Giovanni Paolo II Un anno dopo

Si continua a parlare di lui, si aggiornano biografie, se ne compilano di nuove, si scandaglia ancora e ancora la sua vita con lo stupore e la venerazione di chi, col passare del tempo, acquista sempre maggior coscienza di quale sorte sia toccata alla nostra generazione che è stata testimone della vita di un così grande uomo. A un anno dalla morte la figura di Giovanni Paolo II è più che mai presente nella nostra mente e nei nostri cuori. Abbiamo visto attorno a lui virare la storia come per un giro di boa; mutare gli assetti geopolitici del pianeta. Il suo magistero è stato ricco di gesti profetici e di risultati concreti che hanno inciso profondamente anche in campo culturale e sociale, oltre che in quello spirituale ed ecclesiale. È stato l’uomo del dialogo che ha fatto segnare tappe importanti al cammino ecumenico delle Chiese cristiane e all’incontro fra i fedeli delle grandi religioni. Ha assolto alla consegna affidatagli il giorno della sua elezione al soglio pontificio di traghettare la Chiesa nel Terzo millennio, e lo ha fatto con la veemenza di un profeta: «Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo (…), aprite i confini degli Stati, aprite i sistemi economici, i sistemi politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo, non abbiate paura!» e ha avuto ragione. Basti pensare al suo invito rivolto all’Europa a «respirare con due polmoni»: pura utopia quando ne parlò; miracolo realizzato nel breve volgere del tempo. Pellegrino instancabile sulle strade del mondo, ha abbracciato il pianeta e le sue miserie rendendo evidente l’unicità della famiglia umana e le responsabilità che gravano su tutti e su ciascuno quanto all’interdipendenza che relaziona l’intero genere umano. Ci ha persuasi a riconoscere Dio nell’uomo. Ma non è stato tutto ciò come una visione che affascina ed esalta soltanto. Egli è entrato nei nostri cuori e ci ha cambiati. E ciò è avvenuto grazie alla sua eroica accettazione del dolore. In definitiva alla sua santità. È questo l’aspetto della vita di Giovanni Paolo II che più viene in risalto nelle riflessioni che questo primo anniversario ci ha riproposto. La memoria di molti episodi della sua vita che abbiamo conosciuti; e poi, determinante, la testimonianza delle ultime fasi, le più dolorose del suo calvario. Non brevi istanti, ma anni segnati dal male, costretto dalla fortissima disciplina che si imponeva, a portare il peso della sua missione giorno per giorno, abbracciato alla croce, fino alla fine. Il suo volto fatto maschera di dolore. La sua voce divenuta un rantolo. Fino alle ultime ore quando, affacciato a quella finestra, la voce gli era mancata del tutto. Lo avevano capito i giovani presenti sempre in gran numero ad ogni appuntamento con lui. Lo avevano capito uomini e donne di ogni età accorsi a comporre intorno al suo capezzale e poi al suo feretro, la più imponente e suggestiva veglia che si sia vista mai. Si calcola abbiano sfilato per le strade di Roma fino a San Pietro, cinque milioni di persone affluite da ogni angolo del pianeta. A cominciare dai grandi della Terra fino ai più piccoli e umili per ricambiare il suo amore di predilezione; e ad esplodere in quel grido: «Santo subito» che si può dire abbia costretto ad avviare tempestivamente il percorso verso la beatificazione.

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