Genova: la Centrale del latte chiude

Duro confronto tra la multinazionale Lactalis, decisa a chiudere, e comune e forze sindacali, schierati in difesa della produzione e dei posti di lavoro
Centrale del latte di Genova

È un’altra mazzata sulla già precaria economia ligure. La Centrale del Latte chiuderà entro il 31 agosto: è stato ufficializzato dal rappresentante francese di Lactalis e da quello della Parmalat nell’incontro dei giorni scorsi con il presidente della regione Liguria, Burlando, e con l’assessore Vesco. Per il direttore delle risorse umane di Parmalat, Beraldo, e il direttore del personale di Lactalis Italia, Farina, «non esistono margini di trattativa». 

Per i 63 dipendenti della Centrale è previsto un piano di uscita definito «morbido», che prevede la ricollocazione di molti lavoratori in diverse altre sedi fuori Genova, mentre alcuni impiegati amministrativi resterebbero nel capoluogo ligure, utilizzati nel futuro centro di distribuzione del latte nell’area di Bolzaneto. Il braccio di ferro era in corso da tempo e ora ha raggiunto l'apice. Regione, comune e forze sindacali hanno trattato fino all’ultimo per evitare che i 63 dipendenti diretti e i circa 150 indiretti, tra produttori, cooperative di raccolta latte e appalti, vedessero la chiusura della Centrale di Fegino. Ma la “sentenza definitiva” è arrivata e nella sede della regione c'è stato un confronto duro tra una parte della città, interamente schierata a difesa del suo presidio storico e produttivo, e la multinazionale Lactalis che ne detiene, al momento, muri e impianti. La volontà di mantenere attivo lo stabilimento genovese era contenuta nel piano industriale presentato nelle scorse settimane, ma non è stato preso in considerazione e la Lactis è decisa a chiudere.

Per di più la multinazionale non intende, a quanto è dato apprendere, privarsi delle attività produttive e vendere alla concorrenza. Davanti a questa drammatica situazione l’assessore regionale Vesco chiama i genovesi a un tentativo estremo: «Chiediamo ai francesi un ultimo ripensamento. Devono tenere in conto tutte le motivazioni, economiche, sociali e occupazionali che sono state presentate. Se l’azienda mantiene questa rigidità io non esiterei a chiedere ai genovesi il boicottaggio del marchio Oro, e alle aziende della grande distribuzione ligure di sostenere la nostra lotta togliendo quei prodotti dai loro banchi».

E dal comune di Genova fanno sapere ai francesi che non cambieranno la destinazione d’uso dell’area mandando un preciso messaggio alla multinazionale: «Non si illudano di farci appartamenti e supermercati». Una fermezza, questa sul punto urbanistico, che secondo alcuni politici dovrebbe portare l’azienda d’0ltralpe a un ripensamento. Va ricordato inoltre che l’edificio della Centrale del latte è legato alla Sovrintendenza delle belle arti, perché in produzione dal 1935, assicurando la produzione di latte durante tutta la Seconda guerra mondiale.

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