Gli assurdi di Crimp

Affollatissimo luogo di incontro e di sosta, lo spazio post-industriale dell’India a Roma ha ospitato una nuova rassegna di teatro giovane di diverse aree performative: Short Theatre – Prime Visioni. Nel cartellone, tra gli altri, i Motus, Daniele Timpano, Kinkaleri, Antonio Tagliarini, Dreamachine e l’Accademia degli Artefatti col premiato Tre pezzi facili – ballate sul collasso del mondo, del britannico Martin Crimp con la regia di Fabrizio Arcuri. Un’apparente banalità contraddistingue i dialoghi che s’innervano nella caustica trilogia. Un linguaggio tra Beckett e Ionesco, usato come metafora di ossessioni e svuotamenti di senso del nostro quotidiano. Nel primo, Meno emergenze, tre uomini dalla differente emotività discutono, a partire dalla domanda Come vanno le cose?, su come tutto nel mondo stia migliorando. La forma scenica disegna con ironia e finta leggerezza una distillata e cinica conversazione fatta di strambe affermazioni, silenzi, accenni, e ripetizioni. Che svelano frustrazioni, superficialità e indifferenze. In Consigli alle donne irachene, un grottesco e sinistro dottore, attingendo ai modelli viziati delle madri occidentali, suggerisce a quelle orientali – che vivono ben altre diffi- coltà -, tutti gli accorgimenti da usare in casa per tenere al sicuro i bambini e per farli crescere bene. Con una terminologia di guerra avverte che, oggetti, giocattoli, mobili costituiscono un potenziale pericolo. Ma per fortuna c’è lui, pronto ad intervenire se chiamato. Faccia al muro, infine, nel raccontare la folle sparatoria a sangue freddo in una scuola da parte di tre killer, innesca dei meccanismi teatrali tra messinscena e realtà. Per finire con una canzone corale dopo che uno dei tre, interrotto da domande e indicazioni fuorvianti circa il movente, infuriato non riesce a concludere il racconto su una catena di delitti da lui perpetrata. Tutta la violenza della nostra quotidianità si concentra in queste folgoranti piéce con effetti di devastante comicità: quella che può far riflettere. Un gioco di artifici linguistici che i tre interpreti, Matteo Angius, Fabrizio Croci, Pieraldo Girotto, fanno esplodere con calibrato dosaggio.

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