Gli ammazza-dragoni

Gli anni dell’adolescenza sono generalmente considerati un periodo di sviluppo in cui i giovani corrono il rischio di diventare in qualche modo introversi fino al punto di trovare la propria identità nel loro stesso mondo, spesso caotico. Peer pressure, la pressione dei coetanei, è quella parola-vespaio spesso usata da adulti per spiegare le scelte e i comportamenti che gli adolescenti adottano per crearsi il loro spazio nella folla. Come conseguenza, è facile cadere nella tentazione di non credere alla loro capacità di donare sé stessi agli altri, di portare cambiamenti nella società, e di dare un valido contributo al mondo attorno a loro. Questo non è il caso dei “Dragon Slayers”, un gruppo molto speciale di ragazze che vivono ad Aniak, in Alaska. Le nostre conversazioni sono state spontanee, entusiastiche e sincere. Avevo sentito parlare di loro da un amico. Una squadra di soccorso composta interamente da ragazze adolescenti, che prestano il loro servizio volontario di pompieri e paramedici in una piccola comunità circondata da terre desolate e selvagge e da montagne di neve, si prestava sicuramente come soggetto per una storia interessante. Cercando su Internet, avevo scoperto che il gruppo aveva vinto nel 2002 il premio “Salvataggi e prevenzione infortuni” (Lifesavers and Prevention Award) attribuito dalla Fondazione “Spirito di Gioventù” a giovani dell’Alaska che offrono un contributo positivo alle loro comunità. Lo scorso dicembre, inoltre, il gruppo aveva vinto il premio “Veri eroi” promosso dalla rivista nazionale Usa People. Così avevo deciso di mettermi in contatto con loro. Pete Brown, capo del Dipartimento dei vigili del fuoco volontari di Aniak, non era sorpreso dalla mia telefonata, e così mi ha spiegato come la squadra fu creata nel 1993 per aiutare i pompieri adulti a far fronte alla mancanza di reclute, soprattutto durante il giorno, quando gli uomini sono ai loro rispettivi lavori. All’inizio il gruppo dei Dragon Slayers era composto principalmente da ragazzi, ora invece sostituiti quasi del tutto da ragazze che “si sentono altrettanto capaci di rispondere alle chiamate di emergenza”. Queste ragazze vivono come tutti gli studenti, con una sola eccezione: devono sempre avere con sé il voice pager (una specie di cellulare) acceso tutto il tempo. Devono infatti essere pronte a rispondere immediatamente alle chiamate di emergenza per offrire assistenza medica ai 3000 abitanti dei vicini quattordici villaggi, composti principalmente da eskimesi Yukip e da indiani Athabasca. Logicamente i loro insegnanti sono a conoscenza della priorità da dare a queste emergenze. L’anno scorso i Dragon Slayers hanno risposto a oltre 450 chiamate che andavano da adolescenti che cercavano di suicidarsi ad anziani con attacchi al cuore. La loro immediata risposta ha salvato la vita di sopravvissuti di piccoli aerei precipitati o di autisti di snowmobiles (macchine della neve) incorsi in incidenti. Per raggiungere gli infortunati, la squadra di soccorso spesso deve correre su fiumi ghiacciati con snowmobiles e jeep (4 wheel-drive vehicles), la loro specie di ambulanza. Per essere ben preparate a soddisfare alle varie richieste, le ragazze devono sottostare ad un rigoroso programma di addestramento, mantenere alti voti a scuola ed essere sempre sobrie, sia per quanto riguarda alcol che droghe. Alla conclusione delle 200 ore di addestramento medico e pompieristico, passano dal grado di “Lizard Killers” (ammazzalucertole) a “Dragon Slayers” (ammazza- dragoni). Questa scuola non è certo un programma ricreativo doposcuola, ma il capo Brown la rende entusiasmante ed eccitante con giochi, gare e competizioni. E c’è sempre il momento per scambiarsi quattro chiacchiere e godersi insieme una coca cola. Come una di loro dice, “far parte dei Dragon Slayers è come far parte di una famiglia”. Oltre ad insegnare alle ragazze preziose tecniche di salvataggio, Pete Brown sente che il suo corso infonde in loro fiducia nelle proprie capacità. La regione, infatti, ha un’alta percentuale di alcolismo e gravidanza giovanile, ma i Dragon Slayers sono troppo occupati per cadere in quelle trappole sociali. Erica Kameroff, 17 anni, era stata incoraggiata da cugini e amici a far parte della squadra e non riesce a nascondere l’entusiasmo per la scelta fatta. “È meraviglioso! Oltre a imparare a soccorrere gli altri, mi tiene lontana da pericoli e problemi. Lavoriamo insieme e alla fine di un salvataggio possiamo dire con soddisfazione: Oggi abbiamo aiutato qualcuno!” Amber Vaska, di 14 anni, si è unita al gruppo dopo che i Dragon Slayer avevano soccorso sua madre. “Ho pensato che era una cosa cool (alla moda, n.d.r.), e così ho deciso anch’io di aiutare la gente”. Jasmine Simeon, la più giovane del gruppo, è una coraggiosa tredicenne appena promossa dai Lizard Killers. È evidente il suo entusiasmo per la nuova responsabilità. “Per me la cosa più bella di tutto è che imparo a lavorare a squadra”, fa notare. E tutte sono ben coscienti che il loro impegno è molto più serio che giocare a pallavolo, per esempio. “La vita di qualcuno dipende da quanto tu riesci a seguire insieme agli altri le direttive”, ammette Jasmine. Ha grandi ideali in mente per sé, e vuole usare questa esperienza per la sua futura carriera di pediatra. Falina Morris, ora diciottenne, si sta trasferendo ad un college in Fairbanks. Ha fatto parte della squadra di soccorso da quando aveva 12 anni, incoraggiata a suo tempo dalla sua migliore amica che ne faceva parte. “Ero timidissima a quel tempo – dice -, ma mi piacciono le sfide “. La gratitudine ricevuta da tutte le persone assistite negli ultimi sei anni l’ha sempre incoraggiata ad andare avanti. La tessera per appartenere ai Dragon Slayer comporta impegno e tempo a disposizione, ma tutte queste ragazze sono d’accordo a dire che val la pena qualsiasi sacrificio che devono fare. La comunità dei loro villaggi è sicuramente limitata e isolata, ma, come Brown fa notare, grazie a questa esperienza “queste ragazze non hanno paura di affrontare il mondo fuori, quando superano le scuole superiori. Molte ex-Dragon Slayers stanno ora studiando corsi di medicina in università, e tre sono iscritte a corsi paramedici. Una è diventata assistente di laboratorio ed ora guida il camion dei pompieri e usa la pompa più grande. “Ultimamente – continua -, anche dei ragazzi si stanno accorgendo della grande opportunità che si lasciano scappare se non entrano a far parte della squadra di soccorso, e due sono ora in addestramento”. Come pensare che i giovani si stanno tutti perdendo e sono superficiali? La conversazione con i Dragon Slayers mi lascia la convinzione che sono più forti, più pieni di iniziative e più generosi che mai.

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