Genova, città ferita

Mentre continua senza sosta il lavoro per recuperare i dispersi, la città cerca di affrontare le terribili conseguenze del crollo del ponte Morandi. Rabbia, dolore ed anche speranza e solidarietà

Arrivo a Genova dal ponente a inizio della sera. Il cielo è terso, bellissimo e la pioggia di ieri mattina sembra abbia lucidato ogni casa. Ogni edificio, ogni albero. Esco al casello di Genova aeroporto, dove l’autostrada  s’interrompe, c’è subito la galleria e poi il curvone che immette sul viadotto crollato. Seguo l’Aurelia, la strada statale che corre accanto al mare il direzione levante. Poche centinaia di metri e sono sul ponte del Polcevera. Volgo lo sguardo alla mia sinistra e i pilastri e le sagome di quel che resta del ponte crollato è là poco lontano. Con sotto l’enorme ammasso di lamiere, di ferri e cemento. Di carcasse di auto che sbucano deformi dal quel cumulo spaventoso. Vigili del Fuoco, uomini della Protezione Civile, delle  Forze dell’ordine sono là, ancora, non hanno smesso nemmeno un secondo. Ci sono ancora persone schiacciate, uomini e donne che non rispondono più. Ma i loro corpi sono sepolti e si scava, si continuerà poi con le fotocellule: la notte potrebbe restituire altri cadaveri. L’acqua del Polcevera è sporca e trascina quel che può nel mare vicino. I gabbiani volano bassi in cerca di pesci da catturare col loro becco predatore, poi si alzano lanciando i loro strilli.

Genova la città ferita, urla il suo dolore. L’urlo della città che sa di rabbia, di impotenza, di dolore. La città ferita è ancora attonita, senza forze, senza parole. Ma non senza speranza. Le indagini puntano in tante direzioni, ma ci vorranno giorni, più probabile mesi, per arrivare a comprendere bene la dinamica di quanto è accaduto, e la magistratura lavora su più fronti. Intanto sui social scorrono messaggi di speranza per una ripresa non troppo lunga. Qualcuno ha scritto: «Insiste inutilmente il cielo sulla nostra città, che da acqua fango macerie e bombe, ne è sempre uscita. E allora che cominci, Genova. Domani sarai ancor più bella». Intanto ieri in città col capo del Governo sono arrivati i vice premier, Di Maio e Salvini, e il ministro delle Infrastrutture Toninelli, si parla della revoca delle concessioni ad Autostrade, che tra l’altro rischia multe fino a 150 milioni di euro. «Avvieremo la procedura per la revoca senza attendere le risultanze in sede penale», annuncia Conte. Toninelli e Di Maio, hanno chiesto le dimissioni dei vertici della società, e Salvini ha aggiunto: «I responsabili hanno un nome e cognome e sono Autostrade per l’Italia. Se non sono capaci di gestire le nostre autostrade, lo farà lo Stato». Dalla società Autostrade fanno sapere che il viadotto «era monitorato dalla Direzione di Tronco di Genova con cadenza trimestrale secondo le prescrizioni di legge e con verifiche aggiuntive mediante apparecchiature altamente specialistiche», anche attraverso «società ed istituti leader al mondo in testing ed ispezioni»: l’esito ha sempre fornito «adeguate rassicurazioni».

Si è saputo sempre ieri in giornata che «Autostrade per l’Italia sta lavorando alacremente alla definizione del progetto di ricostruzione del viadotto, che completerebbe in cinque mesi dalla piena disponibilità delle aree». Lo si legge in una nota della società, che fa sapere che «continuerà a collaborare con le istituzioni locali per ridurre il più possibile i disagi causati dal crollo». In relazione all’annuncio dell’avvio della procedura di revoca della concessione. «Il ponte – fanno sapere dal comando generale dei Vigili del Fuoco – è monitorato costantemente perché, come evidente da sabato, ci sono rischi di altri crolli». Proprio per questo motivo sono state evacuate le abitazioni nei pressi e letteralmente sotto la parte dei piloni che è rimasta in piedi: il viadotto infatti insisteva nelle sue strutture portanti anche su una zona urbanizzata quasi idealmente poggiando su caseggiati e cortili.

Il numero degli sfollati intanto è salito a 632 e le loro case, ha precisato il sindaco Bucci, saranno demolite. Gli follati sono stati sistemati in palestre e strutture del Comune oltre che in alloggi privati, e in quelli messi a disposizione della chiesa. La grande macchina della solidarietà ancora una volta si sta esprimendo in tutta la sua bellezza. Arrivano aiuti sotto ogni forma e tutto viene immediatamente distribuito. «Genova ne uscirà consolidata nel suo spirito di solidarietà che fa parte del suo animo e per quell’aiuto concreto di cui ha sempre dato prova al suo interno e anche oltre se stessa», ha detto il card. Angelo Bagnasco. Un pensiero «alla tragedia avvenuta ieri a Genova, che ha provocato vittime e smarrimento nella popolazione», è stato rivolto dal Papa alle vittime «Mentre affido alla misericordia di Dio le persone che hanno perso la vita, esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari, ai feriti, agli sfollati e a tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento».

I funerali delle vittime, si svolgeranno sabato 18 alle ore 11 saranno funerali di Stato. La funzione si terrà alla Fiera di Genova e saranno celebrati dall’arcivescovo di Genova, Bagnasco. Potrebbe parteciparvi anche il presidente della Repubblica Mattarella. Attualmente sono confermate 39 vittime, ma sarebbero ancora decine i dispersi sotto le macerie. L’urlo di dolore di tutta la città, di tutti i suoi abitanti, è anche un urlo di speranza. Non si spezzi la solidarietà, non si rompa la speranza. Genova vuole e deve riprendersi il prima possibile. È quello che chiedono e credono tutti qui.

 

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