Genova ricorda le vittime del ponte Morandi

Ad un mese dal crollo del viadotto, il capoluogo ligure si è fermato per ricordare le 43 vittime di una tragedia che resta inaccettabile. Il grazie dei genovesi ai soccorritori, gli impegni dei politici, la solidarietà concreta della gente.

Ieri Genova ha vissuto una giornata particolarmente intensa ad un mese esatto dal crollo del ponte Morandi. Alle 11,36 del mattino, all’ora del crollo del viadotto, le sirene delle navi nel porto e le campane delle chiese hanno suonato e la città intera si è fermata per un minuto di silenzio: uffici, negozi, e qualsiasi altra attività, compresi i mezzi pubblici e semplici cittadini hanno voluto ricordare quel tragico momento del 14 agosto.

Genova la Superba, l’orgogliosa, la città che si piega ma non si spezza. Che sa rialzarsi perché i suoi abitanti sono così, testardi, e tenaci, forti e orgogliosi. Ebbene ieri questa città, e i suoi abitanti, hanno mostrato tutta l’umanità, tutto il lato bello, positivo, più vero.

Genova ferita, spaccata in due, divisa, s’è mostrata unita, salda nella solidarietà, grande nel suo cuore. Genova commossa con i lacrimoni agli occhi e il groppo in gola, quando alle 18 del pomeriggio in piazza De Ferrari, gremita di oltre 20mila persone, ha celebrato l’evento commemorativo “Genova nel cuore”.

Dal palco, Tullio Solenghi ha letto l’elenco delle vittime, poi è stata chiamata una rappresentanza dei vigili del fuoco che hanno svolto un lavoro straordinario ininterrottamente, dal momento del crollo fino a parecchi giorni dopo, delle forze di polizia e dei volontari. Lunghi applausi hanno sottolineato il grazie ad ognuno dei reparti.  Poi è toccata, al sindaco che ha assicurato: «Genova tornerà una grandissima città, fino a ora ha dimostrato incredibili forza e coraggio, solidarietà e capacità di lavorare insieme, così come le istituzioni hanno saputo lavorare per un obbiettivo comune. C’è ancora tanto lavoro da fare, vogliamo farlo velocemente e ritornare sul ponte a ottobre o novembre del prossimo anno».

genovaGli ha fatto eco il governatore della Liguria Toti: «Io ve lo giuro e voi lo giurate con me. Genova riavrà il suo ponte, costi quello che costi, perché è il simbolo di una città, di una Regione e di un Paese che guardano al futuro con coraggio. Lo meritano le 43 vittime, lo meritano le centinaia di migliaia di genovesi che ci credono. Ricostruiremo un ponte bellissimo e ci passeremo sopra insieme perché sarà un risultato di tutti».

Ha concluso la commemorazione il premier Giuseppe Conte, che ha promesso una rapida soluzione sulla nomina del Commissario per la ricostruzione di ponte Morandi, e ha illustrato a grandi linee il decreto Genova, nel quale sono state scritte misure idonee a ristabilire normali condizioni di vita per tutte le persone coinvolte in questa tragedia, nonché gli interventi per accelerare tutte le procedure per la ricostruzione, per gli sfollati, per le imprese.

E riguardo alla ricostruzione del ponte Conte ha precisato: «Lo faremo a spese di Autostrade, con questo decreto, ma la procedura per la decadenza della concessione rimane in piedi e si completerà».

Era straordinaria ieri sera piazza De Ferrari gremita di giovani e anziani, operai e professionisti, casalinghe e pensionati e ognuno sembrava  unito all’altro da un legame straordinario di solidarietà tangibile. Qui ci sono tutti quei cittadini che nei giorni del disastro si sono prodigati a mettere a disposizione alloggi per gli sfollati, a offrire ore di lavoro nei punti di maggior richiesta, a portare viveri a chi scavava tra le macerie. Gente bella, vera. Persone tutte d’un pezzo abituate a donarsi. A lavorare col badile quando le alluvioni portavano fango e detriti nelle strade e nelle piazze eleganti della città, e poi a tornare al loro posto, perché non avevano fatto niente di straordinario. Ma semplicemente il loro dovere. Perché così sono i veri genovesi. Ancora una volta li osservo stupito, mentre lasciano la Piazza per tornare nelle loro case.

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