono stata ripagata di tanti sacrifici e mia nonna mi ha aiutato tantissimo».

Dietro le medaglie di ciascun atleta, c’è sempre una storia tutta particolare che meriterebbe di essere raccontata.

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